Il diavolo e i suoi servi ingenui
La parola diavolo, si sa, vuol dire “colui che divide”. Il suo essere si costituisce nell’irrevocabile, perché eterna, scelta di stare lontano dal Suo Creatore, di separarsi eternamente da Colui che, creandolo, lo ha amato.
L’opera di colui (scrivo appositamente in minuscolo perché il diavolo nulla di più è che una creatura) che nella sua stessa natura ha scelto di definirsi come il divisore, è dunque la separazione da Dio e tra gli uomini. La divisione tra gli uomini e Dio e degli uomini tra loro è sempre opera del diavolo.
Mi è venuto in mente il diavolo per due ragioni. La prima è il richiamo all’unità che il Papa ha rivolto ai giovani raccolti a Sidney. Parlando dello Spirito Santo, Benedetto XVI ha detto che l’opera tipica dello Spirito è l’unità. Lo Spirito esercita questa sua precipua funzione già all’interno della Santissima Comunione Trinitaria. Ora la Sua missione nel mondo è quella dell’unità. Gesù nell’ultima cena lo invoca “ut unum sint”, perché siano una cosa sola. Davanti allo Spirito Santo, terza Persona della Santissima Trinità, il diavolo non ha alcun potere di separazione. E’ uno sconfitto in partenza! Quante divisioni sarebbero evitabili se avessimo lo Spirito che ha investito la Madonna e l’ha resa Madre di Dio? Quanta forza avremmo se invocassimo lo Spirito Creatore che ha tratto dal nulla le cose? Quale capacità di amore avremmo nel servire le situazioni più dolorose se solo fossimo ricolmati dello Spirito d’Amore (si pensi a proposito al lavoro delle suore che da 14 anni stanno prendendosi cura di Eluana e chiedono al padre di continuare ad amarla)? Quale capacità di riconciliazione e di perdono se solo ricevessimo noi l’azione dello Spirito che “sana ogni ferita”? Quale intelligenza avremmo nel pensare la vita se solo ricevessimo anche solo “un raggio della Sua luce”?
Don Giussani invitava i suoi giovani a pregare lo Spirito attraverso una giaculatoria che forse vale la pena riprendere ad invocare: “Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam”. L’invocazione allo Spirito risponde all’invito che il Santo Padre ha rivolto ai giovani di seguire lo Spirito unificante, lo Spirito donante, lo Spirito amante. “Ispirati dalle intuizioni di sant’Agostino, fate sì che l’amore unificante sia la vostra misura; l’amore durevole sia la vostra sfida; l’amore che si dona la vostra missione! (…) Volgetevi a lui, cari giovani, e scoprirete il vero senso del rinnovamento.” (Benedetto XVI ai giovani nella veglia di preghiera)
Il secondo motivo per cui mi è venuto in mente il diavolo è il brano del Vangelo di questa domenica.
“«Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l`una e l`altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio».
E’ Gesù stesso a rivelarci il senso di questa parabola. «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell`uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l`ha seminata è il diavolo” (Mt 13,24ss)
Dunque, nel campo in cui il seminatore ha seminato del buon seme, un nemico, il diavolo, ha seminato della zizzania. I servi della parabola pongono al padrone del campo una domanda seriamente preoccupati dalla sorte del grano e, ultimamente, del padrone: “Vuoi che andiamo a raccogliere la zizzania? . Il pensiero dei servi è comprensibile, appare perfino sensato e giustificabile? Come non condividere tale preoccupazione? Eppure in tali affermazioni così piene di buon senso si annida l’azione del divisore. Il seminatore, il Figlio di Dio, sa bene riconoscere l’imperversare del diavolo che agisce non solo clamorosamente, ma il più delle volte confondendosi col bene. Il divisore ama raggiungere la sua deflagrante missione con il pieno consenso. Divide, ma prima vuol far convenire sulla bontà delle sue ragioni. Ed ecco allora che ha bisogno di ingenui “servi” del politicamente corretto e diffusori di affermazioni innocenti e condivisibili. Non viene forse in mente il can can mediatico costruito attorno alla vicenda di Eluana dove i vari sondaggi attribuiscono alla volontà del padre (quella della figlia è tutta presunta) piena solidarietà e comprensione? Non vengono in mente affermazioni tipo “restituiamo Eluana al corso della natura” apparentemente piene di saggezza umana prima ancora che cristiana? Eh sì, il diavolo lavora sodo arrivando alla perversione, senza che quasi ce ne si accorga, di chiamare male, il bene di chi desidera – come le suore – continuare ad amare e servire la vita di Eluana e bene, il male di chi le vorrebbe togliere la vita con “il garbo e la carità” di sottrarle acqua e cibo.
Il diavolo – ce lo ricorda la parabola di questa domenica – è lì, dietro a quei servi ingenui e sprovveduti. Nella parabola, ad ammonire i servi nella loro stolta sapienza c’è il seminatore, noi abbiamo lo Spirito che sorregge il cammino della Chiesa e quanti, anche se incapaci di riconoscere il Suo sigillo, ne vengono raggiunti.
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