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Quando l'Intelligenza gira a vuoto. Vittorio Sgarbi.
Di Francesco Agnoli - 02/07/2008 - Cultura e societą - 1298 visite - 0 commenti

«Mi pare inevitabile che da oggi si parlerà molto più della piccola Salemi che non della grande Milano. E questo per la semplice ragione che a Milano manca una politica culturale, manca completamente la capacità di valorizzare le intelligenze e gli assessori debbono essere solo dei camerieri.

 Io qui ho già indicato gente come Oliviero Toscani, Peter Glidewell e Alain Elkann, perché non ho paura delle persone intelligenti e non temo affatto di essere offuscato. Di conseguenza si parlerà più di Salemi che non di Milano ». È incontenibile Vittorio Sgarbi, appena atterrato in Sicilia per ricevere la fascia di nuovo sindaco. Una vittoria sulla quale rilancia: «Da qui partì Garibaldi, Salemi fu la prima capitale d'Italia e da oggi sarà la città da cui si irradia una nuova visione federalista. Anche perché sia chiaro: questo è solo l'inizio».

 In che senso? «Nel senso che quello di Letizia Moratti è stato un tradimento politico nei miei confronti che le farò pagare. Il risultato di Salemi (60,69%) servirà poi per candidarmi alla provincia di Milano dove le farò vedere il mio peso reale. Anche perché questo tipo di elezioni sono ormai rimaste le uniche in cui si può far vedere quanto vali, mentre al Parlamento sei solo scelto».(Corriere, 1 luglio 2008). Commento: Sgarbi è sicuramente un tipo intelligente, brillante, con la parola pronta. A sentirlo sembrerebbe di ascoltare il nuovo sindaco di Parigi, o quantomeno di Roma. Invece è sindaco di Salemi, paesino di cui solo gli abitanti di Salemi conoscono l'esistenza, eppure lancia la sua sfida alla Moratti, sindaco di Milano, rea di non aver apprezzato le sue porcherie spacciate per arte; rea di essersi offesa perchè lo sgarbato le dava della suora e ha continuato ad offenderla per mesi, sperando in quello in cui sperano sempre i violenti: l'ignavia dei buoni.

Leggere queste dichiarazioni, immaginarsi il volto tronfio di Sgarbi, osservare la sua prosopopea, fa nascere una domanda: quanto vale un uomo molto intelligente, molto colto, molto famoso, molto ciarliero, senza virtù morali, senza umiltà, senza senso della misura? Dinanzi agli abitanti di Salemi vale molto, dinanzi a se stesso, quanto Dio, dinanzi all'uomo normale, assai poco. E come lui i Toscani e gli Elkann, anche se il comune di Salemi, per ascoltare le loro chiacchiere vanitose e futili, magari per vedere le foto sciocche e volgari di Toscani, spenderà molti e molti soldi. Io personalmente aspetto di sentire il tonfo, un giorno di questi soloni: come ho sentito quello di Galimberti, il filosofo, il saggio, il nichilista, che alla fine, come si è scoperto, copiava i libri, come uno studentello, senza fantasia e senza idee. Eppure anche lui, a leggerlo e sentirlo, ad esempio al festival dell'economia, si vedeva che ci teneva; si vedeva che di sé aveva un'alta considerazione.

A me sembra che l'intelligenza usata così sia un furto; che l'intelligenza al servizio del proprio ego, finisca per risolversi nel suo contrario.

 
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