La generazione delle «no kid»
MILANO — Nell'Italia dei «mammoni», della Chiesa, dei «pancioni» esibiti sui giornali come trofei di femminilità, l'appello di Corinne Maier ha il dichiarato intento di scioccare. «Choquer!», dice lei. «Donne italiane non imitate le vostre cugine francesi, continuate a non fare figli». Perché «costano ». Perché «non avrete più tempo per voi». Perché sono una palla al piede in fatto di: a. carriera; b. rapporti di coppia; c. rapporti
tout court. Per non parlare dell'assassinio delle responsabilità nei confronti del pianeta: «Si lascia ai figli il compito di lottare per un mondo migliore». Provare per credere.
Lei, che di bambini ne ha due, di ragioni per non moltiplicarsi ne ha trovate quaranta («Parlo perché so»). Le ha elencate in un libro
— No kid. Quaranta ragioni per non avere figli — che ha spaccato la Francia dei deux enfants pour femme a metà. E che oggi, edito da Bompiani, arriva nelle librerie dell'«Italia dell'1,33» (figli per donna, s'intende). Del Belpaese fanalino di coda in fatto di culle dove dietro il non volere bambini c'è sempre più spesso una scelta e non una rinuncia. Childfree e non
childless: libere dai figli per volontà e non senza figli, sottolineano le «no kid» nostrane che sul web dicono: «Non voglio figli, ma perché dovrei sentirmi un mostro?». Nemmeno nell'Italia dove la futura mamma è glamour, dove i nuovi nati sono aumentati di un punto e mezzo in percentuale. E dove le vip che non vogliono bebè lo dicono (se lo dicono) solo dopo il placet del responsabile immagine. L'outing provocatorio della Maier apre il dibattito: «rifiutate di essere ventri ambulati», «la donna non si realizza solo nella maternità », «in Francia, essere "senza figli" è una tara»; «altri paesi sono più intelligenti: l'Italia nel 2050 sarà popolata da 50 milioni di abitanti invece di 58». «Volete l'uguaglianza? Cominciate con lo smettere di avere figli».
Affermazioni forti. Discutibili. Ma lo scopo, le but, è proprio quello: discuterne. La scrittrice Susanna Tamaro, «senza vergogna», lo ha dichiarato di recente: «Non ho mai voluto figli, ricordo quando da ragazzine le mie amiche sognavano la maternità e io restavo freddissima, non me ne importava niente». La grecista Eva Cantarella le va a ruota: «I figli deve farli chi li vuole. Io non ho mai sentito questo desiderio, non mi pento e non mi sento un mostro». Cita Caro Diario e Moretti alle prese con figli unici che monopolizzano il telefono dei genitori. Quindi spiega: «Ho voluto altro. Il lavoro, la carriera. Le donne si possono realizzare in mille modi». E la femminilità? «Non sta in un pancione. Basta tutta questa enfatizzazione della maternità». Parole sante anche per la giornalista e scrittrice Candida Morvillo: «Il mio orologio biologico non è mai scattato. Ho preferito il lavoro, i viaggi, gli amici. E poi ci sono così tante coppie/ scoppiate che ci si può sempre trovare, come me, un fidanzato con figli di cui occuparsi ogni tanto ». La scrittrice Camilla Baresani ricorda: «Mamma e nonna mi dicevano sempre "bambina mia non cascarci, non fare figli. Prima il lavoro, poi il resto". Io finora ho ubbidito. Le loro parole però oggi creano imbarazzo». L'ex campionessa di sci di fondo Manuela Di Centa, per il fatto di non avere avuto figli, ha ottenuto l'annullamento del suo primo matrimonio: «Nessuna vergogna, non li volevo e basta. Oggi per me è diverso».
Natalia Strozzi, attrice, imprenditrice e discendente della Monna Lisa, cita la «settimana di 70 ore» della Maier: «Nella mia vita, ora, non c'è spazio per un terzo lavoro ». E anche per chi di lavoro ne ha uno («ma totalizzante»), come l'avvocato Giulia Bongiorno, a volte la scelta si impone: «Professione o figli. Io ho scelto la prima. Forse con un po' di dispiacere ma vergogna no, non scherziamo». Anche Tiziana Maiolo è stata molte cose ma non mamma: «Insegnante, giornalista. Moglie. Mi sono anche divertita. Un mattino mi sono chiesta: "E i figli"? Il mio inconscio aveva lavorato per me». La sintesi del governatore del Piemonte Mercedes Bresso: «Non ho figli perché non ne ho voluti. Sensi di colpa? Pas du tout. Nella mia vita c'è stato molto altro».
Alessandra Mangiarotti
Corriere della Sera, 16/4/2008
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