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Formigoni for president?
Di Francesco Agnoli - 02/09/2011 - Politica - 1403 visite - 0 commenti

Con tutte le scuse possibili e immaginabili, con tutto che anche gli altri se la passano malino (da Marrazzo a Del Bono, da Todesco a Penati...) questo PDl fa sempre più acqua. Il Cav che urla: "faremo tutto per liberare la Libia" è assai disdicevole; il tentativo di introdurre la retroattività sul riscatto a fini pensionistici degli anni di studio o di militare, è anch'esso obbrobrioso... Detto tutto questo, però, la realtà non ci offre grandi scelte. Sul Foglio di ieri ho lanciato una mia personale e opinabile opinione: Formigoni for president. Immagino già le critiche al suddetto politico: ma chi non è criticabile? In ogni modo, a me sembra il migliore possibile....

Si è tornati a parlare, con insistenza, di cattolici e politica. Si sente dire con insistenza che i cattolici in politica non contano perché, smarrendo l’unità, hanno perso potere. In verità, non mi sembra affatto che le cose stiano così. Si può invece dire che quei cattolici che portano avanti certe posizioni con coerenza ed intelligenza riescono spesso ad incidere anche al di là della loro forza reale. Il problema principale allora mi sembra malposto: non manca lo spazio per i cattolici in politica, scarseggiano, piuttosto, i cattolici. Questo dunque dovrebbe essere il primo problema della Chiesa: una nuova evangelizzazione; la creazione di nuove generazioni di credenti con una mens veramente cattolica.

 

Voler costruire una generazione di politici cattolici senza abbondanza di materia prima, appare infatti un po’ difficile.

Detto questo, occorre chiedersi: cosa deve fare, oggi, un cattolico in politica? Lo scenario infatti diventa interessante: da una parte la sinistra è piuttosto impraticabile, data la presenza di personaggi come Vendola, Di Pietro e tanti altri assolutamente impermeabili ad una certa visione dell’esistenza; dall’altra, il centro destra, dopo aver deluso le aspettative di molti sinceri credenti, sembra destinato o a disgregarsi, oppure a rinascere sotto altra forma.

Quale? Sino a poco tempo fa personaggi come Fini, Urso, Bocchino, Prestigiacomo, Brambilla, Carfagna ecc… facevano ipotizzare un PdL post berlusconiano impraticabile esattamente come la sinistra. Il colpo di teatro, e cioè la scelta di Angelino Alfano come segretario politico del partito, ha aperto, all’interno del Pdl, nuove possibilità. Sia perché permetterà la nascita di un vero partito, non personale, in cui, sarà possibile, lavorando, guadagnare posizioni; sia perché Alfano rappresenta, tra i possibili eredi di Berlusconi, il più aperto alle istanze cattoliche. 

Lo scenario mi sembra dunque questo: un Pd a trazione ex comunista, alleato con i Pisapia e i De Magistris, cioè totalmente avverso ai “principi non negoziabili”; un centro evanescente, poco caratterizzato, e senza futuro, vista la presenza di personaggi, da Casini a Rutelli a Fini, ormai corrosi dal tempo e comunque destinati a ruoli subalterni; infine, un PDl da ricostruire e da conquistare.

Proprio qui, nel Pdl, si aprono dunque, realisticamente parlando, le maggiori opportunità. Chi riuscirà a prendere in mano il partito? Sarà sicuramente una lotta dura e fratricida. Da cattolico auspicherei una alleanza di Formigoni con Alfano e con altri componenti del PDl che, ognuno con con i suoi pro e contro, appaiono più affini: da Gasparri a Sacconi, da Giovanardi a Mantovano, da Quagliariello a Roccella…

Per completare il quadro bisogna però aggiungere la manovra che alcuni giornalisti danno per certa, e cioè il tentativo, benedetto anche da qualche personaggio della Curia romana, di ridare vita ad un vero e proprio “partito cattolico”, che avrebbe cominciato a prendere forma grazie ad un incontro estivo che ha visto la partecipazione di movimenti come le Acli, i Focolarini ed Agesci, piuttosto sbilanciati a sinistra, e di politici un po’ datati come Cesa, Buttiglione, Pisanu, Pezzotta…

Basterebbero questi nomi per comprendere che il tentativo di creare una nuova Dc, per quanto sostenuta, se lo fosse, da ambienti vaticani, rappresenta uno sforzo destinato al fallimento. Resuscitare i morti, infatti, è un miracolo per cui mons. Toso, grande cerimoniere dell’incontro suddetto, non sembra attrezzato. Inoltre non penso che il Padre Eterno gli cederebbe volentieri i suoi super poteri, per mettere insieme una truppa in verità eterogenea di reduci, molti dei quali si sono segnalati nel tempo per l’assoluta evanescenza ed insignificanza delle loro posizioni.

A chi potrebbe giovare una riedizione della Dc guidata magari da Cesa e Pisanu, impegnati a flirtare con Marini, Castagnetti e Bindi, per poi sbracciarsi a destra e a sinistra, a seconda delle maggioranze più che degli ideali? Quanta confusione genererebbe, nel mondo cattolico, una nuova Palude, ostaggio oggi dei girondini, domani dei giacobini, ma con il bollino di qualità?

Personalmente ritengo che un partito cattolico, una nuova Dc, (“più una riesumazione che un nuovo inizio”, ha scritto Renato Farina su “Tempi”) sarebbe una vera sciagura: sia perché numericamente troppo piccolo (perciò ghettizzabile o arruolabile da altri); sia perché fondato su una presunta comunanza di principi, che invece spesso non esiste; sia, infine, perché la Dc ha già dato prova di cosa può esser capace un partito sedicente cristiano, che assuma il monopolio del voto dei cattolici: di ignorare bellamente libertà educativa, politiche a favore della famiglia, tutte le problematiche connesse alla manipolazione della vita nascente,  e di favorire  la legalizzazione di divorzio ed aborto.

Personalmente, dunque, se proprio un “partito cattolico”, in senso molto lato, occorre fare, proverei anzitutto, come primo passo, la scalata tramite primarie al PDl postberlusconiano, sostenendo l’unico uomo politico cattolico che abbia le capacità e la credibilità necessarie: Roberto Formigoni.

 

 

 

 

 

 

 

 
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