Strana coppia: Binetti e Concia, portavoce gay e lesbiche di sinistra.
Immaginate di battervi da una vita per i diritti degli omosessuali e di dovervi operare d’urgenza. Chi non vorreste al vostro capezzale? Anna Paola Concia, portavoce della diessina Gayleft, s’è ritrovata mano nella mano con l’ape regina dei teodem: Paola Binetti. Quella per cui l’omosessualità è un “comportamento deviante”. Quella che invece, di botto, ha telefonato alla “nemica”:”Ho saputo che ti operi, ti vengo ad assistere”. Sorprese della vita. Effetti del Pd, per gli ottimisti. “Ha fatto un gesto grande, senza clamori, come sanno fare i cattolici”, dice la Concia seguace del motto veltroniano “avversari, non nemici”. Lei pure, del resto, ha fatto una scelta fuori dagli schemi quando, scoperto un tumore alla tiroide, ha scelto di operarsi dove lavora la senatrice diellina, al Campus biomedico. “Che fosse dell’Opus dei non lo sapevo. E comunque quando hai a che fare con la tua vita te ne freghi. Il mio medico mi ha detto di andare là. Punto”. E la Binetti? “E’ stata con me per le due ore dell’operazione. Mi sono addormentata con lei e svegliata con lei”. Nessun disagio ad avere come angelo custode una signora convinta che l’omosessualità sia una devianza? “Contro la Binetti faccio una battaglia politica anche dura. Il piano personale però resta fuori.”. Tentativi occulti di persuasione? “E’ arrivata da me con la mazzetta dei giornali. Unità, Manifesto, Liberazione… Dentro, ben nascosto, c’era Avvenire, con l’inserto sulla famiglia”.
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