Esistono infiniti universi che si incontrano e si scontrano, da sempre, prima e dopo il big bang che ha generato l’universo in cui noi esistiamo e indaghiamo.
Non siamo pertanto oggetto di alcuna predilezione né da parte della natura né da parte di un Creatore.
La nostra unicità è solo una condizione statistica: siamo una delle infinite possibilità che i parametri fisici fondamentali della materia potevano assumere.
Questo è il racconto più recente della nascita del nostro Universo, fatto oggi dagli astrofisica; il big bang è superato: non è l’inizio del tempo e dello spazio, ma è solo una fase della vita dell’universo, la più recente.
E’ come se per la natura nulla sia impossibile: non uno, ma infiniti big bang, non uno, ma infiniti unviversi…
Che i gravi salgano piuttosto che cadere, che cariche elettriche di segno opposto si respingano anziché attrarsi, che due reagenti interagiscano chimicamente in assenza di catalizzatore: inutile tentare di elencare fenomeni materiali che non accadono perché non possono; gli scienziati sanno che quando si ragiona sui massimi sistemi, come sull’origine del mondo, della vita e dell’uomo, improvvisamente, si aprono, (per la scienza, sia ben chiaro…, non per la filosofia) orizzonti e potenzialità inimmaginabili.
Ma dove sono tutti questi infiniti universi con gli infiniti valori possibili per la carica elettrica, per l’interazione nucleare forte, per la massa del protone, per la distanza Terra-Sole, per l’inclinazione dell’asse terrestre, per la valvola mitrale, per il metabolismo del glucosio, per il gruppo eme dell’emoglobina,….?
Insomma: chi ha mai visto anche solo un altro Universo al di fuori del nostro?
Chi ha mai “toccato” il confine ultimo del nostro Universo?
E, restando nell’ambito biologico, dove sono gli infiniti primati che non sono diventati Homo perché avevano postura o cervello o linguaggio o peluria o non si sa cosa, non compatibili o comunque diversi dai nostri cànoni?
Dove sono gli infiniti uccelli con ali strapazzate, tentativi mal riusciti ma comunque previsti dalla statistica delle mutazioni?
Dove sono gli infiniti tentativi di cellula mal riusciti prima di approdare al prototipo vincente?
Dove sono gli infiniti arti che non sono riusciti ad alzare il corpo del tetrapode sulla terraferma negli infiniti tentativi dell’evoluzione?
A sentir gli scienziati, che non riescono a spiegarsi, in termini fisici, nemmeno l’esistenza di un solo universo (nota bene!), gli universi nascono come i funghi nel bosco dopo un acquazzone e questi stessi universi non vedono l’ora di scontrarsi come i go-Karts dell’autoscontro!
Tanto sono rigorosi ed esigenti nella ricerca di possibili migliorìe nelle apparecchiature tecnologiche avanzate come i cellulari o come i computers, tanto (gli scienziati) sono faciloni nell’immaginare possibilità infinite per quella natura che sanno, per esperienza personale professionale, essere rigorosissima nella struttura e nel funzionamento!
Questa è la verità: noi, che siamo ignoranti delle infinite possibilità delle mutazioni e delle varianti fisiche e chimiche che la materia può assumere, perché ci accontentiamo delle leggi delle fisica, della chimica e della biologia che abbiamo studiato sui manuali scolastici, siamo stanchi e logorati dalle infinite elucubrazioni mentali o matematiche (cioè astratte) di chi “sa”, per definizione.
Quanto ci conforta il cardinale di Vienna, Christoph Schonborn, quando ha avuto il coraggio di scrivere sul laicissimo New York Times (7 luglio 2005): “L’ipotesi dei molti universi è stata inventata in cosmologia per evitare la schiacciante evidenza di scopo e disegno trovata nella scienza moderna. (….) Ogni scuola di pensiero che nega o cerca di ignorare la schiacciante evidenza del disegno in biologia, è ideologia, non scienza.”
Ma ora mi assale un dubbio: che non ci siano infinti universi in cui questa frase non ha alcun senso?
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