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Grazie Oriana. Dopo un anno dalla sua morte
Di Irene Bertoglio - 15/09/2007 - Attualità - 1575 visite - 0 commenti
È il momento di usare la penna, ed è con onore che ti dedichiamo queste parole, sperando di trasmettere quello che a te piaceva comunicare: passione per la Vita. Sì, perché ciò che amiamo ricordare di te è la tenacia e il coraggio con i quali hai sempre scritto fuori dai denti, talvolta appellandoti alla “rabbia e l’orgoglio”, altre volte alla “forza della ragione”. Perché, per quanto le tue idee possano essere state amate da una parte, ed odiate dall’altra, ciò che tutti dovrebbero riconoscere è il motivo della tua battaglia intellettuale. Il motivo è lo stesso che ti ha portato a scrivere Un uomo: un libro su un eroe che si batte da solo per la libertà e per la verità, senza arrendersi mai. Non vogliamo qui soffermarci su tutte quelle tematiche attuali che hai sempre affrontato, costante e determinata, nei tuoi scritti - in quanto sarebbe inutile sottolineare il nostro totale accordo- ma ci pare opportuno ricordare un altro aspetto della tua persona, che unisce tutti i diversi pensieri politici, e addirittura (non si scandalizzino, signori) comunisti, pacifinti, no global, arcobalenisti, pluriculturalisti… e questo denominatore comune lo lasciamo spiegare a te: «E se la parola Insciallah- destino- Insciallah avesse significato il trionfo della Vita? Se fosse stata la Vita il destino di tutte le cose?». Intorno ad ogni tua riflessione possiamo cogliere la profondità e l’acutezza che hai dimostrato di avere nei confronti delle domande esistenziali. Traspare nei tuoi libri questo forte desiderio di restare attaccata alla Vita, parola curiosamente scritta con la maiuscola, ed accompagnata da un leggero velo di malinconia. Tuttavia, hai capito che solo l’uomo superficiale riesce ad essere indifferente ed apaticamente felice: l’inquietudine spesso è il sentore di un’umanità viva, in continua ricerca. Così hai espresso questo disagio interiore: «Vedi quant’è breve la Vita! Troppo breve, troppo. Sia che tu sia fatto di parole anzi di carta, sia che tu sia fatto di carne, dura quanto un fiore del deserto. Uno di quei fiori che sbocciano al mattino per seccare al tramonto. Ho letto che sono molto belli, i fiori del deserto. Forse sono belli proprio perché durano lo spazio d’un giorno. Questo li rende preziosi e… Mi hanno chiamato, mi chiamano». O ancora, più recentemente: «Amo troppo la vita, mi spiego? Sono troppo convinta che la vita sia bella anche quando è brutta, che nascere sia il miracolo dei miracoli, vivere il regalo dei regali. Anche se si tratta di un regalo difficile. A volte doloroso. Con la stessa passione odio la morte, non la capisco. Capisco soltanto che fa parte della vita e che senza lo spreco che si chiama morte non ci sarebbe la Vita». Hai voluto racchiudere queste tue riflessioni in una “filosofia di Vita”: sono diventate, in questa maniera, il tuo modo di pensare, di agire, di amare. Infatti, in Intervista con la storia domandi ad Alekos cosa significhi essere un uomo: «Significa avere coraggio, avere dignità. Significa credere nell’umanità. Significa amare senza permettere a un amore di diventare un’àncora. Significa lottare. E vincere». La tua sensibilità interiore lascia spazio alla speranza raccontata, esternata, perfino gridata, ma mai relegata in un angolo: «Morire, una semplice battuta d’arresto: una pausa di riposo, un breve sonno per prepararsi a rinascere, a rivivere, per rimorire si ma per rinascere ancora, rivivere ancora, vivere vivere all’infinito…». Te lo auguriamo Oriana. THANK YOU ORIANA - After a year of her death. It is time now to write it down, and it is with a great honour that we dedicate to you these words, with the hope that we can do it as you did: with the passion of life.What we would like to remember of you, is the courage and perseverance with which you always wrote, sometimes referring to the “Rage and pride”, or to the “Force of reason”. Even if your ideas were in part loved and in part hated, what everyone should recognize is the motive of your intellectual battle. It is the same reason that lead you to write “A man”: a book about a hero that fought alone for freedom and truth, without surrender. Let’s not focus on the topics that you always wrote about with which we completely agree, but we find appropriate to remember another aspect of your being, which links all different political views and – don’t be shocked, gentlemen! – communists, pacifists, no-global, arcobalenisti and pluriculturalists… We let you explain this common denominator: «what if the world Insciallah – destiny – Insciallah means the triumph of life? What if it was Life the destiny of all things?». In any of your thoughts we can see the deep effort and perspicacity you put towards existential questions. Through your books we can feel a strong desire towards Life, with a capital letter, accompanied with a subtle veil of melancholy. However, you understand that only superficial man can be regardless and sluggishly happy: uneasiness often is what makes humanity alive. This is how you have expressed you being uneasy with yourself: «see how short Life is!, Too short, much too short. Both if you are made of words, or rather paper, or made of flesh, hard as a desert’s flower. One of those flowers who blossoms in the dawn and dries out in the sunset. I’ve read they’re really beautiful, maybe because they last just one day. This makes them precious and…they’ve called me, they are calling me». Even more recently: «I love Life so much, do you know what I mean? I’m sure that Life is beautiful even when it’s awful, that birth is the master miracle, Life is the major Gift. Even if it is a hard gift, sometimes painful. With the same passion I hate death, I cannot figure it out. I only comprehend that it is part of Life and without death there won’t be Life». These thoughts became your philosophy of Life, your way of thinking, acting and loving. In fact in “Interview with history” you ask to Alekos what does it mean being a man: «means being brave, have dignity and believe in humanity…fight and win». With your sensitivity you told, you shout but never put the hope in a corner: «dying…, a break, a short sleep to rebirth, to live again, to die again, but reborn once more, live again, live, live to infinity». We wish you all that, Oriana.
 
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