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Considerazioni su ellaOne (Ulipristal Acetato)
Di Rassegna Stampa - 11/07/2011 - Aborto - 1010 visite - 0 commenti
di Bruno Mozzanega, Ricercatore Universitario presso la Clinica Ginecologica di Padova

Fra pochi giorni l’AIFA si esprimerà in relazione alla immissione in commercio di ellaOne quale “contraccettivo di emergenza”. Ai fini di questa decisione ritengo che sia necessario valutare con la maggiore precisione possibile quale sia il suo effettivo meccanismo d’azione che appare essere, almeno prevalentemente, post-concezionale, e domandarsi se esso sia compatibile o meno con un quadro legislativo posto a tutela della salute della donna e del prodotto del concepimento, e ancora domandarsi se esso sia utile in un quadro ambientale in cui il prevenire è divenuto prioritario in tutti i temi che riguardano la salute e sembra essere invece, in questo caso, sistematicamente omesso se non del tutto ignorato.

1. Il quadro legislativo.

la Legge che delinea il significato della procreazione responsabile, della quale la contraccezione non può che porsi come semplice strumento, è la Legge n. 405 del 1975 che istituisce i Consultori Familiari: nel suo art.1 essa pone come obiettivo della procreazione responsabile la “tutela della salute della donna e del prodotto del concepimento”, e il concepito è indiscutibilmente l’individuo che origina dall’incontro dell’uovo e dello spermatozoo.
La Legge n. 40 del 2004 che disciplina la procreazione medicalmente assistita, assicura esplicitamente i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito che viene posto sullo stesso piano degli altri soggetti e al centro della normativa. Questa tutela è stata ribadita nei vari interventi della Corte Costituzionale.
Del resto la Legge n. 194 del 1978 sulla tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza pone come principio fondamentale, nell’art.1, la tutela della vita umana dal suo inizio. La Legge n. 194 del 1978 riconosce alla madre che si trovi in grave conflitto la possibilità di scegliere fra la propria vita o la propria salute e la vita del figlio, come una sorta di bilanciamento fra due valori ugualmente importanti, lasciando la decisione ultima alla donna. Ma questa facoltà (ed è l’unica eccezione nel contesto sopra descritto) viene consentita a condizioni precise:
- a gravidanza diagnosticata ed in evoluzione (e la diagnosi è successiva all’impianto);
- attraverso una procedura finalizzata ad evitare l’aborto, che aiuti la donna a superarne le cause.
E’ l’unica ipotesi ammessa, e la legge prevede tutta una serie di compiti affidati ad enti, istituzioni e alla società stessa affinché l’aborto possa limitarsi a dolorose eccezioni e si sviluppi una cultura di rispetto della vita sin dal suo inizio.
E dunque neppure la L.194/78 consente di eliminare il concepito prima che si annidi. Anzi, la L.194/78 affida ai consultori, ad enti e regioni il compito di informare, promuovere e sostenere la procreazione responsabile.
Va da sé che le nostre Leggi e i nostri princìpi escludono esplicitamente che i metodi post-concezionali possano essere strumenti della procreazione responsabile.

