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Cattolici adulterati: per il Prodi della campagna elettorale 2006 la legge sull'aborto è un "patrimonio dell'Unione" da difendere.
Di Rassegna Stampa - 02/09/2007 - Bioetica - 1132 visite - 0 commenti
“Non sarà fatta menzione di emendamenti o cambiamenti della legge sull’aborto che abbiamo unanimemente confermato essere patrimonio dell’Unione”. Questa in sintesi la dichiarazione del cattolico adulto Romano Prodi, quando era candidato alla guida dell’Unione del centro sinistra, alle elezione politiche del 2006. L’intellighenzia della sinistra si è trovata per mettere a punto il “manifesto dei valori” da sottoporre al proprio elettorato e sulla questione etica, le cose sono chiare. La legge sull’aborto, non si tocca perché - loro dicono - è un patrimonio. L’uccisione indiscriminata di milioni di esseri umani perpetrata ogni anno sistematicamente negli ospedali pubblici e a titolo gratuito sarebbe un “patrimonio da difendere”. L’uccisione di una creatura umana indifesa non può essere un valore, mai, per nessuna ragione. La legge numero 194 del 1978 sull’aborto viene anche falsificata nel nome, con quello più morbido in modo da non turbare le coscienze “NORME PER LA TUTELA SOCIALE DELLA MATERNITA’ E SULL’INTERRUZIONE VOLONTARIA DELLA GRAVIDANZA”. Un sofisma per non dire la verità. Per tentare di raggirare l’ostacolo e non dover ammettere che non si tratta di eliminare un grumolo di cellule asfittiche ma si tratta di eliminare un essere umano dall’inizio della sua vita. “Gli embrioni degli scimpanzè sono progetti di esseri umani” così tuonava lo scienziato per eccellenza, il guru della medicina italiano, già ministro della Salute, Umberto Veronesi, sulle pagine del Corsera che naturalmente ne da ampio spazio. L’articolo 1 della legge 194 enuncia a chiare lettere che : “LO STATO GARANTISCE IL DIRITTO ALLA PROCREAZIONE COSCIENTE E RESPONSABILE, RICONOSCE IL VALORE SOCIALE DELLA MATERNITÀ E TUTELA LA VITA UMANA DAL SUO INIZIO”. La stessa Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi già con la sentenza del 18/2/1975, non ha negato il diritto alla vita del concepito ma, al contrario, ha configurato uno “stato di necessità”, il quale suppone il conflitto tra i diritti di due soggetti. L’ultima sentenza della suprema corte numero 35 del 10/2/97 nella stessa materia ha affermato chiaramente il diritto alla vita del concepito fin dalla fecondazione ed ha interpretato la legge numero 194/78 come diretta a tutelare non solo la madre ma anche il figlio, attraverso il bilanciamento degli opposti interessi e l’intervento della società (medico e consultorio) nella speranza di favorire così la prosecuzione della gravidanza anche quando la donna è orientata all’aborto. L’unico stato di necessità che si vede oggi è la gravidanza stessa, cioè il fatto che un essere umano vive dentro ad un altro essere umano. Un essere umano indifeso che grida a gran voce il suo diritto universale di venire al mondo che gli viene negato dalla propria madre. Il partito di Pannella ed altri che a su tempo sostennero la libertà di abortire, come diritto della donna, ci dissero che si doveva arginare il fenomeno dell’aborto clandestino. Oggi, tutti possono constatare quanto menzognere fossero le loro argomentazioni. Chiunque, oggi, può consultare il sito dell’ISTAT (le cui statistiche sono edulcorate) e rendersi conto che il fenomeno della clandestinità tanto sbandierato allora dall’uomo di morte “Pannella” erano solo pretesti per rendere lecita una pratica illecita ed immorale. I numeri comunque parlano da soli e non sono opinabili. Nel 2002 e così per tutti gli anni precedenti, sono stati commessi 137.000 aborti volontari. Tra questi aborti, 10 mila e più casi, tra le giovani dai 15 ai 19 anni (dice l’ISTAT). Si tratta di omicidio di Stato. Non si possono cambiare le parole per cambiare le cose. I fatti sono fatti e non possono essere stravolti dagli uomini di morte. Ogni persona responsabile, ogni cattolico, ogni cristiano chiunque crede in Dio è obbligato dalla legge morale di Dio a promuoversi per fermare questo omicidio di massa pagato dallo Stato. Il voto di ognuno di noi dato alla lista dell’Unione che considera l’aborto un suo patrimonio da difendere come valore, è un atto contro Dio. Non si possono appoggiare candidati che difendono l’aborto come valore. L’aborto è un male morale e nessuna circostanza lo può diminuire. Non possono diminuire la colpa morale nemmeno le circostanze che vedrebbero il feto malato perché la vita è un dono di Dio e non può essere soppressa dall’uomo. Solo un uomo che vuole rendersi simile a Dio può decidere della vita e della morte. Quest’uomo, chiunque esso sia, che vuole sostituirsi a Dio onnipotenze e creatore del cielo e della terra, quest’uomo ha già negato Dio perché vuole uccidere deliberatamente una sua creatura. Non esistono 130 mila aborti di feti malformati e nemmeno di mamme che rischiano la propria vita per dare alla luce un figlio. In Italia vengono perpetrati sistematicamente milioni di omicidi di esseri indifesi che gridano in silenzio nella più totale indifferenza dei molti. Lettera firmata [dalla rubrica delle lettere del sito web effedieffe.com, 2 settembre 2007]
 
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