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Assaggi n. 16: Il diritto occidentale è incomprensibile senza ciò che lo ha generato: la teologia cattolica. Le parole di un grande storico laico
Di Rassegna Stampa - 14/12/2007 - Storia del Cristianesimo - 1128 visite - 0 commenti
"I filosofi del diritto hanno sempre discusso, e presumibilmente continueranno a farlo, se il diritto si fondi sulla ragione e sulla morale o se sia solo la volontà di chi detiene il potere politico. Non è necessario risolvere questa disputa per concludere che, in base ai fatti storici, i sistemi giuridici di tutte le nazioni che hanno ereditato la tradizione giuridica occidentale si fondano su certe idee e postulati: cioè, che i sistemi giuridici stessi presuppongono la validità di quelle idee. Oggi quelle idee e quei postulati - quali l'integrità strutturale del diritto, il suo divenire, le sue radici religiose e le sue qualità trascendenti - stanno rapidamente scomparendo, non solo dalla mente dei filosofi, dei legislatori, dei giudici, degli avvocati, dei professori di diritto e di altri membri della professione legale, ma anche dalla coscienza della grande maggioranza dei cittadini, della gente in generale; e più ancora, stanno scomparendo dal diritto stesso. Il diritto sta diventando più frammentato, più oggettivo, modellato più sull'opportunità che sulla moralità, preoccupato più delle conseguenze immediate e meno della coerenza o della continuità. Così, nel ventesimo secolo [il libro da cui citiamo è del 1983, ndr], il terreno storico della tradizione giuridica occidentale sta per essere spazzato via e la tradizione stessa rischia il collasso.
(...)
E' impossibile comprendere il carattere rivoluzionario della tradizione giuridica occidentale senza esplorarne la dimensione religiosa (...). La scienza giuridica occidentale è una teologia laica, spesso priva di senso giacché i suoi presupposti ideologici non sono più ritenuti validi.
Un esempio bizzarro è in grado di fare luce sui paradossi di una tradizione giuridica che ha perso i contatti con le proprie fonti teologiche. Se un uomo, sano di mente, è accusato di omicidio e condannato a morte, ma poi, prima che venga eseguita la sentenza, diventa infermo di mente, la sua esecuzione verrà posticipata fino al recupero delle facoltà mentali. In generale, questo è quello che dice il diritto dei paesi occidentali ed anche di molti paesi non occidentali. Perché? La risposta storica, in Occidente, è la seguente: se un uomo fosse giustiziato in stato di infermità mentale, non avrebbe l'opportunità di confessare spontaneamente i suoi peccati e di ricevere il sacramento della Santa Comunione. Pertanto, gli si deve permettere di recuperare le facoltà mentali prima di morire, cosicché la sua anima non sia condannata alle fiamme eterne, ma abbia invece la possibilità di espiare i suoi peccati in Purgatorio e, da ultimo, nel giorno del Giudizio Universale, entrare nel Regno dei Cieli. (...)
Forse l'esempio non è, di per sè, di grande importanza, ma mostra che i sistemi giuridici di tutti i paesi occidentali, come di quelli non occidentali sotto l'influenza del diritto occidentale, sono il residuo laico di attitudini religiose e di assunti che storicamente trovarono espressione prima nella liturgia, nei riti e nella dottrina della Chiesa ed in seguito nelle istituzioni, nei concetti e nei valori del diritto. Se non si comprendono queste radici storiche, molte parti del diritto sembrano essere prive di una sottostante fonte di validità" (da Harold J. Berman, Diritto e rivoluzione. Le origini della tradizione giuridica occidentale).
 
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