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Secondo dati ufficiali, il boom economico ha causato un rapido aumento di depressioni e problemi psichici Sempre più gente chiede aiuto a istituti di salute mentale. Sotto accusa anche la politica del figlio-unico, che ha creato una generazione di giovani incapaci di comunicare. Pechino (AsiaNews/Agenzie) –
Il boom economico ha causato un forte aumento di depressioni e suicidi in Cina: secondo un rapporto del 2007 dell’Assemblea nazionale del popolo, i depressi sono almeno 30 milioni e ci sono 23 suicidi ogni 100mila persone. Nella fascia dai 15 ai 34 anni i suicidi sono la principale causa di mortalità. Nell’Istituto di psicologia di Shenyang (Liaoning) nel solo 2002 ci sono state tante richieste di consulenza quante nel periodo dal 1994 al 2001. E tra il 2004 e il 2006 i pazienti sono raddoppiati ogni anno. Secondo dati ufficiali, a Pechino i pazienti psichici sono passati dallo 0,83 per mille del 1993 al 33,1 per mille del 2003. Nel prospero Zhejiang la percentuale è del 43 per mille, nel Liaoning del 60 per mille. Ma nel più arretrato Jiangxi è appena il 9,5 per mille. Si ritengono i dati reali molto maggiori, anche perché la Cina ha dedicato finora scarsa attenzione alla salute psichica, poiché ancora deve dotarsi di adeguate strutture sanitarie di base. Qun Manli, ricercatore dell’Istituto, dice al quotidiano giapponese Asahi Shimbun che “la società super competitiva rende sempre più ardua la vita e causa maggiore stress. Sempre più gente cerca aiuto, quando non ce la fa più. Inoltre molte famiglie ora possono permettersi di pagare consulenze e cure”. Ma i “pazienti” dell’istituto non sono solo adulti stressati dal lavoro: aumentano anche i giovani con difficoltà scolastiche.
Si prevede di portare gli operatori dell’Istituto da 100 a 2mila e di deputarne almeno uno in ogni scuola elementare e media, mentre è già operativa una “linea calda” di consulenza aperta 24 ore al giorno. Zhou Dongfeng, vice direttore dell’Istituto di sanità mentale all’Università di Pechino, indica tra le cause dello stress anche la politica del figlio-unico, che “fa diminuire la capacità di comunicare con gli altri e aumenta i problemi mentali. Anche il conseguente invecchiamento della società” incide sul problema, dato che “tra gli anziani i depressi sono molti di più che tra i giovani, soprattutto perché le giovani coppie non vivono più con i genitori e sempre più anziani vivono da soli”.