I piccoli sporchi segreti dell’industria della fertilità
di Antonio Gaspari
Il commercio degli ovuli femminili è una attività che ha raggiunto un bilancio di molti miliardi di dollari. Negli Stati Uniti viene considerata una vera e propria industria.
Cominciano a comparire però storie di donne che sono state sfruttate e che stanno rischiando la vita in seguito ai danni subiti dalla iperstimolazione e dall’asportazione di ovuli.
Emergono così i lati oscuri, segreti e controversi di questo commercio. Appaiono annunci in tutto il mondo in cui le giovani donne sono sollecitate a vendere i propri ovuli per decine di migliaia di dollari.
La vendita viene giustificata con uno scopo umanitario, sostenendo che questi ovuli serviranno “a realizzare il sogno di qualcuno che soffre di infertilità”.
Ma chi sono le donatrici di ovuli? Sono trattate con giustizia? O sono solo vittime del cinico utilitarismo del mercato? E quali sono i rischi a breve e lungo termine per la loro salute?
Per rispondere a queste e altre domande il Centro di Bioetica e Cultura (Center for Bioethica and Culture Network, http://www.cbc-network.org/) ha svolto una inchiesta e l’ha raccontata in un film–documentario dal titolo “Eggsploitation. The infertility has a dirty little secret” (www.eggsploitation.com).
Dopo aver visto il film in questione, Kelly Vincent-Brunacini, presidente dell’associazione Femministe per la Vita di New York, ha detto che “Eggsploitation è un documentario avvincente e rivelatore che mostra allo spettatore l'altra faccia dell'industria dell’infertilità”. Così si scoprono le storie inquietanti e strazianti di donne le cui vite sono state cambiate per sempre dopo aver subito la procedura per la donazione di ovuli.
Tutte e tre le donne che testimoniano la loro esperienza nel documentario hanno rischiato la vita a causa delle complicanze associate con la donazione di ovuli. Una ha subito un ictus che ha danneggiato il suo cervello; un'altra ha sviluppato un tumore al seno; mentre l'ultima ha diversi problemi di salute associati alla pratiche di iperstimolazione ovarica a cui è stata sottoposta.
Per approfondire un tema le cui implicazioni sanitarie, mediche e sociali saranno sempre più rilevanti, ZENIT ha intervistato Jennifer Lahl, Presidente del Center for Bioethica and Culture Network
Di che cosa parla “Eggsploitation”, il documentario da lei prodotto?
Lahl: Io sono l'autrice, la produttrice e la regista di "Eggsploitation", che ha vinto il premio come miglior documentario al California Independent Film Festival 2011. Abbiamo venduto il film in oltre 29 paesi ed è stato mostrato in tutto il mondo.
Quali sono quelli che lei chiama i piccoli sporchi segreti dell’industria della fertilità?
Lahl: I "piccoli sporchi segreti" sono molti. Per esempio, le donne non sono informate sui rischi e le complicazioni a breve e a lungo termine. E non sono neanche seguite quando cominciano ad emergere problemi sanitari. Senza avere a disposizione i dati a lungo termine circa le tecniche di iperstimolazione, è evidente che le donne non possono essere adeguatamente informate circa gli eventuali rischi per la salute. C’è molta ipocrisia, si parla di donazione degli ovuli, ma è a tutti gli effetti una “vendita” condizionata dall’utilitarismo del mercato. Il consenso non è informato, ma viene comprato, perché le donne hanno bisogno di denaro. E’ evidente che i medici coinvolti dovrebbe richiedere un “CORRETTO consenso informato”, dovrebbero acquisire dati scientifici per studi di larga dimensione e dovrebbero impedire l’offerta di denaro. Nel corso dell’inchiesta abbiamo scoperto inoltre che alcuni dei farmaci per la fertilità utilizzati non hanno mai ricevuto l'approvazione delle autorità per questo uso particolare.
Il Lupron per esempio è stato approvato dalla U.S Food and Drug Administration (FDA) come farmaco per la cura del cancro alla prostata allo stadio terminale, ma non per la super-ovulazione. Risulta così che le violazioni dell’industria dell’infertilità sono gravi e numerose: nessuno studio a lungo termine sui rischi sanitari, violazione del consenso informato, corruzione indotta con l’offerta di denaro, scarsa o addirittura assente la protezione della donatrice, soprattutto quando si genera un danneggiamento degli ovuli.
A quanto ammonta il bilancio del commercio degli ovuli?
Lahl:Èmolto difficile quantificare il numero di donazioni d'ovuli. La maggior parte di queste compravendite avviene "sotto il tavolo" e "fuori delle griglia delle attività controllate”. Si tratta di un settore in espansione e fuori dal controllo.
Chi sono le donatrici di ovuli?
Lahl: Di solito sono donne tra i 21 e i 30 anni, nel fiore dei loro anni riproduttivi. Nella maggior parte dei casi si tratta di donne che hanno bisogno di soldi. Negli Stati Uniti, sono spesso studentesse universitarie di età compresa tra i 19 ed i 25 anni, le quali hanno bisogno di pagare le tasse scolastiche, l'affitto ecc. Nei paesi più poveri, sono donne che hanno solo bisogno di pagare l'affitto e comprare il cibo per tirare avanti.
Quali sono i rischi per la salute a breve e a lungo termine?
Lahl: I rischi a breve termine sono tutti quelli connessi con le pratiche di iperstimolazione ovarica (OHSS), e poi ictus, trombosi, aumento di peso, squilibri dell'umore… Rischi a lungo termine sono i tumori (in particolare tumori dell’apparato riproduttivo) e problemi di riduzione della fertilità.
Non le sembra paradossale che mentre da una parte vengono abortiti circa 50 milioni di bambini e bambine ogni anno, dall’altra parte ci sono persone disposte a tutto pur di aver ovuli da fecondare?
Lahl: Sì, si tratta di un cinico paradosso. Da una parte si gettano via i bambini concepiti e dall’altra si spendono enormi risorse e si sfruttano i corpi delle persone per creare la vita in laboratorio!
Non sarebbe meglio far nascere tutti i concepiti e lasciare in adozione quelli che non vengono accettati?
Lahl: In un mondo amorevole, la cosa migliore da fare è che madri e padri accolgano tutti i bambini concepiti nelle loro famiglie. Abbiamo molto lavoro da fare per incoraggiare le madri e i padri a tenere i loro bambini ed evitare l’interruzione di gravidanza. Se non si sentono in grado di prendersi cura dei loro bambini, non è facile convincerli che possono favorire e incoraggiare l’adozione.
da ZENIT.org
21/9/2011
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