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Don Paul Renner insegna al papa cosa deve fare.
Di Rassegna Stampa - 04/08/2008 - Religione - 3120 visite - 0 commenti

Abbiamo visto che don Paul Renner ama dialogare con le società segrete e tesserne gli elogi. Ma giustamente, essendo un prete, è assai più critico verso il suo papa e verso le regole della Chiesa cui appartiene. Con linguaggio un po' curiale, al fondo offensivo, ma con fare "pretesco", fingendo una deferenza che a leggere bene non esiste, ha scritto ieri questa lettera al papa, che era nella sua città, a Bressanone, per dettargli l'agenda e fargli le pulci. Che certe frequentazioni facciano maluccio?

Tutto il cerimoniale pontificio esige infatti il rispetto di una rigorosa etichetta, che non prevede un linguaggio troppo schietto né da parte del Vicario di Cristo né nei suoi confronti. In tale linea si muoveranno anche le domande che alcuni (ma quali?) preti della Diocesi potranno rivolgere al Papa nell'incontro previsto per mercoledì nel Duomo di Bressanone, dopo debita verifica da parte della Curia vescovile.

Esprimo qui allora alcuni degli interrogativi che avrei volentieri liberamente posto a Benedetto XVI, senza alcuna intenzione critica o polemica, ma proprio per apprendere le motivazioni profonde di alcune sue teorie od opzioni riguardo a temi che - probabilmente - nel suddetto incontro non verranno trattati. Negli anni '70 il giovane teologo affermava che la Chiesa del futuro avrebbe dovuto continuare a prevedere preti celibi e con studi accademici come coordinatori della pastorale, pur ordinando come preti per le parrocchie degli uomini sposati e di provata levatura cristiana (i viri probati). Come mai ora che ne ha l'autorità il Papa non avvia tale riforma? Quali sono i motivi che gli hanno fatto cambiare opinione?

Nell'ambito liturgico Benedetto XVI ha riscoperto la Messa latina con le spalle al popolo. Ritiene davvero che questa sia una opzione che aiuta la Chiesa a camminare verso il futuro? Non si tratta di una concessione a circoli e gruppi della destra religiosa?

Veniamo ai giovani. A prescindere dalla full immersion goduta in Australia alla Giornata mondiale della gioventù, ci si rende conto che stiamo perdendo i giovani, che come Chiesa non siamo più attrattivi né capaci di fornire un efficace orientamento valoriale? Non sarebbe l'ora di fare qualche salto in avanti significativo anziché i soliti piccoli passi, di operare qualche scelta pastorale coraggiosa anziché misure di ordine quasi solo conservativo? Intere categorie di persone (divorziati risposati, omosessuali, conviventi, cristiani che hanno problemi con la gerarchia) si sentono al margine della comunità ecclesiale. Non è forse vero che nei loro confronti si tollera un atteggiamento fattuale che sfiora la ghettizzazione e la discriminazione?

In campo ecumenico si sa che basterebbero alcune concessioni di ordine giuridico per recuperare una profonda sintonia con il mondo ortodosso. Perché non si fanno passi di verità e umiltà quali quelli compiuti da Paolo VI nei confronti del Patriarca Atenagora? Nei confronti delle altre religioni, si può davvero sollevare il dubbio (che troviamo nel libro del Papa su Gesù di Nazareth) se sia gradito a Dio chi gli offre sacrifici animali o gli innalza altri riti che non rientrano nella nostra tradizione e linguaggio, quasi che questi fossero unici ed esclusivi per ottenere la salvezza? Lo stesso Ratzinger alcuni anni or sono affermava nel libro «Sale della terra» che le vie che conducono a Dio sono tante quanti gli uomini. Infine in merito al rapporto con l'Islam. A circa cento metri dalla residenza del Papa a Bressanone si trova il locale usato dai musulmani come moschea. Davvero non intendeva affermare a Regensburg che la nostra è la religione della ragione, mentre l'Islam lo è della violenza? Ce ne sarebbero molte altre domande che vorrei porre al successore di Pietro. Ma non gli basterebbe tutto il tempo delle sue vacanze per dar risposta a me e ai miei amici lettori. Paul Renner Corriere del trentino del 3 luglio.

 
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