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Il fascino del demoniaco
Di Francesco Agnoli - 18/11/2006 - Religione - 1434 visite - 0 commenti
In questi giorni ho iniziato a leggere un testo famoso, "Dare l'anima", di Adriano Prosperi. Bastano poche pagine per rendersi conto dell'erudizione dello studioso, ma anche dei pregiudizi che guidano la sua indagine, e che impediscono all'opera, in alcuni punti, di essere uno studio obiettivo. Parlando delle streghe Prosperi si sofferma sempre sulla malvagità degli inquisitori, su di una presunta ossessione per gli aspetti demoniaci e stregoneschi. Anche quando non arriva a negare l'esistenza di omicidi rituali, di infanticidi compiuti per i più svariati motivi, trova il modo per ironizzare, o per mettere in cattiva luce coloro che dovevano imbastire il processo in questione. Il sottoscritto non è in grado di confermare o smentire quanto il Prosperi racconta, sulle singole vicende. Neppure vuole negare che vi siano stati personaggi fissati col demoniaco e inclini a intercettare dovunque segni di una presenza diabolica. Noto soltanto come la mentalità illuministica che sta dietro questo modo di fare ricerca, sia antistorica e pregiudiziale: si stabilisce a priori che il demoniaco non esiste, e che quindi ogni episodio riferibile ad esso sia frutto esclusivamente di ottusità clericale o di forzature. Eppure personaggi come il Prosperi dovrebbero sapere che l'evocazione di spiriti e l'uso di droghe per entrare in comunicazione con essi, non nasce col cristianesimo, con l'ossessione degli inquisitori, ma appartiene alla storia di tutti i tempi, e in particolare a tutte le culture di tipo animistico. La storia dei popoli è intessuta di ritualità misteriche, di sacrifici umani o animali, come pure è attraversata da figure, che per comodità chiameremo streghe e stregoni, indaffarate a creare filtri di giovinezza, d'amore, o formule per il malocchio…La storia di due popoli civili come quello romano e greco, è ricca di aneddoti simili: di fattucchiere come la Canidia di Orazio, che arrivavano a uccidere dei fanciulli per creare le loro pozioni, e di superstizioni popolari, che portavano, soprattutto nei momenti difficili, per via di guerre o carestie, ad operazioni "stregonesche", che si concludevano con omicidi rituali espiatori o propiziatori. Ma la modernità, si sa, crede di essersi sbarazzata del male, con "le magnifiche sorti e progressive" dell'illuminismo e col "sol dell'avvenire" del socialismo. Invece il male è ancora vivo e vegeto, e il demoniaco ricercato e vezzeggiato. Anzi è spesso l'ultima spiaggia degli scettici, dei positivisti in disarmo e degli orfani inconsolabili del materialismo. Eppure si tenta in ogni modo di nasconderlo. Così si è evitato a lungo di raccontare quanto lo stesso nazionalsocialismo, pur fondato su basi materialiste, fosse imbevuto di credenze magiche, di cerimonie religiose, di un cosciente tentativo di resuscitare la oscura e tenebrosa religiosità pagana germanica e celtica. Anche l'attualità ci fornisce ogni giorno motivi per constatare la forte suggestione esercitata dal maligno. Basti pensare al fenomeno del cosiddetto rock satanico, alle copertine di numerosi dischi metal, in cui compaiono bambini squartati, immagini di Cristo fatto a pezzi, caproni, teschi o baratri infernali. O ai testi di numerosi gruppi, in cui si invita al suicidio, al satanismo, all'uso di droghe…I benpensanti riderebbero anche di questo, eppure la storia di decine di cantanti rock, morti per overdose, suicidi, o finiti nell'alcolismo e nella disperazione, ancora giovani, dovrebbe renderci un po' meno superficiali. Il musicista Walter Salin, nel suo "Il Canto di Satana" (Fede & Cultura), parla di 185 casi di cantanti rock di una certa fama morti in questi modi terribili: da Bonham John, batterista dei Led Zeppelin, a Kurt Cobain, da Jimi Hendrix a Sid Vicius…Tutte vite dedicate ad una visione della musica come attività sacrale, talora addirittura come modalità di penetrazione, insieme alla droga, nel mondo demoniaco. Vi alludeva Jim Morrison, in una canzone intitolata "Break on through", in cui esponeva la necessità di aprirsi un varco verso "l'altra parte", cioè verso l'inconscio, il regno delle pulsioni sessuali e il potere medianico. Scriveva infatti: "il mio è anche un invito rivolto ai poteri oscuri, alle forze del male, perché escano allo scoperto". Sarebbe morto, forse per overdose, a 27 anni, seguito dalla compagna, suicida subito dopo. "Perché escano allo scoperto": era lo scopo anche dei Rollig Stones, nel loro "Simpathy for the Devil", o in "Goat's head soup" ("Zuppa di testa di capra"), come pure di alcuni infanticidi di un tempo, il cui fine dichiarato era di coagulare col sangue innocente, nell'aldiqua, la presenza del maligno. Superstizioni o meno, non erano e non sono scherzi.
 
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