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Uno dei migliori sistemi per seguire le tracce della dirompente evoluzione del processo di distruzione di ciò che rimane della nostra civiltà cristiana e – nella misura del possibile – dello stesso ordine del creato così come voluto da Dio, è percepire i messaggi che arrivano da certe pubblicità, specie quelle a carattere meno commerciale e più ideologico (tipo “pubblicità&progresso”, insomma).
Se ne potrebbero ricordare a decine di esempi, da quelle – tanto per citarne alcune – degli anni passati della premiata ditta Benetton/Oliviero Toscani a quella di Ikea (già recentemente commentata), aperta a tutti i “tipi di famiglia” (con due giovinotti mano nella mano). Ebbene, a poco tempo da questo capolavoro della multinazionale svedese (che però, pur nella sua follia sovversiva, potrebbe essere in linea di principio ipocritamente ricondotto a logiche commerciali), un’altra pubblicità omosessualista – stavolta con cartelloni di enormi dimensioni, oltre che sui mezzi pubblici e un po’ ovunque – sta invadendo Roma, dopo il “successo” del “gay-pride”, ed è quella per il decennale del “gay village”, usuale estivo ritrovo per omosessuali finanziato puntualmente dal Comune di Roma, sia quando c’era il “ma anchista” Veltroni, e sia ora che c’è il cattolico neo simpatizzante pro-gay sindaco Alemanno (già convinto sponsorizzatore del recente “gay-pride”).
E questa volta tale pubblicità non ha nulla di commerciale, ovviamente, ha solo significato ideologico. Quale significato? Perché vale la pena di parlarne in un articolo? Cerco subito di spiegarlo in poche parole, per quanto possibile; ritengo infatti che quella che può sembrare di primo sguardo una battuta polemica in stile “gay” sia invece un vero e proprio “cartello programmatico” di un mondo infernale che sta avanzando. Vi sono varie versioni di questa pubblicità, ma il tema comune è questo: una coppia, con il naso da Pinocchio (che mente sapendo di mentire quindi) che dice: “Noi? Scherzi?”, il tutto sovrastato dalla scritta “Gay Village”.
A nessuno può sfuggire il significato del messaggio: anche chi fa finta ipocritamente di scandalizzarsi o per lo meno di non avere alcun interesse a frequentare il “Gay Village” (e quindi gli omosessuali tout court), in realtà nel profondo lo vorrebbe eccome.
È insomma solo questione di ipocrisia: siamo tutti pinocchi che prima o poi getteremo la maschera e apertamente manifesteremo l’omosessualità che vi è in noi. In ognuno di noi. In tutti noi che riteniamo l’omosessualismo un peccato aberrante. Ma in realtà non capiamo che siamo solo ipocriti o condizionati da una cultura retriva, e che prima o poi, grazie ai movimenti omosessualisti gay e ai politici complici (e qui la lista sarebbe lunga… ogni giorno più lunga…), getteremo il nostro naso da Pinocchio e manifesteremo la nostra vera natura.
Come detto, il messaggio è molto più inquietante e pericoloso di quanto forse possa apparire di primo acchitto agli ingenui. Qui non si sta solo pubblicizzando un luogo di ritrovo, nemmeno una ideologia in sé. Qui si sta affermando che un giorno tutti ci accorgeremo che anche noi siamo come loro e smetteremo di essere bugiardi con noi stessi e con gli altri.
Insomma, è un invito a prepararci, a tagliare i tempi della nostra ipocrisia e ad affrettare quelli della definitiva liberazione. Magari iniziando ad andare al “Gay Village”… L’aspetto forse non facile da cogliere in tutto questo è quello più recondito. È l’“avviso ai viaggiatori”: “un giorno anche voi sarete come noi”. È il “smettete di mentire”. È il “siate sinceri con voi stessi”. È il “preparatevi”.
