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Proprio non capisco il clamore per le affermazioni di Veronesi, per il quale il vero amore è quello omosessuale. Vale a dire un amore, comunque la si pensi, costitutivamente sterile e destinato a rimanere tale. E allora? Cosa c’è da stupirsi? Sono decenni che l’amore tra uomo e donna e aperto alla procreazione è nel mirino della cultura dominante. Coi risultati che sappiamo: crescono i divorzi e cala il numero dei matrimoni, aumentano i casi di violenza domestica mentre i figli - che dell’amore sono la più limpida e immediata espressione – non nascono più perché abortiti o evitati come la peste. Per non parlare di pornografia, anticoncezionali, preservativi, sesso virtuale: tutti tasselli del sacro mosaico del piacere, il vero idolo contemporaneo.
Piacere, appunto, e non Amore. Può sembrare una distinzione superflua, ma non lo è affatto: il piacere, per sua stessa natura, è quasi sempre singolare e transitorio, mentre l’Amore è intrinsecamente determinato dalla relazione e, soprattutto, guarda all’eternità. Una bella differenza. Peccato che questo divino sentimento sia oggi a rischio di estinzione. E dire che fino a pochi anni fa, nelle piazze, sui giornali e non solo, ci si batteva per il libero amore. In un certo senso è andata così. Solo che anziché liberare l’Amore ci siamo liberati di lui, rendendolo mediato e sterile. Certo, un tempo si parlava molto meno d’Amore. Ma lo si faceva meglio e di più; la gente era meno istruita e non sapeva nulla di psicologia, ma era molto più concreta. Non come oggi, che siamo tutti chiacchiere e preservativo.