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Mons. Saldanha: una nuova ondata di estremismo contro i cristiani
Di Pierini Alessandro - 28/02/2008 - Attualità - 1331 visite - 0 commenti
L’arcivescovo di Lahore e presidente della Conferenza episcopale indiana parla di nuove forme di violenza contro la minoranza cristiana del Pakistan: conversioni forzate, violenze e discriminazione. Lahore (AsiaNews) – Il presidente della Conferenza episcopale pakistana, mons. Lawrence John Saldanha, chiede al governo di proteggere i cristiani dall’ondata di nuova violenza islamica che si sta abbattendo su di loro. Il presule sottolinea che la libertà religiosa è garantita dalla Costituzione e chiede ad Islamabad di intervenire per fermare le minacce ed i tentativi di conversione operati dagli estremisti islamici nei confronti delle minoranze nazionali. Nel corso di un’intervista rilasciata ad Aiuto alla Chiesa che soffre, mons. Saldanha dice: “L’odio e l’intolleranza di gruppi musulmani composti da integralisti crescono di giorno in giorno. I ripetuti tentativi di convertire i cristiani all’islam non rappresentano soltanto una violenza, ma anche una violazione dei principi di libertà religiosa garantiti nella nostra Costituzione”. L’arcivescovo di Lahore descrive il caso di un giovane cattolico, padre di 4 figli, rapito nei mesi scorsi da militanti della Jamaat-ul-Dawah, formazione terroristica di stampo fondamentalista: “Prima di riuscire a fuggire dai suoi rapitori, il giovane è stato torturato per costringerlo a divenire musulmano. Il suo è un caso esemplare, che spiega le nostre difficoltà”. In Pakistan, aggiunge, “l’estremismo cresce di giorno in giorno, mentre sparisce la tolleranza nei confronti dei non musulmani. La situazione dei cristiani che vivono in aree remote è particolarmente difficile, perché lontano dalle città cresce l’odio e la discriminazione”. Un fattore che “desta ancora più preoccupazione” è la pratica di rapire giovani donne cristiane, che vengono convertite all’islam con la forza e poi sposate dai loro rapitori: “Cose come questa non sono mai successe prima. Esse dimostrano cosa può succedere a chi vive in Paesi intolleranti. Noi cristiani siamo cittadini come tutti gli altri: vogliamo che i nostri diritti siano difesi come quelli del resto della popolazione”.
 
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