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Prepararsi alle nuove guerre: dalle minacce terroristiche alle emergenze climatiche
Di Enzo Pennetta - 04/08/2011 - Storia contemporanea - 1321 visite - 0 commenti



Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un succedersi guerre giustificate di volta in volta da differenti necessità: quella di eliminare i terroristi nei loro “santuari”; quella di dare la caccia a inesistenti “armi di distruzione di massa” (rivelatesi poi drammaticamente inesistenti); quella di “esportare la democrazia”. Ma adesso che Osama Bin Laden e Al Quaeda non costituiscono più una valida ragione per gli interventi militari, e che sempre in meno credono alla favola dell’esportazione della democrazia, una nuova motivazione si profila all’orizzonte.
 Qualche giorno dopo la proposta di istituire i “Caschi Verdi” dell’ONU per fronteggiare le emergenze climatiche, un articolo di Pietro Greco apparso sull’Unità il 28 luglio 2011 dal titolo “Caschi Verdi, il mondo non può aspettare”, esprime una forte pressione a favore della loro istituzione.
Nell’articolo apparso sull’Unità possiamo leggere affermazioni come le seguenti:
«dei “Caschi Verdi” – o comunque li si voglia chiamare – sentiremo parlare nel prossimo futuro. Per il semplice motivo che ce ne sarà sempre più bisogno. Per “Caschi Verdi” intendiamo una forza delle Nazioni Unite in grado di intervenire in caso di gravi emergenze ambientali (anche) per prevenire conflitti.»

Chi in questi tempi ha seguito l’avventura militare in Libia non può non diffidare di notizie come quella dell’istituzione di una forza militare sovranazionale che possa intervenire in ogni regione del mondo. Il timore è che, dopo aver difeso sulla punta delle baionette la causa della democrazia, adesso si insinui il modo per intervenire in tutti quei casi in cui la motivazione “democrazia” non era stata sufficiente. Basterà dunque un ciclone o una siccità per occupare militarmente interi territori? Sarà richiesto il consenso alle autorità dello stato in cui si andrà ad intervenire, basterà una risoluzione ONU o si potrà fare a meno anche di quella? E una volta terminata l’emergenza sarà restituita la sovranità ai governi locali?

Incomincia adesso ad emergere uno scenario preoccupante dietro alla campagna mediatica sviluppata intorno al “Global Warming”, il Riscaldamento Globale, quel fenomeno poi, più prudentemente (e furbescamente), rinominato “Cambiamenti Climatici”.
Lo scenario a base di catastrofi naturali che viene prospettato è del resto così preoccupante che sarà difficile che futuri governi, o Presidenti della Repubblica, non convincano l’opinione pubblica della necessità degli interventi militari, a tal fine potrebbero venire usati argomenti come quelli riportati nello stesso articolo:
"Il previsto aumento della temperatura media del pianeta – che secondo l’IPCC, il gruppo di scienziati che lavorano per l’ONU, potrebbe progressivamente arrivare fino a 6 °C entro il 2100 – determinerà non solo drastici mutamenti ambientali. Ma anche sconquassi sociali. Il sistema agricolo sarà ridisegnato, il regime delle acque potabili sconvolto, ampi territori costieri diventeranno inabitabili, si verificherà in specifiche zone un deciso aumento della frequenza di eventi meteorologici indesiderati. Decine, forse milioni di persone saranno costrette ad abbandonare le loro case e diventeranno “environmental refugees”, profughi ambientali."

Come già detto lo scenario è davvero apocalittico, il potenziale persuasivo di tali argomenti è ben superiore a quello che può avere il ricorso a principi quali la difesa della democrazia o il “grido di dolore” dei ribelli libici.

 Bisogna fare molta attenzione perchè, anche da parte di giornalisti seri e in buona fede, anziché parlare dei fatti reali, ci vengono proposti dei “tariler” di film apocalittici. La conferma a queste preoccupazioni ci viene infine da un successivo passaggio:
«È per questo che sia David King, già consigliere scientifico del governo inglese, sia gli analisti della CIA, i servizi di intelligence americani, da una decina di anni definiscono i cambiamenti climatici «la più grave minaccia per la sicurezza» che l’umanità si troverà ad affrontare in questo XXI secolo. Superiore, persino, alla minaccia del terrorismo di Al Qaeda o al rischio di una guerra nucleare.»

Se qualcuno fra noi si fida dei consiglieri del governo britannico, degli analisti della CIA, e degli altri servizi di intelligence, allora potrà riporre la sua fiducia nell’istituzione dei “Caschi Verdi”. Per tutti gli altri resta la preoccupazione di vedere moltiplicato in modo imprevedibile quanto già visto riguardo alla minaccia di Al Qaeda.

Infine un’ultima considerazione sulla costituzione degli ipotizzati “Caschi Verdi”:
“Ed è per questo che, quattro anni fa, la Germania ha chiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di iniziare a discutere il tema. Magari pensando ad allestire un corpo – i “Caschi Verdi” – in grado di intervenire in caso di emergenza. La Russia, come abbiamo detto, non ne vuol sentire parlare. Non vuole che venga accostato in un documento ufficiale il tema della pace globale al tema dell’ambiente globale.”

Se paesi come la Russia non vorranno sentir parlare di questa iniziativa, forse dovremo ipotizzare che i Caschi Verdi dell’ONU, inevitabilmente, finiranno per non essere altro che i Caschi Verdi della NATO.


Per chi fosse interessato, un sito di riferimento per chi ha dubbi sui “cambiamenti climatici” segnaliamo CLIMATE MONITOR

(Altri articoli di Enzo Pennetta sull'argomento sono disponibili su CRITICA SCIENTIFICA)

 
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