Diritti umani al primate, ma quali diritti all'uomo?
L’approvazione avvenuta ieri, ad opera del Parlamento spagnolo, che prevede l’estensione della tutela dei “diritti umani” ai grandi primati , oranghi, gorilla e scimpanzé, deve essere guardata con preoccupazione, perché rappresenta l’ennesima conferma ad una tendenza culturale pericolosa, e cioè quella dell’equiparazione tra l’uomo e l’animale. Poco importano, in questo senso, le parentele biologiche - reali o presunte - tra l’uomo e il primate: la decisione di approvare il progetto Gran Simios costituisce, comunque la si pensi su Darwin ed evoluzionismo, un regresso della civiltà, perché nega un fatto di per sè evidente: gli esseri umani sono diversi, ma soprattutto sono ontologicamente superiori al mondo animale, anche alle sue espressioni più evolute.
Oggi anche epistemologi come John Searle ci spiegano e di dimostrano, in modo del tutto “laico” - per usare un aggettivo in voga - come la ragione costituisca patrimonio esclusivo degli esseri umani (Cfr. J. Searle, La razionalità dell’azione, Raffaello Cortina), che non a caso occupano il vertice, quanto a importanza, della piramide dei viventi. Ciononostante, la tendenza ad estendere al mondo animale diritti per antonomasia riservati alle persone, sembra non conoscere battute d’arresto.
Non solo. Accade di peggio: mentre l’ombrello della tutela giuridica si amplia in favore degli animali, sono gli esseri umani ad esserne progressivamente esclusi. Pensiamo all’aborto. Le stime planetarie più caute parlano, rifacendosi a dati del 2003, di 41.6 milioni di aborti annui ( Cfr. Lancet 10/2007, 370:1338-1345): un genocidio di proporzioni tremende, superiore ad ogni altro. E l’Occidente, forte delle proprie conquiste economiche e tecnologiche, che fa? Si adopera per contrastare questa strage? Manco per sogno.
Si serve delle proprie istituzioni più autorevoli – Onu e Ue in testa – per finanziare politiche abortiste ai danni del Terzo Mondo, e nel frattempo pensa a come meglio tutelare gli animali. Capiamoci: è senza dubbio importante coltivare un rapporto armonioso col mondo animale evitando, se possibile, abusi e violenze.
E’ lo stesso Dio, nell’Antico Testamento, a vietare ad esempio l’uccisione degli animali per soffocamento e a ordinare che animali così violentemente uccisi non vengano mangiati. Gli fa eco San Tommaso quando scrive che è dovere dell’uomo e della sua ragionevolezza uccidere, quando necessario, gli animali nel modo più rapido ed indolore (Cfr. S. Th. , I-II, q. 102, aa. 6 – 8). Il problema è che oggi accade l’esatto contrario: gli esseri umani - specie coloro che dovrebbero essere più tutelati perché più giovani e innocenti – subiscono, nell’indifferenza generale, atrocità di ogni genere: dall’aborto allo sfruttamento minorile, dalla pedofilia (che qualche “illuminato” ha proposto di legalizzare) a veri e propri commerci, mentre agli animali vengono elargiti diritti dei quali nessuno, nemmeno loro, sente in bisogno. Quale logica soggiace a queste paradossali manovre? E’ un caso che a ideare severe normative a protezione degli animali sia stato, a suo tempo, il governo presieduto da Adolf Hitler?
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