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Ossigeno alle borse. E ai risparmiatori?
Di Rassegna Stampa - 18/08/2007 - Economia - 1406 visite - 0 commenti
Giancarlo Galli Che il Sistema finanziario internazionale si sia preso, in piena estate, non una passeggera bronchite ma una brutta polmonite, è ormai accertato. Non che il malato si trovi in pericolo di vita, ma certamente il decorso della malattia sarà lungo e tormentato. Per riprendere le forze, ritrovare lo slancio, occorreranno svariate stagioni. D'altra parte è questo, storicamente, il diabolico ritmo dei cicli dei mercati cui presiede il dio denaro: 3-5 anni di crescita, poi il capitombolo. Nessuno stupore, quindi. Semmai, c'è da restare allibiti per la banalità delle reazioni di tanti uomini politici e banchieri illustri: promettono di voler «fare chiarezza». In che mondo vivevano sino alla passata settimana, quando si sciacquavano la bocca con annunci di crescita dell'economia, di sviluppo della produzione dei consumi? Sarebbe opportuno che tanti «signori» anziché gingillarsi sui perché del crac, spiegassero (senza perdersi in giri di parole con cui tentano di impacchettare il fumo delle loro idee), come intendano agire. Ieri alle 14,38 ora europea, con mossa tempestiva la Federal Reserve Usa ha ridotto di mezzo punto il costo del denaro. E il paziente ha reagito con un improvviso rimbalzo delle quotazioni: ulteriore indice di un pericoloso nervosismo, anche perché la Fed ha motivato la decisione come sforzo per impedire che la crisi contagiasse l'economia reale. Questo è infatti il pericolo incombente. Da qualche giorno centinaia di milioni di famiglie, sparse per il pianeta, hanno visto decurtato, almeno sulla carta, i loro patrimoni. La perdita di valore dei Fondi d'investimento, dei titoli azionari, delle obbligazioni degli immobili ci ha resi, almeno psicologicamente più poveri. Le prime contrazioni dei consumi, già si manifestano nel settore delle materie prime mentre vi è chi sta riscoprendo l'oro quale bene-rifugio. Nel contempo, l'attività finanziaria sta subendo battute d'arresto: è probabile che di fuochi d'artificio se ne vedranno pochi in futuro. Meno fusioni , meno acquisizioni. Purtroppo, c'è da temere anche meno investimenti da parte delle imprese. I pessimisti sono i primi a ritenere che se la «normalità finanziaria» non verrà ristabilita entro settembre, a fine anno avremo un azzeramento della crescita. Anticamera di una probabile recessione. Altri, meno catastrofici, ritengono che si avrà «solo» una riduzione nella dinamica del Pil attorno allo 0,5 per cento. Pressoché unanime, comunque l'opinione: moltissimo dipende dalle reazioni della massa dei risparmiatori. Troppo facile però richiedere loro di «mantenere i nervi saldi», da parte di quanti «non potevano non sapere». È un problema che al di là delle analisi macro economiche, delle dissertazioni, a sfondo etico-ideologico sul capitalismo speculativo e i suoi misfatti, tocca da vicino il portafoglio delle famiglie, le pensioni integrative. E come tale va visto e giudicato. Con la recente trasformazione del Tfr; la liquidazione di fine rapporto, erano state dipinte ed esaltate le meraviglie dei Fondi alternativi, il cosiddetto «secondo pilastro» pensionistico. Quanto sta accadendo va provocando una legittima ansia nelle famiglie. Vediamo ovunque banche, compagnie di assicurazione, nell'occhio del ciclone. Sono solide, viene ribadito, e prestiamo fede; ma sono pure le stesse che in troppi casi pur di lucrare provvigioni hanno agevolato la messa in circolazione di quei «prodotti» di incerta identità e dagli oscuri risvolti, all'origine dell'attuale terremoto. Forse e senza forse, affinché alla gente comune - che costituisce la spina dorsale e morale di ogni nazione - venga restituita la meritata serenità, occorre che da questa crisi scaturisca qualcosa di veramente nuovo: un recupero della perduta trasparenza bancaria. Solo in questo modo sarà possibile risalire la china rimettendo il necessario ordine nel mondo della Finanza.(Avvenire, 18/8/207)
 
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