2. Il meccanismo d’azione di Ulipristal Acetato

Si sostiene che Ulipristal somministrato nel periodo fertile del ciclo, e quindi nei quattro - cinque giorni che precedono l’ovulazione, abbia la capacità di posticipare l’ovulazione stessa e quindi impedisca l’incontro di uovo e spermatozoo.
Va premesso che il concepimento può avvenire soltanto se il coito si è verificato nei quattro - cinque giorni fertili pre-ovulatori, durante i quali il muco cervicale consente agli spermatozoi di entrare nei genitali femminili, e che il concepimento di norma avviene entro 24 ore dalla liberazione dell’uovo.
Nei giorni fertili si verificano, a livello della ghiandola ipofisi, i fenomeni che preparano e determinano l’ovulazione: nell’ordine, un progressivo aumento nel rilascio dell’ormone LH che culmina, dopo 48 ore, nel picco stesso dell’LH che a sua volta, nel giro di ulteriori 24-48 ore, esita nella liberazione dell’ uovo.
Se visualizziamo questi eventi su di un grafico che rappresenti i quattro – cinque giorni fertili del ciclo mestruale, ci rendiamo conto del fatto che il periodo che precede il rialzo dell’LH si identifica con l’inizio del periodo fertile; quello durante il quale l’LH aumenta (48 ore) coincide verosimilmente con il secondo e terzo giorno fertile del ciclo, mentre i giorni successivi (24-48 ore dopo il picco dell’LH) sono verosimilmente gli utimi giorni fertili, quelli immediatamente pre-ovulatori.
Ciò premesso, vi è un unico studio che valuta l’efficacia di Ulipristal (un’unica dose di 30 mg per os) sulla ovulazione, quando viene somministrato nel periodo fertile del ciclo. Il numero di donne studiate è esiguo: 34; esse vengono suddivise in tre gruppi a seconda che ricevano il farmaco prima che l’LH inizi ad aumentare, oppure durante la fase di incremento dell’LH, o ancora dopo il picco dell’LH.
L’ovulazione risulta ritardata soltanto nelle otto donne trattate all’inizio del periodo fertile. Se l’LH ha già iniziato a crescere l’ovulazione è ritardata in 11 donne su 14. Nelle pazienti in cui il picco dell’LH è già avvenuto l’ovulazione è ritardata in un solo caso su 12.
Va da sé che è per lo meno inesatto affermare che ellaOne assunta nel periodo fertile del ciclo, e cioè prima della ovulazione, agisca con meccanismo anti-ovulatorio. Anche dando per scontato che un gruppo di otto donne sia un numero adeguato e sufficiente alla statistica e consenta deduzioni universalmente valide, solo il trattamento all’inizio del periodo fertile sembra realmente ritardare l’ovulazione. In questo caso, però, un rapporto risalente da 1 a 5 giorni prima sarebbe avvenuto in un periodo del ciclo verosimilmente non ancora fertile e quindi il farmaco verrebbe assunto inutilmente.
Quando invece Ulipristal viene assunto nei successivi giorni fertili, i tre o quattro giorni che precedono l’ovulazione, la maggioranza delle donne ovulano regolarmente ed evidentemente possono concepire; l’endometrio, invece, risulterà gravemente compromesso e sarà del tutto inadeguato all’impianto.
Infatti l’assunzione di una sola dose del farmaco altera profondamente la recettività del tessuto, sia che essa avvenga a metà della fase follicolare (prima ancora che inizi il rialzo dell’LH), sia che essa avvenga esattamente a metà ciclo nel giorno stesso dell’ovulazione o in quello immediatamente successivo, sia che essa avvenga infine a metà della fase luteale (proprio nei giorni in cui l’embrione dovrebbe impiantarsi).
L’effetto inibitorio sulla maturazione dell’endometrio è diretto: è legato alla inibizione dei recettori tissutali per il Progesterone (esattamente lo stesso meccanismo con cui agisce la RU486) e si verifica anche con i dosaggi più bassi di Ulipristal (1 mg e 10 mg di). L’effetto inibitorio sull’endometrio, infine, non risulta correlato a variazioni nei livelli degli ormoni del ciclo mestruale, che si osservano soltanto con dosaggi di farmaco più elevati.
In conclusione, le donne che assumono il farmaco dopo un rapporto sessuale avvenuto nel periodo fertile del ciclo mestruale prevalentemente ovulano e possono concepire. L’endometrio, però è irrimediabilmente compromesso, indipendentemente dal momento in cui il farmaco venga assunto.
D’altra parte, la grande e reclamizzata novità di ellaOne, presentata come “la pillola dei cinque giorni dopo”, è proprio quella di essere totalmente efficace anche se presa cinque giorni dopo il rapporto sessuale avvenuto nel periodo fertile del ciclo.
Se immaginiamo un rapporto sessuale avvenuto il giorno prima dell’ovulazione, con il concepimento entro le successive 24 ore (e quindi 48 ore dopo quel rapporto sessuale), come potrà invocarsi un’azione anti-ovulatoria e anti-concezionale per un farmaco assunto fino a cinque giorni da quel rapporto e quindi tre giorni dopo il concepimento? Si avrà esclusivamente un’azione anti-annidamento.
Ma questo effetto non è compatibile, come sopra si è detto, con i principi fondamentali su cui si fondano le nostre Leggi e la nostra stessa Costituzione.

