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Chi ha ucciso Gesù, il Nazareno?
Di don Massimo Vacchetti - 06/04/2007 - Religione - 1701 visite - 0 commenti
Chi ha ucciso Gesù? Chi è responsabile della morte di quest’uomo, la cui pretesa era massima, ossia di considerarsi Dio? Il primo indiziato è certamente Pilato. “Patì sotto Ponzio Pilato”. Il suo nome rimbalza sulle labbra del popolo cristiano dal Concilio di Nicea per certificarne l’arrendevolezza, la pavidità e il compromesso meschino. Pilato detiene, in effetti, il potere di vita e di morte sul territorio della Palestina ultima regione ad est dell’impero di Roma. I suoi tentativi di liberare un uomo che gli appare da subito innocente si rivelano, alla fine, inutili se non dannosi. La flagellazione – nella speranza fosse sufficiente a placare gli accusatori del Nazareno – risulterà un immenso dolore per il condannato fino a deturparne il volto così da corrispondere alla profezia di Isaia “Non ha bellezza né apparenza; l’abbiamo veduto: un volto sfigurato dal dolore” (Isaia 53,2). Il referendum con Barabba non si rivela, forse, un’umiliazione profonda per il Figlio di Dio a cui viene preferito un brigante? Sì, Pilato poteva salvare Gesù e non l’ha fatto. Ma non è l’unico indiziato. I sommi sacerdoti, gli anziani, i capi del popolo d’Israele e la loro ipocrisia di appellarsi all’autorità detestata di Cesare, non appaiono meno responsabili della morte di Gesù, il Nazareno. Anzi, Gesù stesso, in un dialogo con Pilato, li indica come maggiormente responsabili: “Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande”. Certo, se non ci fosse stato Giuda a tradire neppure i Sommi sacerdoti avrebbero potuto compiere, quantomeno così frettolosamente e iniquamente, un processo di condanna a morte e sobillato, agevolmente, il popolo presente in una mattina così tumultuosa. E che dire dei suoi amici, di quelli che andavano fieri di essere dei suoi, di quelli che poco innanzi gli avevano chiesto di poter stare alla sua destra e alla sua sinistra, o del capo, un pescatore, di nome Pietro, pronto a dare la vita per il suo Maestro? Nessuno di loro ha mosso un dito per difenderlo e al momento decisivo si sono dileguati dalla paura e dal tradimento. Certo Pilato, i sommi sacerdoti, Giuda…ognuno ha le sue responsabilità, ma chi lo ha ucciso non è propriamente nessuno di questi. Chi lo ha ucciso è Colui che è “omicida fin dal principio” (Gv8,44), il Satana. All’origine di ogni peccato personale – e sottolineo personale così da escludere ogni deresponsabilizzazione degli atti – c’è il Maligno. E il peccato del mondo lo ha inchiodato sulla croce. Il peccato di Pilato, dei Sommi Sacerdoti, di Giuda…il mo peccato…lo ha inchiodato sulla croce. Sì, anche il mio peccato. Se non fosse così, la morte di Gesù non avrebbe nessuna rilevanza per me. Sarebbe solo un fatto di cronaca. Invece, pur essendo, la crocifissione di un Galileo, un tragico avvenimento di cronaca coinvolge anche me secoli dopo. Satana, infatti, non ha smesso la sua attività mortifera e mi coinvolge, attraverso il mio peccato, nella complicità del male che c’è nel mondo. Ultimamente, mi rende partecipe dell’attuale male inferto a Cristo Crocifisso. Sì, Cristo è ancora crocifisso. La sua Passione non si ferma alle 15 del pomeriggio quando esala l’ultimo respiro. La Sua Passione continua. Egli è Glorioso, il Risorto, ma pur sempre abbracciato alla Sua Croce, non solo in segno di trionfo, ma in segno di permanente sofferenza. Nelle nostre case, sui nostri muri, negli ospedali è ancora affisso il Crocifisso. Non una semplice croce, come quella appesa su molte collane o come quella che è nei luoghi di culto protestanti. Una croce e il crocifisso. La sua presenza, il suo corpo lacerato e ferito, mi ricordano che il mio peccato c’entra eccome. E viene redento proprio dalla Sua morte d’amore. L’Eucarestia rinnova, infatti, la Sua Passione – il corpo dato e il sangue versato - per la remissione dei peccati. E’ la Sua crocifissione più che la Sua nascita e addirittura più che la Sua Resurrezione, l’atto d’amore di Dio da cui siamo stati salvati. L’Eucarestia rinnova quest’amore oggi, salvandomi e sconfiggendo l’avversario e il nemico, Satana. Nel film The Passion di Mel Ginson, tutta la Passione di Gesù è intrecciata con l’ultima cena, la cena eucaristica a ricordarcene la stretta connessione. E la morte di Cristo, morte che vince il peccato, è la morte del Satana che, in una suggestiva ripresa dall’alto, urla e ringhia dalla disperazione. Il bacio con cui la tradizione liturgica ci fa accostare alla Sua santa Croce come mai nell’anno è segno da un lato del nostro peccato e del nostro tradimento. Come quello che ti diede Giuda. Il peccato, in fondo, è sempre un tradimento, una mancanza di fiducia in Lui, nei suoi comandi, nelle sue promesse che sole “sono parole di vita eterna”. Eppure ricevi, Signore, questo bacio, come gesto del nostro affetto. Baciamo, Signore, le tue ferite che concorriamo a creare e dalle quali riconosciamo di essere salvati. Attraverso questo bacio, salva, Signore, i miei baci, la mia capacità di amare che altrimenti senza di te, finisce troppo facilmente preda dei miei egoismi, dei miei interessi, rimetti miei debiti, salvami da una vita di rimpianto e di noia.
 
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