LA SOLITUDINE DELLA CHIESA
Non c’è bisogno di aver studiato la storia del Pci per capire che il cardinal Bertone ha ragione quando dice che la Chiesa era più rispettata ai tempi di Gramsci e Togliatti che non oggi con il Pd: basta aver visto qualche film con Peppone e don Camillo. Ma da quei tempi non è cambiata la sinistra: è cambiato il mondo. Il rapporto tra il popolo e la Chiesa. Anzi, tra il popolo e l’idea stessa di Dio. In politica, è vero che è la sinistra a portare avanti in modo esplicito una visione anti-cattolica in materia di etica. Però anche il centrodestra dà segnali di smarcamento: li ha dati Aznar, li ha dati Fini. Il distacco tra ciò che la Chiesa propone e ciò che il parlamento dispone sembra un processo non più arrestabile: a sinistra ma a gioco lungo pure a destra.
Bertone ha ragione anche quando dice che quanto afferma la Chiesa su temi come diritto alla vita e famiglia corrisponde alla legge naturale. Ma il mondo di oggi crede ancora che esista una legge naturale, oggettiva? O ritiene piuttosto che l’unico vero criterio di comportamento sia il soggettivismo? Faccio quello che credo sia giusto per me, e ogni mio desiderio è un diritto: così pensa il mondo di oggi. È un pensiero che parte da lontano, e che ha portato alla secolarizzazione di quello che un tempo era il mondo cristiano. «Figurati che nei nervi, nella testa... ci sono certe fibrille, sono i nervi che hanno queste fibrille (...) Ecco perché io vedo e poi penso, perché ci sono queste fibrille, e non perché abbia un’anima e sia fatto a immagine e somiglianza di Dio, quelle sono tutte sciocchezze», dice Mitja Karamazov a suo fratello Alësha.
Tutto parte da questa diversa concezione dell’uomo. Come ha scritto su queste pagine Gianni Baget Bozzo, il mondo di oggi è dominato dall’idea che le neuroscienze possano spiegare in termini puramente materiali ogni comportamento dell’uomo; peggio, dall’idea che l’uomo sia solo il prodotto di una materia messasi insieme per caso e destinata a dissolversi nel nulla. La conseguenza è inevitabile: «Ma allora, che farà l’uomo?», dice ancora Mitja ad Alësha, «Senza Dio, senza una vita futura? Allora tutto è permesso, si può fare qualsiasi cosa? (...) Se Dio non esiste, l’uomo è il re della Terra, della creazione. Magnifico! Però, come farà a essere virtuoso l’uomo senza Dio?». Siamo partiti da lontano, e abbiamo scomodato la grande letteratura, ma il punto ci pare proprio questo. La Chiesa chiede oggi ai politici di seguire una morale che deriva da una fede che il mondo non ha più. Eppure avrebbe altre carte, la Chiesa, da giocare. La scienza ha migliorato la qualità della vita: ma non dà una risposta alle nostre domande ultime. E la morale laica, come aveva previsto Dostoevskij, nonostante le buone intenzioni ha finito con l’approdare a un «secondo me» dove ciascuno può stabilire una propria verità. È da questo doppio fallimento che la Chiesa dovrebbe ripartire, tornando a parlare di ciò che trascende il visibile e il materialmente percepibile, di ciò che dà un senso non effimero alla vita. È di questo che l’uomo di oggi – e di sempre – ha davvero bisogno.
Michele Brambilla – Il Giornale - lunedì 31 dicembre 2007,
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