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Se fossi un americano, non saprei veramente cosa votare.
Vediamo la politica estera. Anzitutto è sempre difficile capire veramente cosa i due candidati vogliano fare. E' successo più volte nella storia che presidenti presentatisi all'elettorato come isolazionisti, come Wilson, siano poi divenuti interventisti e viceversa.Già questo la dice lunga sull'affidabilità di una politica in cui sembra che a comandare sia uno solo, mentre invece vi sono dietro di lui lobbies potentissime dal volto coperto, sconosciute al grande pubblico. “Sono il presidente degli Usa, si dice abbia detto Ronald Regan, ma ogni mattina ricevo ordini”. Le elezioni americane richiedono tonnellate di dollari, cifre infinite: nessuno può affrontarle se non ha dietro grandi poteri economici, I quali, dal canto loro, sono abili a finanziare a destra e a sinistra, giocando su più tavoli. A prima vista Obama sembrerebbe più portato ad una politica multilaterale, che tenga conto dell'Europa e delle potenze emergenti. Ma non è detto che il suo pensiero sul rapporto con la Russia sia così “moderato” come la sua posizione, ad esempio, sulla guerra in Iraq. Proprio per dimostrarsi deciso, anche in politica estera, Obama ha scelto un vice, Biden, di origini irlandesi, che ha appoggiato la guerra in Iraq e che ha grande esperienza nel campo. Inoltre i poteri che si muovono dietro ad Obama, a cominciare da Brezinskj, non sono affatto teneri con Putin, e sembrano, a tratti, dispostissimi ad una sorta di nuova guerra fredda. Quanto a McCain, la sua posizione in politica estera è più netta: ad una domanda sull'Iran, ha risposto solo “bomb, bomb, Iran”, dimostrando, a mio modo di vedere, di non essere propriamente un genio della diplomazia e della logica; sulla Russia si è schierato apertamente con la Georgia, assumendo una posizione molto forzata, eccessiva, manichea, retorica e poco realistica. Quando parla di mondo islamico e di Medio Oriente, confonde sunniti e sciiti, dimostrando di non sapere nulla, non solo dal punto di vista religioso, ma soprattutto geopolitico, nonostante cerchi di accreditarsi come il più esperto.
In un recente passato l'ignoranza della storia è la prima responsabile delle sconfitte Usa nel mondo. Si dice che l'ex ministro della Difesa, Rumsfeld, dinanzi agli storici ed esperti del Medio Oriente che gli illustravano la introcata condizione del Medio Oriente, il ministro abbia risposto: “ Voi scrivete la storia, io la faccio”. Si è visto come è andata... Quanto alle tematiche etiche che interessano molto il mondo religioso americano, evangelici da un lato e cattolici, meno, dall'altro, la situazione è veramente intricata. In passato i cattolici votavano democratico. Poi si sono avvicinati a Bush, soprattutto a causa delle tematiche legate alla bioetica. Ma è innegabile che siano rimasti delusi: molte promesse, belle idee, pochi fatti.
Anche per questo in questi mesi Obama ha fatto di tutto per avvicinarsi ai pro life, promettendo non di cambiare posizione, rimane favorevole all'aborto, ma di impegnarsi quantomeno a ridurre il ricorso all'aborto aiutando le famiglie. Una posizione interessante: gli altri vi hanno promesso tanto, e dato poco; io prometto meno, ma cose più concrete. Anche se l'intellighenzia democratica in generale è terribilmente nichilista e relativista, gode della disgregazione sociale e familiare, considerandola una conquista di civiltà.. Il segnale sembrava andasse a buon fine, e potesse cioè spostare ai democratici molti voti cattolici ed evangelici. Poi è intervenuto un duplice fatto: Biden, scelto da Obama come vice, è cattolico, ma abortista, mentre la Palin, che Mc Cain- in verità su consiglio di Karl Rove, già stratega di Bush, perchè lui forse avrebbe preferito un uomo pro choice-, ho proposto come sua vice, è una convinta e stimabile pro life.
Ciò, però, non vuole dire molto: McCain infatti si è distinto, in passato, per aver definito ingiuriosamente gli evangelici che avevano appoggiato Bush; si è schierato a favore della ricerca con le staminali embrionali; ha votato contro un emendamento che avrebbe messo fuori legge il matrimonio omosessuale; ha espresso la sua avversione al giudice pro life Samuel Alito. Allora perchè ha scelto la Palin? Non certo per convinzione. Sembra, fondamentalmente, per motivi elettorali, su suggerimento dei suoi spin doctor: mandare all'aria tutti i tentativi di Obama di prendersi un po' di voti pro life, ridando entusiasmo alla base repubblicana, assai fredda verso un uomo molto liberal, in passato amato proprio dai democratici, e non certo famoso per i suoi ideali religiosi (benchè il povero Dio sia tirato per la giacchetta a destra e a sinistra, in un modo che urta, specie in campagna elettorale: “Non nominare il nome di Dio invano” è, ancora, il II comandamento).
Ma la Palin quanto conterà davvero? Servirà solo a ridare un po' di smalto al vecchio McCain? Osservatori molto seri dicono che sino alla votazione finale, la Palin, sarà utile: è una donna, è bravina, fa effetto novità... Ma poi, nel governo, Sarah non avrà quasi peso: non conta granchè, viene dall'Alaska, che non è propriamente il cuore dell'Impero, e non ha certo un potere consolidato alle spalle. E poi fare il vice può voler dire tanto, come nulla...A questo si aggiunga che il suo discorso con cui si è presentato alla Convention non era neppure suo: lo aveva scritto Matt Scully, ex speech writer di Bush, per un vice uomo (infatti poi è stato adattato alla Palin, a cui è piaciuto molto) Una considerazione finale: se in America c'è il rischio che le tematiche etiche siano utilizzate per scopi politici, questo chiaramente può avvenire anche da noi, ma molto meno: in Italia infatti tutti i media e i grandi giornali sono su posizioni più o meno abortiste, e il movimento pro life italiano non è neppure paragonabile, per estensione e forza, a quello americano. Il politico pro life italiano, quando è sincero e deciso, è uno che ama buscarle, da tutti: nessuno gli fa apertamente la corte. A meno che non sia come Pierferdinando Casini: che si limita a parlare, ogni tanto, ma tutti sanno che è innocuo... e non lo disturbano, come lui non disturba loro (anche se ciò non toglie che nell'Udc vi siano sinceri e valorosi pro life come Luca Volontè).Insomma, se fossi americano starei a casa. Siccome non lo sono (ho solo qualche zio, in America, ma di questi tempi non serve più un gran che), ci starò per forza.