Tutte le donne di Berlusconi
Non è di Tarantini e dell’Olgettina, della Arcuri o della Minetti, di feste, “signore” o “escort” – reali o meno – che si vuole parlare in questo articolo, già fin troppo si è detto a riguardo.
Chi scrive fa di mestiere il docente e il ricercatore di storia, e conosce la storia: e bene specificare questo perché chi conosce la storia non può far finta di scandalizzarsi perché un Capo di Governo abbia amanti e si diverta immoralmente: chi conosce la storia conosce profondamente gli uomini e l’animo umano, e sa molto bene quale presenza ingombrante siano molto spesso state le donne per gli uomini di potere di tutti i tempi e luoghi.
In tal senso, ben più insopportabile riesce l’intollerabile ipocrisia di schiere e schiere di politici, giornalisti, “opinion-men and women” che si scandalizzano per Berlusconi mentre da una vita si fanno paladini del sesso emancipato, della famiglia allargata, della droga libera, dell’aborto, dell’omosessualismo, della pornografia, ecc. ecc.
Ma chi scrive è anche e anzitutto cattolico, e in quanto tale non può accettare tutto quanto sta avvenendo, sebbene non si meravigli più di tanto. Proprio la sua visione cattolica e “storica” della vita e della società gli dice che se Berlusconi governasse veramente nell’interesse degli italiani e della nostra società e civiltà, ebbene, gli abusi di cui si rende colpevole sarebbero in fondo una questione sgradevole ma incanalata fra la sua coscienza e Colui che un giorno infallibilmente giudicherà la sua coscienza.
Il problema che invece scandalizza chi scrive è il fatto che con Berlusconi la rovina sta sempre nelle donne, ma non tanto quando si chiamano Polanco, Guicciardi D’Addario o chissà come. La vera rovina, quella imperdonabile agli occhi del cattolico che scrive (e anche dello storico), è quando quelle donne si chiamano Prestigiacomo, Brambilla, Carfagna. Perché la colpa di costoro non è quella di essere andate o meno a qualche festa di Berlusconi, ma quella di cospirare, nel loro ruolo di ministre della Repubblica Italiana, lì poste da Silvio Berlusconi, contro ogni residuo di civiltà cristiana ancora rimasto.
E questo è il vero imperdonabile vulnus che Berlusconi, da sempre dichiaratosi cattolico, ha inferto ai cattolici italiani.
È di questi giorni la notizia che il ministro Brambilla ha dato il patrocinio del Ministero del Turismo all’Expo del Turismo Gay che si terrà a Bergamo il 23-24 settembre. La motivazione è la seguente: «Trovo che nel nostro Paese il pregiudizio nei confronti dei gay sia ancora radicato oltre che ingiusto. Quindi anche il patrocinio ad una fiera specializzata può servire ad agevolare un cambiamento culturale di cui c’è davvero bisogno». Testuali parole della ministra, che, come noto, è anche convinta animalista, sempre in prima linea nella guerra alla caccia, nella guerra al Palio di Siena e perfino alle carrozzelle delle nostre città d’arte… In una parola, sempre in prima linea nella guerra alle nostre più antiche e sane tradizioni.
Ci piacerebbe poter rivolgere al Presidente del Consiglio la seguente domanda:
una ministra che è contro la caccia (come se i cacciatori fossero assassini, o come se prima o poi dovessimo tutti smettere di mangiare la carne per sempre: è forse questa la reale volontà della ministra?), che è contro il Palio di Siena, uno dei maggiori simboli per antonomasia della civiltà italiana, che è contro anche le carrozzelle, che da secoli accompagnano cittadini e turisti alla scoperta degli angoli meravigliosi e poco conosciuti delle nostre città d’arte, e di contro è a favore dell’omosessualismo e utilizza un ministero della Repubblica per favorire la diffusione organizzata e perseguìta di tale pratica, chi rappresenta? Gli Italiani? In particolare, gli italiani che hanno votato centro-destra? Soprattutto, i cattolici che creduto nell’attuale governo?
