Gli scettici rimangano pure con le loro perplessità, ma nessuno può negare l’operosità dell’attuale governo, capace, in pochi mesi, di tener fede a molti impegni contratti col proprio elettorato: l’abolizione dell’Ici, la detassazione degli straordinari e la pulizia di Napoli sono solo alcuni tra i molti traguardi tagliati. Risultati un po’ migliori – spero lo si riconosca – di quelli conseguiti dal sempre agonizzante governo Prodi, autore di un risanamento fantasma, di cui proprio nessuno sembra essersi accorto.
Ma torniamo a noi. Mentre il governo Berlusconi procede nel proprio percorso di riforme, Veltroni che fa? Il leader del partito democratico sembra spaesato, senza bussole e riferimenti, per giunta attorniato da colleghi, da Parisi a D’Alema, pronti a fargli la pelle al primo incidente di percorso.
A ben vedere, però, non è tanto Veltroni il punto, quanto la crisi d’identità, vera patologia dell’attuale sinistra italiana, incapace com’è di darsi un progetto, una missione anche piccola, una ragion d’essere. L’idea di creare un governo-ombra, in realtà nasconde un vuoto di idee senza precedenti. E in attesa di una resurrezione, eventuale quanto incerta, della sinistra massimalista, ora esiliata dal Parlamento, la sinistra vagabonda, sospinta ora dal carisma tiepido di Veltroni, ora dal populismo giacobino di Di Pietro.
E’ una sinistra che sopravvive, questa. Una sinistra che in parte ancora patisce la cocente delusione del governo Prodi, e che stenta a ripartire. Il Partito Democratico, nato come la Terra Promessa tanto sospirata, si sta rivelando per quello che è: un contenitore, anche carino, ma vuoto; l’attempata parodia di quello che fu Forza Italia. Con la differenza che Forza Italia, benché raccolga ex socialisti, vecchi democristiani e liberali, a suo tempo fu qualcosa di realmente innovativo, rivoluzionario quasi.
Al contrario, fatichiamo a riconoscere, nel Partito Democratico, un corpo ideologico che non sia dichiaratamente ambiguo. La stessa pretesa di far convivere laici e cattolici, davanti alle sfide della bioetica, non regge.
Come può sperare, Veltroni, di guidare un partito dagli elementi così eterogenei senza naufragare?
Tanto più se si considera, come dicevamo all’inizio, che Berlusconi ora fa sul serio, sapendo di avere la maggioranza degli italiani con lui, per la sinistra si mette davvero male. Se le sparate della premiata ditta Santoro-Travaglio rimangono l’unico vero antidolorifico davanti alla crescita di consensi di Berlusconi, sta finendo un’epoca.
E non esagera chi prevede, per i prossimi anni, un tramonto inesorabile di questa sinistra. Da parte sua, Di Pietro non ha carisma e numeri per cambiare lo stato di cose presente.
L’unica via d’uscita a questo stallo sarebbe decapitare, politicamente parlando, l’attuale dirigenza del Partito Democratico, ancorché non anzianissima, e sperare in un miracolo, in nuove menti e nuove idee. Nel frattempo, personalità serie come Bersani, Letta e Fioroni potrebbero traghettare la sinistra verso una nuova stagione, questa volta per davvero. Ma l’operazione di rinnovamento, se la sinistra ha a cuore il proprio destino, deve iniziare. Da subito.
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