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Le tragedie annunciate ed ignorate
Di Pierini Alessandro - 02/06/2007 - Attualità - 1271 visite - 0 commenti
I familiari piangono, i vicini piangono, ha pianto anche il primario psichiatra De Stefani (Il Trentino, 2 giugno 2007 pag. 4). Ma lo sgomento suscitato dalla tragedia di Mezzolombardo dovrebbe ora lasciare il passo ad una doverosa indignazione: cosa si è fatto realmente per evitare questa sciagura? In tutti i paesi civili sono tre gli impegni inderogabili per la salute del cittadino: la prevenzione, la cura e la riabilitazione. In Italia, dal 1978 è in vigore la legge Basaglia, così chiamata in onore del suo ispiratore, un medico seguace dell’Antipsichiatria (dottrina sociologica americana degli anni ’60, visionaria e nichilista). Questa legge dispone che gli accertamenti e i trattamenti psichiatrici siano volontari, salvo rare eccezioni che prevedono un regime autorizzativo macchinoso e complesso. In altri termini, chi soffre di disagio psichiatrico è arbitro della propria condizione patologica, restando libero di decidere se curarsi o se, come avviene nella gran parte dei casi, di non ritenersi malato. Ciò significa che, di fatto, spesso non esista alcuna prevenzione del disagio psichiatrico, senza la quale sono ugualmente negate sia la cura che la riabilitazione. Le famiglie vengono così caricate di un onere che non sono in grado di reggere, e spesso scontano fino alla tragedia la latitanza e l’inefficenza dei servizi preposti. Tutto il resto, le “reti”, la solidarietà, le strutture intermedie, vengono sempre evocate in modo un po’ allucinatorio, ma sempre ex post, a tragedia avvenuta. Il medico di base ha ammesso di non essere stato a conoscenza della storia clinica della mamma di Marialisa. E’ questa la “rete” di cui ci si parla tanto addosso? Morale della favola: una persona che aveva bisogno di assistenza mirata e professionale, è stata lasciata sola a gestire il proprio disagio, e per questo un'innocente ha perso la vita.
 
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