È il totalitarismo di un’ideologia che non vuole solo rivendicare presunti “diritti” inesistenti, che non vuole solo ottenere ciò che mai in nessun tempo e in nessun luogo è esistito (un conto infatti è l’omosessualità, più o meno diffusa ovunque e in tutti i tempi, un conto l’omosessualismo, cioè l’avanzamento della richiesta di diritti civili e sociali speciali proprio in quanto e perché omosessuali: questo sta accadendo solo nei nostri folli giorni), ma che vuole imporre alla società intera il proprio “stile di vita” come il migliore, e chissà, forse, un giorno, come l’unico…
Stiamo esagerando? È la solita replica degli impauriti remissivi, che negano anche la realtà dinanzi ai loro occhi pur di evitare di affrontarla per quello che essa è. Se avessero detto – non dico a un uomo medievale, non dico a un uomo del 1500, non dico a un uomo del 1800 – ai nostri nonni che un giorno avremmo avuto sfilate di “Orgoglio omosessualista” in tutto in mondo, compreso a Roma, dove si sarebbe profanato prima il Colosseo e poi occupato il Circo Massimo, e che questo sarebbe avvenuto con il consenso dei politici, compresi quelli di “destra”, compresi quelli che si definiscono “cattolici”, e nel silenzio assoluto delle gerarchie ecclesiali, e magari con il consenso di qualche “prete di frontiera”… pensate forse che ci avrebbero creduto? O avrebbero detto: “State esagerando”… “ciò non avverrà mai”… “Gli omosessuali vogliono solo fare i fatti loro, e nient’altro, come sempre”…
Questo certamente avrebbero risposto i nostri nonni, ed era giusto pensare così a quei tempi (cioè ancora fino agli anni Sessanta…). Ma oggi, come si fa a continuare a chiudere gli occhi senza colpa e complicità? Come si fa a pensare che le lobby omosessualiste vogliano solo avere più “diritti”? Ma quali “diritti”, poi?
Volevano il “matrimonio”? Lo stanno ottenendo quasi ovunque. Volevano l’adozione dei bambini? La stanno ottenendo quasi ovunque. Pensate che si fermeranno qui? Illusi. Verranno ancora altri “Gay Pride”, altre richieste, senza sosta. E più otterranno, più vedranno politici disponibili e complici, più vedranno le gerarchie ecclesiastiche silenti e prone, e noi laici esterefatti ma innocui, anzi, col tempo, “abituati” a ciò che solo 50 anni fa era impensabile e inimmaginabile, più avanzeranno richieste. Lo ripeto per i sordi e i muti: più avanzeranno richieste.
Quali richieste? Chissà, provo a indovinare… Magari un giorno, scendendo e precipitando in questa china, qualche lobby omosessualista potrebbe avanzare un’accusa verso chi omosessuale non è: quella di “razzismo sessuale”… E tutti sappiamo molto bene che in questa nostra società laicista e tollerante si può essere tutto, fuorché “razzista”. Ci avete mai pensato a questa eventualità e alle sue conseguenze? Sono esagerato? Magari lo fossi…
Preghiamo Dio che sia così. Ma, personalmente, non mi meraviglierei di certo se si arrivasse a questo. Non posso più permettermi il lusso di far finta di vivere nel mondo di mio nonno. Concludo con la più amara delle riflessioni. Se il problema fossero solo gli omosessualisti e le loro folli pretese, sarebbe (ed è) un’immane tragedia, il segno della fine melmosa della nostra civiltà. Ma c’è di peggio, molto peggio. Ci sono i politici conniventi e sponsorizzatori, non solo di sinistra, ma anzitutto di destra (ministre d’assalto, sindaci “cattolici”, laicisti di ogni genere). Ci sono gli scienziati alla Umberto Veronesi (ogni giorno sui giornali e in tv) che ci ammoniscono che quello omosessuale è l’unico amore puro. Ci sono i cattivi maestri della tolleranza a ogni costo, sparsi ovunque nelle scuole, nelle università, nelle televisioni, sui giornali, nelle famiglie, ovunque.
Ma soprattutto c’è il silenzio devastante di chi dovrebbe urlare. Di chi dovrebbe ricordare a tutti ogni giorno cosa è avvenuto a Sodoma e Gomorra. C’è il silenzio di chi dovrebbe essere pronto a dare la vita ogni giorno per difendere l’ordine del creato, così voluto da quel Dio a cui ha donato la propria vita. C’è il silenzio di chi ha la somma responsabilità su questa terra, che è quella di assicurare la vita eterna a ogni anima, di servire e difendere la Verità, di proteggere l’innocenza e la purezza, di preservare dal peccato non solo gli adulti, ma anzitutto i bambini.
C’è il silenzio di chi si preoccupa più di dare moschee ai musulmani, di difendere no global e criminali e di denunciare la svalutazione dei bot che di urlare a squarciagola, fino alla morte se necessario, “NON LICET!”. C’è il silenzio di chi non perde un’occasione per sdegnarsi per il Bunga Bunga di uno e poi tace dinanzi all’omosessualizzazione della società intera. Dinanzi ai bambini affidati a coppie dello stesso sesso. C’è il silenzio di quelli che dovrebbero essere i nostri padri, preoccupati di molte altre cose. E allora, tocca a noi parlare. Perché «Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare» (Mt., 18,6). E non possiamo più essere complici dei complici degli scandalizzatori.