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A PROPOSITO DEL DIBATTITO SULLE CELLULE STAMINALI
Di Umberto Fasol - 12/10/2007 - Bioetica - 1166 visite - 0 commenti

La Bioetica sta diventando sempre più oggetto di dibattiti che catturano le prime pagine dei giornali, a livello mondiale; qualcuno ha detto che il terzo millennio sarà caratterizzato proprio da questa nuova disciplina. Ho partecipato alla serata sulle cellule staminali organizzata dal Congresso Nazionale di Neuroscienze alla Gran Guardia di Verona, venerdì 28 settembre 2007, alle ore 20,30; il tema era: “Cellule staminali: aspetti bioetici”.

Sono stato incaricato di presentare i relatori, tra cui il cardinale emerito di Ravenna, s.e. mons. Ersilio Tonini, e il prof. Piergiorgio Strata, neurofisiologo dell’Università di Torino, e di dare inizio ai lavori con una breve introduzione. Volevo, in questa sede, riferire sul tema - cui il nostro quotidiano cittadino ha dato ampio risalto - e aggiungere qualche riflessione, frutto anche dell’esperienza maturata insegnando un po’ di bioetica ai liceali di questa Scuola. Il punto cruciale della questione, cui si richiamano anche le forti voci di protesta contro i limiti imposti dalla legge n°40 sulla fecondazione assistita, è dato dalla possibilità morale di utilizzare le cellule staminali umane, di tipo embrionale; le staminali del cordone ombelicale e quelle dell’adulto non pongono alcun problema in questo senso. Per poter utilizzare le staminali totipotenti del primo tipo bisogna intervenire (uccidendolo) sull’embrione umano. Lo scopo dichiarato di questo filone di ricerca è quello di aprire nuove possibilità nella terapia di diverse malattie, tra cui quelle degenerative del sistema nervoso centrale. Per realizzare questo desiderio - manipolare l’embrione umano - è stata creata in letteratura la figura di “pre-embrione” (1984, Gran Bretagna, rapporto Warnock), che non esisteva prima, nei manuali di biologia dello sviluppo, e che, del resto, non è mai stata applicata né al mondo animale né a quello vegetale. Stano ma vero: solo lo sviluppo dell’uomo prevede lo stadio di “pre-embrione”, che va dal concepimento al fatidico quattordicesimo giorno, quando cioè inizia a formarsi la “piega neurale” ovvero la prima “bozza” di sistema nervoso. Si dice, con pressoché universale consenso in ambito accademico, che l’essere umano inizia la sua identità individuale solo a partire da questo momento in cui compare il suo organo peculiare, che è appunto il cervello. Volevo a questo punto proporre quattro considerazioni, non desunte dalla fede cristiana, ma affidate esclusivamente alla ragione e alle sue ragioni, come si conviene a un dibattito laico.

Che cosa dire allora di fronte alla data del 14° giorno?

Primo. Per ogni animale e per ogni vegetale vale la regola della discendenza, per cui l’identità del figlio è data dalla natura dei genitori: un figlio di cavallo è tale perché i suoi genitori sono equini, anche se dovesse essere incapace di galoppare. Così l’embrione umano è tale perché i suoi genitori sono umani, senza ma, senza se e soprattutto senza alcun calendario. Anche se dovesse svilupparsi privo di un arto o anche fosse anencefalico, è sempre un umano, appunto per generazione. E’ chiaro che l’inizio della nuova esistenza è data dalla fecondazione; non un giorno prima, non un giorno dopo. E’ solo in quell’istante che inizia un processo di sviluppo assolutamente nuovo, autonomo e indipendente dai genitori; nessun grande biologo si era mai accorto, studiando lo sviluppo embrionale, di un “salto” tra il 14° e il 15° giorno, prima che entrassero in gioco interessi di tipo politico.

Secondo. Il processo biologico che si avvia con la fecondazione è inarrestabile ed è orientato allo sviluppo di tutto il nuovo essere, senza soluzione di continuità. Il processo di sviluppo non si presta ad essere segmentato in giorni se non per comodità di studio; la comparsa della piega neurale ha la stessa importanza della comparsa del cuore o della comparsa precedente di una blastula. La piega neurale non compare da sola, ma compare su una gastrula, ovvero su una struttura pluricellulare cui è vitalmente connessa: no gastrula, no piega neurale! Non si vede perciò il motivo scientifico per “isolare” la comparsa di un organo dal suo contesto. In fondo, inoltre, anche questo inizio di cervello non è né autocoscienza, né funzionalità cerebrale, e neppure certezza di sviluppo ulteriore. Terzo. Ammesso e non concesso che diventi uomo il 14° giorno: prima cos’era? Un limbo? Una “entità” (come arbitrariamente si dice) di quale specie, se non quella umana? Il fatto che non si possa definire il “prima” rende vuota la definizione del “dopo”: se non è cambiato nulla, come parlare di un prima e di un dopo? Quarto e ne parliamo sottovoce. Se proprio vogliamo accettare questa definizione, siamo coerenti e diciamo che tutti gli aborti dopo il 14° giorno sono omicidi perché uccidono un essere umano, come appunto si vuole sostenere con l’argomentazione della piega neurale. Insomma, la ragione ci conferma nell’evidenza che ogni donna prova quando si accorge di essere incinta ed afferma: “aspetto un bambino”. Come donne e come uomini preferiamo credere che la nostra storia sia iniziata molto prima del quattordicesimo giorno, a partire da un gesto d’amore di una mamma e di un papà che ci hanno generato, prima di avviare qualsiasi processo biologico. Umberto Fasol Biologo, preside Istituto Alle Stimate

 
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