3. Il contesto ambientale

I dati che emergono dalle relazioni ISTAT del 2005*, del 2008** e del 2010*** segnalano un tasso di IVG in costante riduzione, ma un costante incremento nella abortività spontanea.
In particolare, rispetto al 1988 (ma anche al 1993), anno in cui gli aborti spontanei erano 55.000, essi sono aumentati di 11.000* unità all’anno nel 2001 (+20%), di 17.000** all’anno nel 2005 (+30%) e di 22.000*** unità all’anno nel 2007 (+37%). Nel 2010 è segnalato un incremento estremamente elevato nell’abortività spontanea delle donne oltre i 35 anni di età e soprattutto delle 40-44enni (gli aborti spontanei sono oltre 33.000 nella decade 35-44 anni). E’ però a carico delle giovanissime che si registrano gli incrementi massimi: +67% nel 2005 e +80% nel 2010. Va ricordato, a questo proposito, come le teen-agers siano le maggiori consumatrici di Norlevo, la “pillola del giorno dopo” a base di Levonorgestrel: il 55% delle 360.000 confezioni annue, e come esse tendano ad agire non in un’ottica di prevenzione, ma al contrario in un’ottica di emergenza.
E’ drammatico l’incremento dai 66.000 casi del 2001 ai 77.000 del 2007, in un periodo di soli sei anni e in assenza di qualunque modifica significativa sia nella popolazione sia nelle sue abitudini. E’ un incremento non giustificato che deve far riflettere.
Non mi dilungo sulla disponibilità del Cytotec (misoprostolo) nelle Farmacie e sul suo possibile utilizzo nella clandestinità. Allego un mio contributo del 2008. Esiste certamente una rete di operatori sanitari italiani in grado di assistere le donne nella clandestinità e Silvio Viale ne ha illustrato i modi in termini minuziosi, (http://www.lucacoscioni.it/cytotec_legittima_difesa) lamentando le restrizioni (minime peraltro) alle quali è stata sottoposta la sua prescrizione. Il farmaco, se utilizzato fra la sesta e la settima settimana di gravidanza, ha un’efficacia intorno al 95%. Se anche solo la metà degli aborti spontanei in più, cioè 10.000 sui 22.000, rappresentasse quel 5% di aborti clandestini farmacologici che non vanno a buon fine e richiedono il completamento in ospedale, otterremmo numeri impressionanti.
In questo contesto l’immissione di un ulteriore prodotto come Ulipristal, che condivide le proprietà anti-progestiniche della RU486, non farebbe altro che allargare la disponibilità di sostanze capaci di determinare l’aborto anche dopo la positivizzazione del test di gravidanza.
Non può infine sfuggire che, una volta reso disponibile, ellaOne potrà essere acquistato e conservato dalla donna e venire utilizzato solamente in caso di gravidanza accertata. La richiesta alla donna di un test di gravidanza negativo appare quindi illusoria, se non addirittura ingenua.

La contraccezione d’emergenza e il Levonorgestrel

Da ultimo due parole sulla contraccezione d’emergenza con Levonorgestrel (Norlevo o Levonelle) e sulle modalità attraverso le quali le Società Scientifiche più rappresentative divulgano l’informazione circa il suo meccanismo d’azione, attraverso Posizioni ufficiali che inevitabilmente vengono recepite come Verità.
La Federazione Internazionale di Ginecologia e Ostetricia (FIGO), in una sua Posizione Ufficiale del 2011 che conferma i contenuti già espressi nel 2008, sostiene che il meccanismo d’azione principale del Levonorgestrel è quello di impedire o ritardare l’ovulazione.
Studi recenti invece iniziano ad ammettere, in contrasto con quanto finora preteso e riportato ufficialmente nella Posizione (9) della FIGO, che il Norlevo non è in grado di interferire con l’ovulazione, se non quando venga somministrato prima che i livelli dell’LH inizino a salire, e cioè soltanto all’inizio del periodo fertile.
Questo dato rimanda anche il meccanismo d’azione del Norlevo a effetti prevalentemente post-concezionali e anti-annidamento, anche quando venga assunto prima dell’ovulazione.
E’ evidente la necessità di rivalutare con cura anche questi dati scientifici, al fine di poter discernere se l’uso del Levonorgestrel sia realmente compatibile con la tutela della vita umana dal suo inizio, come ribadito e preteso nella legislazione vigente.
Concludo con una nota polemica: la ESC (European Society for Contraception and Reproductive Health), nella pagina web (http://www.escrh.eu/about-esc/news/how-do-levonorgestrel) di cui riporto l’immagine in coda alla bibliografia, ringrazia esplicitamente i quattro estensori dello Statement “per la loro incredibile attenzione ai dettagli e per la costante preoccupazione di essere sicuri che questo Statement fosse accurato e riflettesse pienamente gli studi più recenti”.
La prima a essere ringraziata è Vivian Brache, la prima Autrice di uno studio del 2010, in cui essa conclude (terz’ultimo paragrafo della discussione) che “dall’analisi combinata di diversi studi, il Levonorgestrel somministrato nel periodo fertile avanzato inibisce l’ovulazione soltanto in 7 donne su 48, e cioè nel 14,6% dei casi”. Basandosi sui medesimi dati bibliografici la stessa Brache, insieme agli altri Esperti della FIGO, sosterrà con estrema enfasi esattamente il contrario nello Statement del 2011 in cui si afferma, in modo ufficiale e definitivo, che il meccanismo d’azione principale del Levonorgestrel è quello di impedire o ritardare l’ovulazione.
Questo Statement apparirà come la Verità ufficiale condivisa unanimemente da tutto il mondo della Ginecologia internazionale.
In base ad essa i medici effettueranno le proprie scelte etiche e professionali. Ad essa gli Stati e i Governi faranno riferimento quando si troveranno a legiferare su questi temi vitali.
 
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