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Da donna occidentale alle donne occidentali
Di Irene Bertoglio - 25/06/2008 - Cultura e società - 2023 visite - 0 commenti
Il ’68 e il femminismo, ideologie figlie della rivoluzione, hanno seriamente minato l’ossatura della nostra società, confondendone i ruoli: non più padri, non più madri, non più educatori. Il risultato di tutto ciò è scritto nelle cifre: il dilagare della pornografia e l’aumento della prostituzione hanno raggiunto budget economici impressionanti, con un fatturato di 2 miliardi di euro all’anno; migliaia di aborti, l’annullamento della famiglia, la mancanza totale di validi punti di riferimento e l’inesorabile scristianizzazione del nostro continente. E ancora, pensiamo all’aumento delle violenze sessuali e degli stupri, derivati dalla percezione che si ha sul valore della donna, oppure pensiamo al messaggio mediatico che spesso induce le ragazzine all’anoressia e talvolta alla morte nel vano tentativo di inseguire dei modelli vacui e irraggiungibili. Oggi, grazie a questa ubriacatura di materialismo, il parametro di valutazione è diventato il consumo, e anche la donna si è voluta adeguare a tale legge; rincorrendo la moda e l’apparire. Questa dittatura ideologica ha portato alla parificazione mentale, in una società di massa falsamente libera, in cui la donna finisce per correre dietro al pseudo-apprezzamento esteriore. Ma questo parametro è diseducativo in quanto la donna in Occidente si è livellata, si è abbassata a copiare l’uomo e mercificata, spogliandosi della sua dignità. È veramente necessario allora, interrogarci su quale sia il ruolo della donna, che non deve porsi come oggetto di dominio e di possesso maschile. Il femminismo non è una soluzione perché, rincorrendo una sterile uguaglianza, ha condotto alla “mascolinizzazione” della donna, che ha tentato di appropriarsi di caratteristiche maschili, deformando la sua naturale originalità. Chiediamoci cosa intendiamo per libertà: la libertà non il poter tornare alle 3 di notte, non è nemmeno la legalizzazione dell’aborto. Noi occidentali che modello stiamo proponendo? Cosa hanno portato il femminismo e l’emancipazione? Cosa significa emancipare la donna? Cos’è l’identità occidentale? A cosa crediamo? Qual è il nostro modello di donna? Parliamo di solidarietà, di emancipazione, di parità, ma non abbiamo più cultura, siamo schiavi dell’alto tasso delle droghe, degli aborti, dei divorzi. Come mai il movimento femminista parla di conquiste sociali ma non si concentra sulla prima vera conquista delle donne, che è quella di veder rispettata la nostra dignità? Non occorre dunque ricercare parità innaturali con l’uomo, ma esaltare le nostre differenze e la nostra femminilità. La vera rivoluzione in questo senso è stata allora il Cristianesimo. Cristo, di fronte ai suoi contemporanei, si è reso il promotore della vera dignità delle donne. Infatti le parole e le opere di Gesù esprimono sempre il rispetto totale nei loro confronti e questo esprime una novità senza precedenti che si affaccia nella storia. Quando, per esempio, nel discorso della montagna Gesù afferma che «chiunque guarda una donna per desiderarla ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore» non si rivolge soltanto all’uomo. Scrive infatti Giovanni Paolo II nella Mulieris Dignitatem che «queste parole riguardano indirettamente anche la donna. Cristo faceva tutto il possibile perché, nell’ambito dei costumi e dei rapporti sociali di quel tempo, le donne ritrovassero nel suo insegnamento e nel suo agire la propria soggettività e dignità. Questa dignità dipende direttamente dalla stessa donna, quale soggetto per sé responsabile, ed è nello stesso tempo compito dell’uomo». Questa riflessione mi sembra più che mai attuale oggi, in un clima universale che porta alla schiavitù fisica e mentale, seppur con enormi differenze, sia in Islam sia in Occidente. Le donne che nel Vangelo hanno a che fare con Cristo riscoprono se stesse, si sentono amate, era come se Gesù dicesse loro: “Non venir meno alla tua umanità, sii donna fino in fondo!”; in questo senso possiamo dire che il Cristianesimo ha portato alla vera liberazione delle donne. Sono infatti numerose le testimonianze e i carismi femminili che possiamo riscontrare, a partire dalla figura di Maria che viene significativamente chiamata “donna” dall’apostolo Paolo. La Madonna infatti, grazie al suo fiat e al dono sincero di sé, è l’archètipo di tutto il genere umano, rappresenta l’umanità intera; il culto mariano è proprio la massima esaltazione della donna. Abbiamo poi delle sante martiri, come Santa Caterina da Siena o Santa Teresa D’Avila che, a proposito della valorizzazione delle donne afferma che «le anime che non curano il loro spirito sono come un corpo paralizzato o rattrappito che, pur avendo mani e piedi, non li può muovere». Vi è la dignità di molte madri di famiglia che, grazie al loro coraggio, hanno avuto un’incidenza significativa sulla società. Oggi bisogna ripartire da qui, dalla radice: siamo sazi e vuoti a livello di spiritualità, siamo assuefatti. Il laicismo, il relativismo e il nichilismo hanno portato all’annullamento dei valori e dello spirito. Anche le ideologie hanno spogliato la donna della sua essenza; pensiamo ad esempio al comunismo che concepiva la donna come una compagna nella lotta. La scristianizzazione riporta alla schiavitù: più togli Cristo e più la donna torna indietro nei secoli. Togli Cristo e la donna è schiava: se la civiltà islamica copre le sue donne, la nostra le spoglia! Sono notizie di questa settimana che un dentista è stato denunciato perché lavorava in cambio di prestazioni sessuali, o che un uomo relegava in casa la sua fidanzata perché voleva, cito le sue parole, “che lei adempisse il suo ruolo di donna di casa”! Credo fortemente, senza essere fraintesa, non essendo femminista, che sia in Islam che in Occidente la donna è in tutti i casi diventata oggetto; il problema cruciale è proprio l’aver eclissato la donna ad oggetto, con la differenza enorme che qui abbiamo la possibilità per farci valere. Bisogna allora che si riparta dal concetto di dignità universale e che stia a noi donne rivalutare quelle nostre peculiarità che hanno consegnato alla storia tante illustri principesse, scrittrici e sante. Il coraggio, che ci appartiene, la sensibilità e l’intelligenza dovranno - a mio avviso - essere nostre prime credenziali. La donna deve rivedere i propri parametri, farsi considerare intellettivamente. Per esempio la donna può fare politica ma si deve differenziare dall’uomo, avendo un ruolo definito perché ognuno – uomo e donna – porta nella società un arricchimento grazie a specificità diverse che si compensano. Una donna che ricopre il suo ruolo in politica come in qualsiasi altro campo, resta donna rivelando così tutta la sua ricchezza. Allora, è solo riavvicinandoci al cattolicesimo, che rappresenta le radici dell’Occidente, che potremo essere in grado di indicare una contro proposta culturalmente valida per affrontare il problema delle donne in Islam.
 
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