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Mamma la Turco!
Di Francesco Agnoli - 14/11/2006 - Attualitą - 1111 visite - 0 commenti

Il ministro Ferrero, pochi mesi orsono, propose le "camere per il buco", sollevando una discreta alzata di scudi. Oggi il ministro Turco, senza volare così in alto, si limita, per ora, a raddoppiare la quantità di cannabis detenibile ad uso “personale”… Forse non è malizia ritenere che stanno tentando di riemergere vecchie tentazioni sessantottine.

Nel 1973 nel suo "Underground, a pugno chiuso", Andrea Valcarenghi scriveva: "C’è una storia del movimento degli anni Settanta che è stata dimenticata in ogni rievocazione. è la componente che veniva chiamata underground, quella che ha fatto emergere bisogni, ansie che gran parte della generazione del ’68 ha poi saputo esprimere attraverso il movimento delle donne, degli omosessuali [...] l’esperienza delle comuni, del fumo, del viaggio in India...". E continuava: "Fare capire al vecchio proletario che la musica, l’erba, la comune [...] sono roba comunista, è fondamentale [...]. Noi dovremo diventare i genitori che dovranno sentirsi in grado di prendere l’acido con i propri figli". Questo libro recava una introduzione di Marco Pannella: "Carissimo Andrea [...] io amo gli obiettori, i fuori legge del matrimonio, i cappelloni sottoproletari amfetaminizzati [...]. Fumare erba non m’interessa per la semplice ragione che lo faccio da sempre. Ho un’autostrada di nicotina e di catrame dentro che lo prova, sulla quale viaggia veloce quanto di autodistruzione, di evasione, di colpevolizzazione e di piacere consunto e solitario la mia morte esige ed ottiene. Mi par logico, certo, fumare altra erba meno nociva, se piace, e rifiutare di pagarla troppo cara, sul mercato [...] in carcere". In quegli anni si parlava già, assai spesso, di legalizzazione, anche se allora non appariva affatto centrale il voler sconfiggere lo spaccio illegale, ma si voleva solo difendere un principio, oppure una passione personale, come quella dei provos olandesi, che nel 1967 distribuivano ad Amsterdam un volantino di questo tenore: "Noi, Liberi e Illuminati. Noi i Giovani Insofferenti delle Restrizioni, dei Tabù, dei Divieti, Noi Amanti della Pace e dell'Amore [...] rendiamo oggi legale per tutto il pianeta la coltivazione e il consumo della Marijuana...". Per restare in Italia, in un suo saggio del 1979 intitolato Droga e legge penale. Miti e realtà di una repressione, Giovanni Maria Flick, poi divenuto ministro di Grazia e Giustizia, scriveva: "Una prima alternativa ed ipotesi di lavoro è rappresentata dalla possibile liberalizzazione totale del fenomeno droga in senso ampio [...]. L'ipotesi non è forse così paradossale e aberrante, come potrebbe sembrare a prima vista, per la possibilità di prospettare una serie di argomentazioni non trascurabili a favore di essa. In effetti, ove si abbiano presenti le motivazioni poc'anzi accennate del ricorso alla droga in chiave, in ultima analisi, di ricerca di una propria identità ed autenticità, si affaccia quanto meno il dubbio sull'accettabilità di una repressione delle manifestazioni di tale ricerca [...]. Da un lato, il ricorso alla sostanza stupefacente o psicotropa può, di per sè ed in linea di principio, considerarsi una espressione di autodeterminazione (ancorché più o meno cosciente) e quindi in ultima analisi una espressione di libertà morale. La droga è espressione di libertà morale [...], una scelta individuale di ricerca del piacere, di rifiuto della sofferenza, di sottrazione alle convenzioni". Ebbene queste idee erano momentaneamente tornate, espresse con più prudenza, all'epoca dei passati governi Prodi e D'Alema, attraverso l'attivismo dei movimenti antiproibizionisti radicali e comunisti. Proprio nell'aprile 1998, sulla rivista Cannabis, che pubblicizza e diffonde l'uso della cannabis: "Depenalizzazione della coltivazione della canapa da fiore e per la cessione di piccole quantità ad uso individuale o comunitario [...]. Depenalizzazione di tutti i reati (minori) per lo più connessi all’uso o piccolo spaccio di qualsiasi droga esistente sul mercato [...]. Distribuzione/legalizzazione controllata delle varie droghe dette pesanti". Proprio in contemporanea con queste proposte il governo dell’Ulivo auspicava la depenalizzazione del "consumo di gruppo, autoproduzione e cessione gratuita di droghe leggere", mentre il Ministro Flick, rimanendo fedele alla sua storia, proponeva la "non punibilità del consumo domestico di cannabis: la cosiddetta marijuana sul davanzale". Ecco, la paura è legittima: qualcuno è ancora convinto, trent'anni dopo, che la droga sia una “espressione di libertà”?

 
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