Blair, conversione rimandata.
L'adesione del premier al cattolicesimo è solo questione di tempo, ma il giudizio di Benedetto XVI sulla sua politica è critico
«Confronto franco» in Vaticano: pesano le divisioni su Iraq e legislazione britannica
ROMA — La conversione di Tony Blair ormai è solo questione di tempo. Per la prima volta, dopo la visita del premier britannico a Papa Benedetto XVI, la sua adesione pubblica alla religione cattolica viene considerata probabile anche in Vaticano. Anche se non imminente. Forse ci vorrà ancora un po' di riflessione, come aveva detto al Times lo stesso premier: «Le cose non si risolvono sempre come si dovrebbe ». E cert amente la Gran Bretagna non avrà un premier cattolico.
Ma il colloquio di ieri, ufficialmente una tappa del tour internazionale di saluti di Blair che tra una settimana lascia l'incarico, è stato un momento importante e denso di significato e non solo perché il Vaticano ha, nel comunicato finale, esplicitamente appoggiato «il desiderio di impegnarsi in modo particolare per la pace in Medio Oriente e per il dialogo interreligioso», che Blair spera possa concretizzarsi nella nomina a inviato speciale del Quartetto di pace per il Medio Oriente. E se è difficile sapere quanto e come il Papa e Blair abbiano parlato delle questioni personali, cioè della conversione, il premier britannico ha però lasciato dietro di sé una serie di gesti simbolici. È arrivato con la moglie Cherie e un seguito molto ridotto che comprendeva anche Bernard Arnaud e signora, ha parlato a tu per tu con il Papa per venticinque minuti. Prima dei saluti è stato raggiunto anche dall'arcivescovo di Westminster (eventualmente il futuro vescovo della diocesi di Blair) Cormac Murphy O'Connor. In regalo al Papa ha portato tre fotografie di John Henry Newman, il filosofo inglese convertito nell' 800 al cattolicesimo, uno dei più illustri testimonial per la Chiesa in Inghilterra per il quale è in corso anche una causa di canonizzazione. Dopo l'incontro con il Papa la regia blairiana ha previsto un altro passaggio storico: la visita al Venerable English College, il seminario inglese in via Monserrato, la più antica istituzione del Regno Unito fuori dal suo territorio nazionale. Blair è stato ieri il primo premier del Regno Unito a visitarla.
Ma se è scontato che Blair pubblicamente annuncerà la sua conversione, il giudizio del Papa sul suo operato politico, cioè sul governo e sulle leggi inglesi, non è così positivo. Lo dice la nota della Santa Sede che a proposito dell'incontro di ieri parla di «un confronto franco», formula che lascia intendere che su molti temi le visioni non coincidono. E infatti segue (soltanto) l'elenco dei punti critici: il Medio Oriente (cioè la guerra in Iraq), l'Europa (cioè il no inglese alle «radici cristiane» nella Costituzione) e «certe leggi» adottate in Gran Bretagna (cioè l'adozione da parte dei gay e la legislazione sull'uso delle staminali). Sarà forse per questo che il Papa auspica, per farne un buon cattolico, un impegno fruttuoso di Blair come mediatore e portatore di pace in Medio Oriente nel suo prossimo futuro.
Gianna Fregonara
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