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Come funziona il finanziamento alle scuole cattoliche.
Di Libertà e Persona - 16/04/2007 - Attualità - 1299 visite - 0 commenti
Qualcuno sta raccogliendo firme in Trentino contro il finanziamento alle scuole non statali attuato in una certa misura dalla Provincia Autonoma di Trento. Di fronte a questo fatto va precisato quanto segue: 1. Le Scuole Cattoliche offrono un servizio educativo che ottiene da sempre, da parte delle famiglie e di moltissimi esperti anche non cattolici, ampi riconoscimenti circa la qualità e l’efficacia dei risultati conseguiti. 2. Esse offrono un autentico ‘servizio pubblico’, in quanto rivolto a tutti i cittadini che, condividendone metodi e finalità, decidono di avvalersene. In questo senso è servizio pubblico non quello che è gestito necessariamente dallo Stato, ma quello che, qualunque sia l’ente che lo gestisce, risponde alle esigenze dei cittadini con competenza, correttezza ed efficacia; per questo ottiene da sempre la qualifica di servizio pubblico ogni ristorante, bar, negozio, farmacia, ospedale, struttura sportiva, culturale, assistenziale, etc. che svolga correttamente il proprio servizio ai cittadini che intendono servirsene. 3. La nostra Provincia spende ogni anno 8800 euro per ogni alunno delle scuole superiori statali, per coprire tutti i costi del servizio offerto. Agli alunni delle scuole non statali viene corrisposta una cifra notevolmente inferiore, cioè 3200 euro, alla quale gli alunni stessi devono aggiungere una retta annua per la copertura del disavanzo. In questo modo la Provincia risparmia 5600 euro all’anno per ogni alunno che non frequenta le proprie scuole: più alunni frequentano le scuole non statali e più l’ente pubblico risparmia. 4. Gli alunni delle scuole cattoliche versano una retta annua di circa 1400 euro. Ciò significa che la scuola che frequentano ha a disposizione un budget per ogni alunno complessivo di 4600 euro (cioè i 3200 della Provincia più i 1400 dell’alunno stesso), con il quale deve coprire tutte le spese. I fatti dimostrano che queste scuole, pur avendo dunque un budget per studente che è quasi la metà di quello delle scuole statali, offrono un servizio completo e molto spesso anche integrato da corsi aggiuntivi e da una particolare attenzione alle necessità dei singoli alunni. 5. Ciò dimostra che quando una istituzione scolastica è gestita da un soggetto liberamente costituito da persone che condividono uno stesso progetto educativo e culturale (famiglie, insegnanti, comunità) è in grado di utilizzare al meglio le proprie risorse e che è dunque pieno interesse dello Stato favorire in ogni modo questa iniziativa della società e delle persone, senza sostituirsi ad esse. In base al principio di sussidiarietà infatti la comunità civile deve sostenere il più possibile l’iniziativa che sorge dalle comunità che vivono al suo interno. 6. In ogni caso noi non chiediamo tanto che vengano finanziate le scuole cattoliche, ma che ad ogni famiglia venga riconosciuto il diritto di spendere il proprio “buono scuola” (cioè gli 8800 euro che la Provincia o lo Stato spendono ogni anno per ogni alunno) nella scuola che liberamente sceglie, statale o non statale che sia. Chi vuole spendere questo budget - che giustamente la società civile stanzia per l’educazione di ogni suo membro - in una scuola statale lo faccia, chi vuole spenderlo in un’altra scuola non statale lo faccia. Noi crediamo che i genitori insieme con i loro figli sappiano fare le loro scelte e che nessuno abbia il diritto di impedirglielo imponendo economicamente strade obbligate. E’ evidente che molti, che non vogliono questa libertà, hanno un interesse ideologico legato ad una concezione statalista della società, accanto a coloro che vogliono difendere interessi corporativi irragionevoli; costoro dovrebbero considerare che la libertà di educazione è in realtà vantaggiosa per gli operatori del settore oltre che per gli utenti, per la dinamica di intrapresa, responsabilità e collaborazione che mette in moto. 7. E’ bene riflettere sul fatto che con 8800 euro una scuola come l’Arcivescovile o qualsiasi altra seria istituzione scolastica potrebbe fornire agli alunni non solo l’ordinaria attività didattica, ma anche donare ad ogni alunno un computer portatile per l’elaborazione di tutta la documentazione oggi disponibile per via informatica per tutte le materie e regalare ogni anno un soggiorno-studio linguistico di 45 giorni all’estero, e ancora avanzare un migliaio di euro, senza oltretutto richiedere alcuna retta alle famiglie. 8. Chiediamo che lo Stato svolga la sua funzione soprattutto come garante della correttezza e della legittimità delle istituzioni scolastiche che si propongono alle famiglie. Ciò significa che tocca allo Stato fissare gli obiettivi essenziali che ogni scuola deve far raggiungere agli studenti che la frequentano (per esempio: l’alunno di un liceo scientifico deve sapere svolgere un certo elenco di operazioni matematiche, deve conoscere un certo elenco di opere letterarie, storiche, filosofiche, scientifiche, religiose, sociologiche, etc) e deve controllare che ciò venga effettivamente realizzato e che tutto si svolga nel rispetto delle normative di sicurezza, privacy, libertà, correttezza, professionalità, etc., a tutela di ogni cittadino. Non vogliamo quindi sminuire in nessun modo il ruolo dello Stato, ma far sì che sia al servizio dei cittadini e non posto come limite alla loro giusta iniziativa. 9. Chiediamo a tutte le famiglie cristiane e anche a tutte le altre di considerare seriamente la possibilità di utilizzare il servizio offerto dalle scuole cattoliche, sia quelle ufficialmente tali e sia quelle di chiara ispirazione cristiana. L’educazione dei figli è un compito da mettere in primo piano, di fondamentale importanza per il futuro della società: esso merita quindi dei sacrifici e chiede di essere portato avanti insieme. 10. Chiediamo a tutti di farsi promotori di questa esigenza veramente basilare per la libertà e lo sviluppo della nostra società e di tutti i suoi cittadini e per l’azione stessa della comunità cristiana nel mondo. Come diceva giustamente un grande educatore del nostro tempo: “toglieteci pure tutto, ma lasciateci la libertà di educare”. Centro Decanale di Pastorale Scolastica - Rovereto
 
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