Su facebook si possono fare incontri imprevisti.
Mi è recentemente capitato di discutere su uno stesso thread con un consigliere regionale del principale partito d'opposizione. L'argomento era la recente bocciatura da parte del TAR del Piemonte del protocollo Cota. Questo protocollo avrebbe consentito alle associazioni pro-life di offrire aiuto, in veste ufficiale, alle donne intenzionate ad abortire. Ovviamente le forze politiche abortiste hanno esultato per questa sentenza.
Nella discussione viene riportata una dichiarazione di Mercedes Bresso (la cui impostazione pro-aborto è a tutti nota), che ha affermato (prima
perla):
Da quando la legge 194 è in vigore sono drasticamente calati gli aborti e le morti causate dagli interventi clandestini sono spariti. L'applicazione di questa delibera correva il rischio di tornare indietro di decenni.
Al che io ovviamente ribatto che la Bresso mente, in quanto è noto che in seguito alla legalizzazione (come facilmente prevedibile) gli aborti sono aumentati.
Interviene a questo punto il consigliere, rivolgendosi a me (seconda
perla):
le statistiche sono su wikipedia alla voce aborto e fanno riferimento ai soli dati ufficiali (ovviamente). Mercedes Bresso parte da un assunto ottimistico, che gli aborti clandestini del '77 siano pari a quelli legali del '79 (prima e dopo la legge). Con ogni probabilita' l'efficacia della 194 e' stata anche superiore.
Questo mi fa pensare che il consigliere non abbia
mai visto un grafico dell'andamento dell'aborto in Italia, perché se fosse vero che gli aborti clandestini del '77 eguagliano quelli legali del '79 ciò confermerebbe un incremento del numero di aborti in seguito alla legge 194, e quindi il consigliere cadrebbe in contraddizione da se stesso. Lo invito allora a visitare
questa pagina web dove sono mostrati i seguenti grafici, che mostrano l'andamento dell'aborto legale in Italia, come dato numerico assoluto e come rapporto percentuale rispetto al numero di nascite
Come si vede, il rapporto tra bambini abortiti e bambini nati, un numero che ben sintetizza la disponibilità media di una popolazione ad accogliere la vita, è
raddoppiato dal 1978 al 1983.
Ma ecco, che, dopo avere visionato la pagina da me suggerita, il consigliere risponde (terza
perla rossa della giornata):
Un'ultima precisazione sui dati: il picco degli aborti e' nel 1983. Certo, i primi anni la legge ha faticato molto ad entrare a regime, ad essere conosciuta e applicata, anche a causa degli "obiettori" che, sopratutto in certe parti del Paese hanno reso quasi impossibile l'aborto per tanti anni: ricordo che quella sull'aborto e' l'unica obiezione di coscienza consentita anche agli infermieri e forse anche al personale delle pulizie...
Ah, ecco, i dati non tornano con il ragionamento precedente, ed ecco quindi la via d'uscita: per colpa degli "obiettori" (e quelle virgolette sottintendono la solita propaganda per cui gli obiettori di coscienza praticano aborti in privato) la legge non è entrata "a regime". Naturalmente l'ironia sull'obiezione di coscienza sottintende una assoluta incapacità di comprendere come si possa non voler cooperare alla soppressione di un essere umano innocente.
Tanto per fare un esempio molto concreto che smentisce la tesi del consigliere, nel 2007 il Lazio è stata la seconda regione d'Italia nella triste classifica del tasso di abortività (numero di aborti rapportato a 1000 donne in età feconda), con un dato dell'11,2‰, preceduta solo dall'Emilia-Romagna (12,2‰). Nello stesso anno il Lazio è stata anche la regione con la più alta percentuale di ginecologi obiettori (85,6%). Questo semplice dato di fatto smentisce l'assunto che un'alta percentuale di obiettori impedisca l'accesso all'aborto legale.
C'è di più: benché durante gli anni '70 la sua parte politica e i radicali facessero sapere che in Italia vi erano due-tre milioni di aborti clandestini l'anno, la ricerca più accurata sull'argomento (Bernardo Colombo, La Diffusione degli aborti illegali in Italia, 1977) fornisce una stima (ovviamente approssimativa perché si tratta di aborti clandestini) tra i 100'000 e i 200'000 aborti annui, propendendo per un valore probabile più vicino ai 100'000. Nei sei-sette mesi del 1978 in cui fu in vigore la legge 194 vi furono circa 70'000 aborti, che rapportati ad una annualità fanno 140'000 aborti l'anno. Non è dunque irragionevole pensare che il numero di aborti legali effettuati nei primi mesi corrispondesse grosso modo a quello degli aborti illegali effettuati in precedenza in un intervallo di tempo equivalente. Ma il numero di aborti annui crebbe velocemente e nel 1982 gli aborti legali furono 235'000. Altro che calo: un incremento in quattro anni di quasi il 70%!!!
Del resto, in tutti i paesi del mondo la legalizzazione dell'aborto ha aumentato il ricorso ad esso. In Italia, oltretutto, l'aborto oltre ad essere legale è completamente gratuito. Perché mai il numero degli aborti avrebbe dovuto diminuire in seguito alla legge 194? In base a quale strano meccanismo, che sarebbe peculiare solo del nostro paese?
Disse Giancarlo Pajetta, storico esponente della nomenklatura comunista italiana: "Se devo scegliere tra la verità e la rivoluzione, scelgo la rivoluzione". Ecco, mi pare che questo scarso amore per la realtà e per la verità sia tuttora presente in una cospicua parte della sinistra nostrana.
Dimenticavo: il consigliere ha un profilo pubblico su facebook, e come commento alla bocciatura del TAR vi ho trovato scritto:
Continuiamo insieme a portare avanti i temi della laicita', dei diritti e dell'autodeterminazione delle donne.
Ma allora non bastava semplicemente dire: "Per me l'aborto è un diritto, punto e basta" ? Ma evidentemente c'è una versione per (tentare di) infinocchiare i pro-life ed una per i compagni abortisti: la tipica doppia morale ben sperimentata per decenni dal PCI.
Insomma: anche sull'aborto, si scrive PD, si legge PCI.
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