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Il "Progetto ERASMUS" dell'Unione Europea
Di Bernardo - 27/01/2008 - Scuola educazione - 1705 visite - 0 commenti
«Ben lungi dalla felicità si trovano quelli che vanno in cerca della saggezza». All’opposto, «poco o nulla sono infelici quelli che più si avvicinano al naturale delle bestie».
Lo scrive Erasmo da Rotterdam nel suo famoso Elogio della Follia, in un paragrafo intitolato appunto «Felicità degli stolidi» [1].
Una ventina d’anni fa, in un palazzo qualsiasi dell’ultramassonica Unione Europea (all'epoca «Comunità Europea»), qualche ultramassonico oltreché sfaccendato alto dirigente dev’esserselo riletto.
E fu così che nacque, non senza l’attivo interessamento dell’allora presidente francese Mitterrand, ultramassone pure lui, lo European Community Action Scheme for the Mobility of University Students: il famoso Progetto ERASMUS.
Tutti sanno di cosa si tratta.
I lettori di questo sito, però, non debbono sottovalutare un importante dettaglio: il Progetto ERASMUS, in realtà, è un ben congegnato Progetto ORGASMUS.
Prendendola alla lontana e schematizzando un po’, il Progetto ORGASMUS funziona così.
Innanzitutto, i nostri adolescenti vengono scientemente mantenuti nell’ignoranza più crassa e nell’indifferentismo religioso più degradante da Licei e Istituti professionali statali.
Dai tredici anni in avanti, maschietti e femminucce (privi di veri Padri e di autentici Maestri) sono tutti assorbiti dall’impegno di perdere l’innocenza prima di raggiungere la maggiore età: un impegno inderogabile, cui fanno da essenziale pendant le decine di ore di Educazione sessuale frequentate a scuola.
Giunti ai diciotto-diciannove anni, l’aspettativa sociale e la totale assenza di competenze in qualsiasi campo che non sia la musica dance o il consumo di stupefacenti li spinge ad iscriversi in massa all’Università.
Una Facoltà qualsiasi, l’importante è che la città sia diversa da quella di residenza della famiglia.
I soldi per l’affitto li mette il babbo, i preservativi e le pillole del giorno dopo li infila mammà nel portafoglio o nella borsetta.
Dopo un paio d’anni di frequenza saltuaria alle lezioni, di esami ridicoli superati senza alcun impegno e senza alcun profitto, di bagordi, di mediocrità e di risatine, ecco finalmente i sei mesi, i dodici mesi di ORGASMUS vero e proprio.
Il denaro necessario all’«arricchente esperienza» ce lo mette un po’ l’Unione Europea, un po’ qualche Ente locale, un po’ la famiglia. E quest’ultima molto volentieri, purché il pargolo o la pargola «vedano il mondo», «si relazionino con i diversi», «apprendano una nuova lingua con cui comunicare e viaggiare», «sappiano diventare giovani cittadini europei aperti e tolleranti verso le alterità».
Ben difformi, ovviamente, i propositi e le aspettative dei suddetti pargoli. Una volta giunti nella città straniera prescelta, ecco spalancarsi di fronte a loro l’agognata prospettiva di un più o meno lungo periodo di «tempo sospeso», da trascorrere lontano da legami e doveri in una sorta di Paese dei Balocchi.
Eccoli, «i nostri ragazzi», indossare finalmente i panni dell’individuo ab-soluto, libero di darsi spensieratamente all’ozio e alla crapula in un’effimera compagnia di coetanei dalle più variegate provenienze.
Durante l’ORGASMUS, lo studio non importa che marginalmente. I veri interessi sono altri: drogarsi e fornicare.
A tali fini sono deputati i cosiddetti «locali ERASMUS» (locali ORGASMUS), colorati e chiassosi esercizi pubblici sorti in molte città universitarie coinvolte nel Progetto. Attivo fino a tarda notte, un locale ORGASMUS è l’ideale per conoscersi, gozzovigliare, stabilire appuntamenti. È qui che le Meredith e i Rudy approcciano le sole «alterità», le sole «diversità» che possano interessarli: i pusher e gli esponenti dell’altro sesso [2].