Stesso discorso per il ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna, che dopo una iniziale presa di posizione in difesa della famiglia naturale nel 2007 è passata dall’altra parte della barricata, divenendo anch’ella (forse per consiglio del suo amico Italo Bocchino?) fiera sostenitrice dei cosiddetti “diritti” degli omosessuali.
E non dimentichiamo la ormai più datata ed esperta Stefania Prestigiacomo, che in tempi non sospetti già si faceva paladina delle coppie di fatto e dei diritti degli omosessuali (quando era lei ministro delle Pari Opportunità assumeva specificamente “gay” al suo ministero). Chi rappresenta la ministra Prestigiacomo? Chi l’ha voluta? Chi la vuole?
Sia ben chiaro: le tre ministre sono in fondo anche tre frustrate (come ogni tanto, cedendo alla loro natura femminile, danno a vedere), in quanto alla fine l’attuale governo non ha ceduto quasi in nulla alle loro aberranti richieste. Ed è anzi merito di questo governo l’avere almeno in parte costituito un muro all’avanzata delle lobby omosessualiste. E, sappiamo tutti molto bene, che un prossimo governo di centro-sinistra segnerebbe la catastrofe per l’Italia anche e anzitutto da questo punto di vista.
Rimane però il problema di Berlusconi e delle sue donne, quelle delle feste e quelle dei ministeri. Sulle prime, possiamo indignarci, ma è un’indignazione morale e, in fondo, la sapienza della vita cristiana ci insegna che spetta a Dio il giudizio; sulle seconde invece dobbiamo indignarci, e il nostro senso morale, naturale e cristiano, ci impone di non accettare mai più la possibilità politica (ancor prima che morale) che simili ministre possano usufruire dei fondi – che sono le tasse che noi paghiamo – e del potere mediatico e politico per sostenere ciò che è sempre moralmente e politicamente inaccettabile e condannabile. E in questo non possiamo e non dobbiamo aspettare il giudizio di Dio: questo è compito nostro.
Altrimenti saremo anche noi complici: non di Tarantini e dell’Olgettina (quella la lasciamo agli ipocriti), ma complici del processo di distruzione della nostra civiltà.
Ciò che stiamo vivendo giorno dopo giorno, anno dopo anno, governo dopo governo, è un vero e proprio sconvolgimento della nostra identità spirituale, morale, civile, Politica: mentre ci vogliono togliere la carne dai nostri piatti, il gusto del tutto naturale e virile della caccia, i cavalli dalle nostre carrozzelle, il Palio di Siena (e quindi tutte le altre tradizionali feste con animali, che sono decine e decine in tutta Italia) dalle nostre contrade, le feste dei santi patroni dalle nostre piazze, ci vogliono rifilare l’omosessualismo di massa come “progresso” doveroso, per raggiungere “un cambiamento culturale di cui c’è davvero bisogno”, come ha detto la ministra di centro-destra e come ha altrettanto di fatto realizzato il sindaco di Roma con il suo recente appoggio pubblico dato al “Gay-pride” e al “Gay-Village”.
Per questo, alle prossime elezioni, dovremmo riuscire a far sentire tutto il peso del voto cattolico che ponga come ultimatum allo schieramento di centro-destra la cancellazione politica delle ministre dei sindaci arrivisti e di tutti coloro, maschi e femmine, che si rendano complici costruttori, dall’alto dei loro potentati, di un mondo rovinato, immorale e a-civile.
Ciò che sta accadendo sta accadendo con un governo di centro-destra. E se dovesse vincere il centro-sinistra? Non si può più restare a guardare. E nemmeno soltanto a scrivere articoli su riviste o siti web di settore. Occorre iniziare a pensare e realizzare nuove forme di organizzazione civile e politica per porre freno allo sfacelo generale della nostra povera Italia.
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