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Il prossimo referendum promosso dalla Uil del Trentino e in particolare dal sindacalista Bommassar, ci permette di riflettere su alcune questioni storiche e attuali di non poco conto.
Anzitutto, a mio parere, occorre smitizzare la valenza sacrale della parola "pubblico", rispetto alla parola "privato", evitando di associare sempre, alla prima, sinonimi come legale, giusto, ben fatto, ed alla seconda concetti come egoismo, lucro, interesse e quant'altro… Questo pregiudizio è nato con l'ideologia marxista, che proponeva un controllo totale da parte dello Stato di ogni attività, e con i totalitarismi del Novecento, anch'essi statolatrici ed accentratori. Per stare alla scuola, sia la Russia comunista che la Germania nazionalsocialista, infatti, tentarono in ogni modo di sopprimere qualsiasi forma educativa che non dipendesse dallo Stato, in nome della necessità che tutto fosse "nello Stato, per lo Stato e con lo Stato". Si trattava essenzialmente di strappare i figli alle famiglie, intese come società private, e quindi negative, e a tutte le altre associazioni che non dipendessero in qualche modo dal partito, e cioè, a loro dire, dalla comunità.
Ma se andiamo un attimo indietro, prima dei totalitarismi, ci accorgiamo che lo Stato, precedentemente, non era considerato il detentore di ogni autorità e di ogni iniziativa, perché la società sgorgava dal basso, dalla "privata" e libera intrapresa dei cittadini, delle persone, dei cosiddetti corpi intermedi. Qui sta la forza dell'Europa, la grandezza artistica dell'Italia ,ed anche la sua tradizione educativa e letteraria.
Dal privato, e non dallo Stato, nascono le prime scuole, gli ospedali, le botteghe degli artisti e le stesse università! Senza scuola "privata" (che in realtà è pubblica, perché accessibile a tutti), non avremmo mai avuto né Dante, né Petrarca, né Manzoni, né Leopardi, ma non avremmo neppure moltissime delle odierne scuole statali, che spesso nascono tra fine Settecento e Novecento attraverso l'espropriazione forzata e violenta, da parte dei governi, di scuole preesistenti, costruite dai teatini, dai barnabiti, dai Gesuiti (quest'ultimi hanno formato, in Francia, non solo Cartesio e Moliere, ma la gran parte della generazione degli illuministi, compreso Voltaire)….
Si pensi solo che “il vero fondatore della scuola popolare”, per la gran parte dei pedagogisti, è un "privato" e un santo come Giovan Battista de la Salle. Per altri storici dell'educazione, invece, "la prima scuola popolare dei tempi moderni" è quella creata da un altro religioso, lo spagnolo san Giuseppe Calasanzio, fondatore delle Scuole Pie, in cui figli dei ricchi e figli dei poveri sedevano allo stesso banco, e imparavano discipline umanistiche e tecnico-professionali ad un tempo. Non è inutile ricordare che i seguaci del de la Salle, poveri ed educatori di poveri, verranno perseguitati, calunniati ed espropriati in più occasioni tra la fine del Settecento e i primi del Novecento.
Come non ricordare poi l'opera di educatori "privati" come san Giovanni Bosco, colui che creò scuole professionali di varie tipologie per i ragazzi sbandati di Torino, per i poveri e gli orfani, al fine di impedire che finissero nel tritacarne della rivoluzione industriale e del poco attento Stato borghese e risorgimentale?
Ma per concludere, e per tornare al nostro Trentino, in cui qualcuno, per motivi in realtà ideologici, finge di non sapere che le scuole cosiddette "private" costituiscono un risparmio, e non una spesa, per lo Stato, sarebbe bene ricordare alcune semplici verità storiche. Il Trentino è ancora "ricco" di scuole private, perché sopravvivono, almeno in parte, le opere di tutte quelle persone e di quei religiosi che nei secoli passati si presero cura dei giovani, laddove lo Stato era assente. Il beato Stefano Bellesini, ad esempio, fu colui che portò l'istruzione elementare nella nostra città, anche per i figli dei poveri; a Trento sopravvivono realtà private imponenti e straordinarie, come l'Enaip, l'Istituto Canossiano, promosso a suo tempo dalle suore canossiane per insegnare un mestiere alle ragazze povere di campagna, e l'istituto Artigianelli, nato dall'iniziativa del bresciano don Ludovico Pavoni, riconosciuto da tutti come il fondatore della prima scuola grafica d'Italia! Per finire come non ricordare che lo stesso Istituto Giovanni Prati, famosa scuola statale della nostra città, in cui anch'io ho studiato, fu la prima scuola superiore del Trentino e nacque grazie ai Gesuiti che, come spiega il sito dell'Istituto stesso, lo aprirono "a centinaia di studenti di ogni estrazione sociale, dai più nobili ai più modesti figli di agricoltori delle vallate", gratuitamente?