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In Italia quando si ragiona di scuola si finisce sempre a parlare di istituti privati e dei finanziamenti statali che vengono loro concessi. Le scuole private cui ci si riferisce, però, non sono i diplomifici, dove si fanno tre o due anni in uno dopo essere stati bocciati altrove, e neppure le scuole steineriane, o altri istituti, magari non sempre perfettamente "in regola", in quanto si tratta, in tutti questi casi, di realtà non "ideologicamente sensibili".
Quello su cui piace discutere sono, di norma, le scuole private cattoliche: sono loro a costituire lo scandalo, la pietra d'inciampo sulla strada verso la libertà, l'eguaglianza, la laicità, le casse dello stato…. Un nemico tanto bersagliato che a leggere la stampa, e ad ignorare la storia, si finiscono per dimenticare alcuni evidenze. La prima è che in Italia, e in Europa, le scuole e persino le università sono nate come istituzioni private, cioè libere, con forti legami col mondo ecclesiastico. Anche nell'antica Atene, del resto, l'iniziativa scolastica era strettamente personale e familiare, a differenza di Sparta, che contemplava un rigido monopolio scolastico statale: con gli effetti che tutti conosciamo.
E' solo con i despoti illuminati e, in Italia, col Risorgimento, che la scuola diviene statale, spesso attraverso confisca di scuole private già esistenti. Alla Chiesa viene demandata per lo più solo l'istituzione di asili infantili, di scuole elementari, professionali e per l'educazione femminile: tutte realtà costose, per lo Stato, necessarie, per il popolo, ma non redditizie, da un punto di vista politico ed ideologico. Lo Stato padrone ha sempre avuto bisogno di controllare i luoghi della formazione delle classi dirigenti, in un'ottica di potere, non di attenzione al bene comune. Basti pensare che oggi in Italia mancano proprio gli asili e le scuole materne, con gravi conseguenze sulle famiglie, e molti di quelli che ci sono, troppo pochi, nascono dall'iniziativa privata: lo Stato, lo ripeto, se ne frega. La seconda evidenza, che viene spesso dimenticata, è quella economica.
Ma davvero queste scuole "private", che in realtà sono pubbliche allo stesso modo dei bar e degli alberghi, cioè privati che offrono un servizo pubblico, pesano tanto sullo Stato e sui contribuenti? La realtà è l'opposto. Vediamo anzitutto l'entità della "minaccia". In primo luogo le private, in continua e persistente diminuzione, rappresentano una percentuale minima: nel 2001 gli alunni delle non statali in Italia erano il 14% scarso, laddove in Olanda le scuole non statali rappresentavano il 70%, in Belgio il 59%, in Irlanda il 60%, in Spagna il 33% e in Francia il 17%…In secondo luogo le private vengono spesso incontro ad un bisogno delle famiglie di cui lo Stato non si prende gran cura: infatti, sempre nel 2001, le scuole private materne (quelle, per intenderci, che non servono ad alcun "indottrinamento", al 91% cattoliche) coprivano il 37% del totale degli alunni, a fronte di un misero 5% di ragazzi che frequentavano scuole private superiori (delle quali solo la metà cattoliche). Inoltre è bene considerare il fatto che in Europa l'Italia si trova tra gli ultimissimi paesi per percentuale di finanziamento pubblico alle scuole non statali.
A questo punto occorre chiedersi: quanto potrà incidere sullo Stato e sul contribuente la scuola privata, viste le sue modeste proporzioni? Ebbene, la conclusione, chiarissima, è che il finanziamento statale alle scuole private è veramente qualcosa di risibile: nel 2003 si parlò a lungo dei 30 milioni di euro concessi alle famiglie che iscrivevano i loro figli alle private. Contemporaneamente la scuola pubblica spendeva in totale circa 43 miliardi di euro! Ogni privata, in realtà, rappresenta per lo stato un notevole risparmio: gli insegnanti vengono pagati molto meno (prendiamo circa mille euro al mese), l'edificio è mantenuto dal privato, il personale ausiliario e tutte le spese sono ridotte al minimo. Questo significa che dal punto di vista economico ogni alunno della privata fa risparmiare allo Stato una cifra considerevole.
In Trentino la situazione è questa: "La nostra Provincia spende ogni anno 8800 euro per ogni alunno delle scuole superiori statali, per coprire tutti i costi del servizio offerto. Agli alunni delle scuole non statali viene corrisposta una cifra notevolmente inferiore, cioè 3200 euro, alla quale gli alunni stessi devono aggiungere una retta annua per la copertura del disavanzo. In questo modo la Provincia risparmia 5600 euro all’anno per ogni alunno che non frequenta le proprie scuole: più alunni frequentano le scuole non statali e più l’ente pubblico risparmia. 4. Gli alunni delle scuole cattoliche versano una retta annua di circa 1400 euro. Ciò significa che la scuola che frequentano ha a disposizione un budget per ogni alunno complessivo di 4600 euro (cioè i 3200 della Provincia più i 1400 dell’alunno stesso), con il quale deve coprire tutte le spese. I fatti dimostrano che queste scuole, pur avendo dunque un budget per studente che è quasi la metà di quello delle scuole statali, offrono un servizio completo e molto spesso anche integrato da corsi aggiuntivi e da una particolare attenzione alle necessità dei singoli alunni. 5. Ciò dimostra che quando una istituzione scolastica è gestita da un soggetto liberamente costituito da persone che condividono uno stesso progetto educativo e culturale (famiglie, insegnanti, comunità) è in grado di utilizzare al meglio le proprie risorse e che è dunque pieno interesse dello Stato favorire in ogni modo questa iniziativa della società e delle persone, senza sostituirsi ad esse. In base al principio di sussidiarietà infatti la comunità civile deve sostenere il più possibile l’iniziativa che sorge dalle comunità che vivono al suo interno" (www.libertaepersona.org). A ciò si aggiunga infine che le famiglie dei ragazzi che vanno alle private pagano l'istruzione due volte: con le tasse, che finiranno a beneficio delle scuole statali, e con la retta. Per cui si può dire, in ultima analisi, che il cosiddetto finanziamento dello Stato alle private è un finanziamento a se stesso, ed in parte una restituzione alle famiglie, che usufruiscono della privata, della quota di tasse da loro versata per l'istruzione pubblica. Tolto di mezzo il falso problema della privata, occorrerebbe allora chiedersi quali siano i veri guai della scuola di oggi? Ma per questo vi sono già, a fare guai, i Berlinguer e le Moratti….