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La grande rinuncia
Di don Massimo Pelliconi - 26/11/2007 - Bioetica - 1620 visite - 0 commenti
Durante la campagna referendaria sulla legge 40, e anche in seguito, ci siamo sentiti accusare di conservatorismo oscurantista, siamo stati tacciati di essere contro il progresso scientifico, ce ne hanno dette di cotte e di crude circa i nostri “dogmatismi” etico-religiosi. Eppure, assieme al convincimento sull’inviolabilità della vita umana sin dal suo inizio, non facevamo altro che riportare ciò che la scienza da tempo dimostrava. Noi, cattolici intransigenti unitamente a laici controcorrente, non facevamo altro che dire ciò che da tempo la comunità scientifica sapeva. E cioè che la ricerca sulle cellule staminali adulte offriva risultati enormemente più promettenti rispetto a quella sugli embrioni. Ma ora, anche il pioniere di quest’ultima, Ian Wilmut, noto per aver clonato nel 1997 la pecora Dolly, alza bandiera bianca, rinunciando alla ricerca sulle staminali embrionali. Lui, il paladino di coloro che fino a ieri sostenevano l’utilità dell’uso di embrioni a fini di ricerca, ha gettato la spugna clamorosamente. E lo ha fatto non su basi religiose o etiche, ma persuaso da ciò che i suoi colleghi scienziati hanno ulteriormente messo in luce. Per la verità il professor Angelo Luigi Vescovi ne aveva parlato già nel di¬cembre 2004, ancora prima degli accesi di¬battiti per i referendum sulla fecondazione assistita, dimostrandosi un buon profeta. Dunque la rivoluzionaria scoperta che segna gli inizi di una nuova era della ricerca è finalmente giunta: spostare indietro l’orologio biologico delle cellule. Si chaima Shinya Yamanaka il protagonista che è riuscito a “riprogrammare” alcune cellule prelevate dall’epidermide, riportandole indietro sino al loro stadio indifferenziato, rendendole cioè capaci di proliferare in qualsiasi tipo di tessuto umano con caratteristiche del tutto simili a quelle embrionali. Ma a differenza di queste ultime, le cellule ringiovanite non presentano l’enorme problema del rigetto in quanto autologhe, cioè prelevate dallo stesso paziente. Questo giovane scienziato giapponese è riuscito, con mezzi assolutamente limitati, ad individuare i quattro geni chiave attivi nelle cellule pluripotenti, ma silenziati in quelle adulte. Già, pochi mezzi, ma idee corrette e rispettose dell’essere umano, hanno spiazzato l’ingente quantità di risorse economiche messe fino ad oggi a disposizione per ricerca sugli embrioni. A tal proposito qualcuno ha giustamente ricordato che in Italia, appena in¬sediato il governo Prodi, il ministro Fabio Mussi ha tolto la firma del nostro paese da quella minoranza di blocco che impedi¬va che fondi comuni europei (soldi anche nostri!) fossero desti¬nati alla ricerca sugli embrioni. E questo in beffa alla volontà della maggioranza degli italiani palesata nel referendum sulla legge 40. Mussi, i radicali e tutti coloro che gridano e s’indignano se la ricerca scientifica non gode di una libertà assoluta, priva di orientamenti etici fondamentali, avranno ora l’umiltà di convertirsi? Sapranno ammettere il loro errore? No, non vogliamo le loro scuse, non pretendiamo tanto. Ma speriamo almeno in un cambiamento deciso. Speriamo soprattutto che abbandonino la loro ideologia, la loro violenta irrazionalità, e si convincano una volta per tutte, che la vera scienza non rinuncia affatto a compiere scoperte meravigliose e sorprendenti, rinuncia invece sempre ad uccidere una vita umana.
 
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