Non per nulla Erasmus, quello in carne ed ossa, di primo nome faceva Desiderius [3].
I «ragazzi ORGASMUS» formano così, nei mesi di permanenza all’estero predisposti per loro dalla Libera Muratoria, allegri assembramenti multirazziali e multilingui, in cui ognuno è «libero», «uguale» e «fratello» nella misura in cui rinuncia alla propria eredità culturale e spirituale, e in cui sacrifica eventuali remore morali sull’altare del freudiano Lustprinzip, il «principio del piacere».
Si realizza qui, al ritmo furioso di cacofonie rock, hip-hop o techno, la perfetta «unione degli egoisti», definitiva forma di coagulo sociale prevista nel 1844 dall’anarchista Stirner [4].
Nell’unione degli egoisti è effettivamente dato di «apprendere una nuova lingua con cui comunicare e viaggiare» nel mondo contemporaneo. Si tratta dell’unico, monotono gergo dello sradicato: il raglio ossessivo dell’uomo-ciuco, Lucignolo.
«Poco o nulla sono infelici», ricordiamolo, «quelli che più si avvicinano al naturale delle bestie».
E non si dica, per cortesia, che non tutti i «giovani d’oggi» sono o fanno «così». È ovvio. Esistono ancora, se non altro, i timidi e gli studiosi, e coloro che alla deboscia amano dedicarsi, sì, ma con juicio. Eppure la corruzione subdola, salvo pochi casi di pregressa ed eccezionale «tenuta» religiosa, durante l’ORGASMUS sa raggiungere anche loro. E come potrebbe non farlo, nel clima artificiale e guasto prodotto dal cozzare di centinaia di giovani abbandonati a se stessi, privi per mesi di punti di riferimento famigliari o comunque di figure adulte significative, senza un qualsivoglia controllo o indirizzo autorevole sul modo di impiegare il proprio tempo?
Spero che non sfugga almeno il «relativismo implicito» di cui una simile situazione, dove lo «scandalo» dell’indifferentismo e dell’apolidismo identitario è massimo, è necessariamente la fonte.
Ben si comprende, dunque, il motivo per cui la Massoneria tiene così tanto alla Mobility of University Students.
Così recitava nel 1838, con esplicito riferimento alla vera Fede, un’Istruzione segreta dell’infame Setta: «Noi abbiamo intrapresa la corruzione in grande, la corruzione che deve condurci al seppellimento della Chiesa. Il cattolicesimo non teme la punta del pugnale, ma può cadere sotto il peso della corruzione. Popolarizziamo il vizio nelle moltitudini; che lo respirino coi cinque sensi, che se ne saturino. Fate dei cuori viziosi e voi non avrete più cattolici. Lasciate in disparte i vecchi e gli uomini maturi; andate, invece, dritto alla gioventù».



[1] Si tratta del paragrafo XXXV del troppo celebrato libretto.
[2] A volte, certo, come sesso va bene anche il proprio.
[3] Il nome di battesimo di Desiderius Erasmus era in realtà Geert Geertsz (1466-1536).
[4] Esponente dissidente della Sinistra hegeliana, il filosofo Max Stirner (pseudonimo di Johann Caspar Schmidt, 1806-1856) è autore de L’unico e la sua proprietà (1844), libro «maledetto» che non a caso influirà in modo decisivo su Nietzsche. In esso si sostiene l’assolutezza dell’Ego individuale («l’Unico», appunto), a cui è permesso qualsiasi atto o delitto purché cooperi alla propria autoaffermazione. Nella prospettiva compiutamente atea ed anarchica di Stirner, ogni dipendenza dell’Ego da ciò che è altro-da-sè deve essere abolita: religione, Stato, famiglia, comunità, legge, moralità. La sola forma di legame sociale che Stirner riconosce come legittima è appunto l’«unione degli egoisti», alla quale i singoli Ego possono volontariamente assoggettarsi nella stretta misura utile ad aumentare la propria potenza e capacità di godimento individuale. «Io ho riposto la mia causa sul Nulla» è il famoso motto con cui si chiude il volume, capolavoro insuperabilmente coerente di nichilismo e di crudeltà.
 
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