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"Questo milione di uomini a cavallo hanno un ghigno che gli precede il naso". Il genocidio vandeano (1793-1796) visto dal cantautore Massimo Morsello
Di Rassegna Stampa - 14/12/2007 - Storia - 1310 visite - 0 commenti
Postiamo qui il testo della bellissima canzone "Vandea" di Massimo Morsello (dall'album "La direzione del vento", 1998). Come espresso dal titolo, il tema è quello del massacro di uomini, donne e bambini cattolici perpetrato nell'omonima regione del nord-ovest della Francia tra il 1793 e il 1796 dal governo francese rivoluzionario in nome dei miti sanguinari della Rivoluzione francese. Le più di 100.000 persone innocenti massacrate su una popolazione di 800.000 fanno dello sterminio vandeano il primo genocidio scientificamente pianificato della storia, un anticipo significativo di ciò che l'apostasia dalla fede e dalla ragione iniziata con l'Illuminismo settecentesco avrebbe prodotto nel Novecento.

Per un approfondimento sui massacri vandeani si veda qui: http://www.alleanzacattolica.org/idis_dpf/voci/v_vandea.htm

Per un approfondimento su Massimo Morsello, cantautore dalla rara ispirazione cristiana morto nel 2001, si veda qui: http://www.massimomorsello.it


Vandea

Fiacca la faccia che improvvisa la fame
Questo sole questo sole di Francia
Questa notte ha cambiato colore
Non ci scioglie più il nodo alla pancia
Quando la sera lo vedi calare

Questa spada, non è spada è una lancia
Taglia la gola agli agnelli e ai bambini
Questo fuoco che brucia le chiese
Brucia il raccolto dei contadini

E mio figlio che è figlio di Francia
Rivolta la terra perche ci dia da mangiare
Conosce fatica, dolore e rinuncia
Conosce una croce a cui poterle affidare

Ma questo milione di uomini a cavallo
hanno le lame sopra al loro coltello
Hanno un diavolo per capello
e di capelli una marea

Cantano di questa Francia
che cambia hanno un sorriso
che gli approva la morte
Stringono tra le ginocchia un cavallo,
e il cavallo s'impenna e riparte

La Francia moriva contadini baroni ed i figli suoi
E mio figlio
che ancora cantava
Cantava il domani appartiene a noi

Queste mani queste mani di Francia
di pelle dura che non intende ragione
Gia si formano in grembo alla pancia
di ogni madre di questa regione

Mio figlio che è nato di notte
Sul pavimento di un casolare
Ha una schiena che piega soltanto
quando il grano è maturo
e che lo deve tagliare

Mio figlio che è anima cuore e cervello
Impasto di Francia e la voleva servire
Gli hanno reciso di netto la testa dal collo
all'alba di un giorno che non doveva venire

Ma questo milione di uomini a cavallo
hanno un ghigno che gli precede il naso
Portano al collo un ramo di capelli
per ogni donna che hanno ucciso

Altre donne
che corrono tra il ferro e il fuoco
tenendosi il vestito strappato
Restano solo cani
che abbaiano verso il fumo
dopo che il fuoco s'è placato

La Francia moriva
contadini baroni ed i figli suoi
Ed il figlio di mio figlio
che ancora cantava
Cantava il domani appartiene a noi
 
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