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Monti si scalda?
Di Francesco Mario Agnoli - 05/11/2011 - Attualitą - 1204 visite - 0 commenti

Come volevasi dimostrare (ma si sperava non fosse vero). Non si è fatto nemmeno in tempo a parlare del referendum col quale il popolo greco sarebbe stato chiamato ad approvare o a respingere il piano di salvataggio approvato a Bruxelles il 27 ottobre e, quindi, ad accettare i colossali sacrifici impostigli dalla Ue, che la consultazione è stata revocata dal suo promotore, Papandreu.

 Il premier greco lo aveva indetto, come da lui stesso spiegato, in nome di una democrazia che non può essere sempre e soltanto rappresentativa, per mandare un messaggio chiaro all'intera Europa, perché - diceva - è necessario che “le cose siano chiare da tutti i punti di vista” ed è necessario che il mantenimento della democrazia sia garantito “al di sopra degli appetiti dei mercati”. Alla revoca Papandreu è stato costretto dal crollo delle Borse, dalle rampogne della Merkel, in veste di kapò finanziaria, e dall'indignazione di Sarkozy.

Ovviamente ciò non toglie che sia stato ugualmente mandato un messaggio chiaro e che, a questo punto, “le cose siano chiare da tutti i punti di vista”. Solo che il messaggio pervenuto è l'esatto opposto di quello precedente: le regole della democrazia non possono nulla contro le pretese della finanza internazionale e gli appetiti dei mercati. Insomma la Finanza ha vinto e la Democrazia ha perso.

 Caso mai qualcuno ne dubitasse ancora e non avesse compreso un messaggio che più chiaro non si può, in luogo del referendum il primo ministro greco, su suggerimento (guarda caso!) del suo ministro delle Finanze Evangelos Venizelos, da subito decisissimo ad impedire la consultazione, ha proposto un governo di salvezza nazionale o di transizione, del quale dovrà fare parte, col suo leader, Antonis Samaras, anche Nea Democratia, il principale partito di opposizione.

A quanto pare Papandreu, che non vuole le elezioni anticipate, che ritiene catastrofiche in un momento come questo, vorrebbe mantenere la leadership, ma al bisogno (è probabile che Samaras, come in Italia Bersani e Casini col Berlusca) pretenda un passo indietro del suo avversario) sarebbe già pronto a sostituirlo nel ruolo di leader del nuovo governo di coalizione Lucas Papademos, già vice-presidente (anche qui guarda caso!) della Banca Centrale Europea.

Cosa pensi di questo gioco dei bussolotti il popolo greco, prima invitato a pronunciarsi per scegliere il proprio futuro, poi ad acconciarsi al destino che gli viene confezionato negli ateliers della Banca Centrale Europea, non tanto dai suoi rappresentanti quanto dai poteri forti di Ue, Germania, Francia, non interessa nulla a nessuno.

Nella vicenda vi è un insegnamento anche per l'Italia. Se, come è ormai estremamente probabile, Berlusconi verrà sfiduciato dal Parlamento o (assai meno probabile, visto il carattere dell'uomo) si recherà spontaneamente al Quirinale per assegnare le dimissioni, il nuovo governo comunque denominato (tecnico, di transizione, di larghe intese, di salvezza nazionale) avrà un unico compito: il totale adeguamento dell'Italia agli ukase di Bruxelles, Berlino e Parigi. Non per nulla, se ad Atene si propone Papademos, a Roma si sta scaldando i muscoli Mario Monti, già commissario Ue e presidente europeo della Commissione Trilaterale nonché membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg.

 
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