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Un altro soldato italiano ucciso in Afghanistan. E siamo a trentanove italiani caduti per una causa che nessuno conosce e nessuno riesce a spiegare, nemmeno quelli che invocano il patriottismo sentimentale (“i nostri ragazzi al fronte”) e la democrazia, perché la patria italiana non ha nulla a che spartire con il remoto Afghanistan, e una democrazia che ha portato al governo (per di più con brogli confessi e certificati) l'ex dirigente petrolifero Karzai è peggio di una monarchia assoluta o perfino di una dittatura. Del resto ormai tutti, perfino i più accesi sostenitori della “missione”, hanno rinunciato all'ipocrisia e parlano apertamente di “fronte” e di guerra.
Peccato che la nostra Costituzione ci vieti espressamente di prendervi parte. Ma, dal momento che si è deciso di rinunciare all'ipocrisia e che della Costituzione non importa nulla a nessuno (tanto meno a quelli che giurano di coricarsi ogni sera tenendola sotto il cuscino), vogliamo essere cinici e dirci la verità fino in fondo, occupandoci di ciò che davvero interessa a tutti, l'economia, il denaro, il pil, la crisi, la ripresa, e non delle quattro lagrimucce sparse per la morte di un modesto lavoratore delle armi, importante solo, passato il primo moto di naturale compassione, per una ristretta cerchia di parenti e amici. Da questo punto di vista l'Afghanistan è peggio ancora della Libia, perché alla fine non ci sarà alcun tavolo della pace al quale le Potenze vincitrici possano sedersi per spartirsi il petrolio e gli altri benefici della vittoria. Intanto però la guerra costa in termini di denaro oltre che di vite.
Ogni giorno, ogni mese, ogni anno (quanti sono ormai gli anni di questa guerra infinita?) un bel mucchio di quegli euro che utilizzati in patria consentirebbero ad un governo che per tre anni ha spergiurato che mai e poi mai avrebbe “messo le mani nelle tasche degli italiani” di evitare una manovra economica come quella messa in campo proprio in questi giorni. Una manovra assurda e contraddittoria, che, da un lato, vuole favorire la ripresa economica riducendo la pressione fiscale sul reddito per aumentare il potere di acquisto delle famiglie, e, dall'altro, lo diminuisce con l'imposizione indiretta, il blocco delle pensioni e degli stipendi. Per bene che vada (ma non sarà così) un pareggio.
Una situazione così incredibile (ancora più incredibile perché messa in campo da un uomo dell'intelligenza e della capacità di Giulio Tremonti) che non si può evitare di chiedersi che ne è stato della sovranità del nostro paese se il governo, perfettamente consapevole che la manovra che si appresta a varare non porterà a nulla, ma gli costerà un buon quarto o forse un terzo dei voti rimastigli, nemmeno accenna a imboccare l'unica strada che gli consentirebbe di evitarla: il ritiro delle truppe impegnate in operazioni belliche in giro per il mondo. E' impossibile che non voglia. Evidentemente non può. da: la Voce