di Inma Alvarez Quando ieri mattina Jose Luis Rodriguez Zapatero è arrivato insieme alla moglie Sonsoles a votare presso la sede elettorale del Buen Consejo a Moncloa (Madrid), si è trovato al centro di uno dei momenti significativi del presente politico spagnolo: un centinaio di persone lo ha accolto con fischi ed insulti, mentre alcune decine lo chiamavano ancora presidente.
Le peggiori previsioni della vigilia oggi risultano addirittura ottimistiche: il Partito socialista (Psoe), il partito di Zapatero, non solo ha perso il governo, ma ha preso il colpo più duro che le urne abbiano mai inflitto a un partito spagnolo fino ad oggi, con una partecipazione al voto del 72%: il rivale Partito Popolare (Pp) non solo ha vinto la maggioranza assoluta ma ha quasi raddoppiato il risultato, vincendo nel feudo socialista storico piú importante quale è l'Andalucía. Soltanto uno dei sondaggi prevedeva risultati così umilianti per Zapatero.
In realtà, non è che il Pp ha avuto più voti rispetto al 2008 (sono sempre intorno ai 10 milioni di elettori), ma è Zapatero che ha perso la metà di quelli che aveva, più di 5 milioni. Si prevede ora che il cambio alla Moncloa avverrà in pochi giorni: sollievo degli esperti economici disperati per il rapido degrado dell'economia spagnola di fronte all'immobilismo del team Zapatero, preso dai sogni della sinistra libertaria e svegliato brutalmente da una crisi che ha messo il paese in ginocchio. La spada di Damocle dell'Europa pendeva sulla Spagna se il Pp non vinceva le elezioni.
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http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-adios-zapatero-3674.htm
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