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Se avete ancora il gusto della bellezza e non credete come certi giornalisti di avere già la verità in tasca, non perdetevi l’incontro di sabato prossimo (14 aprile) con lo scrittore ed ex vicedirettore del quotidiano “Libero” Renato Farina, invitato da “Libertà e Persona” a Trento per presentare il suo ultimo libro "Don Giussani. Vita di un amico". L’appuntamento è al Palazzo della Regione di Piazza Dante, ma attenzione all’ora: inizierà alle 17.30.
Tra le “penne” obbiettivamente più brillanti d’Italia, capace di raccontare le vicende in modo semplice e al tempo stesso profondo e avvincente, Renato Farina non è in alcun modo identificabile, per chi lo ha letto anche solo un po', con quel criminale, quel mostro, quell’essere spregevole e abominevole – una specie di appestato – dipinto dalla stampa e dai suoi ex colleghi cronisti negli ultimi mesi.
Qualche giorno fa a Trento, nel corso dell’assemblea annuale dell’Ordine dei giornalisti, il presidente regionale Fabrizio Franchi seguito a ruota da vari altri autorevoli esponenti della categoria, ha plaudito alla recente radiazione di Renato Farina dal loro albo professionale.
“Decisioni come questa – hanno detto in coro – permettono ai giornalisti di recuperare agli occhi dell’opinione pubblica un po’ della credibilità perduta”. Di rifarsi un po’ di verginità, insomma. Non sarebbe male se tutti questi moralizzatori, tutti questi campioni di deontologia professionale e dell’eticità dell’informazione, rammentassero una frase che i farisei e gli scribi – “scribi”, appunto – di tutti i tempi cercano sempre di cancellare: “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.
Una sola osservazione al riguardo. Farina ha ammesso il reato del quale è stato accusato (la collaborazione a pagamento con i servizi segreti contro il terrorismo islamico annidato in Italia) e si era per questo già dimesso dall’albo professionale dei giornalisti. Il fatto che dopo le sue dimissioni l’Ordine abbia deciso di radiarlo ugualmente si spiega solo con un odio verso la sua persona, di cui trasudano le cronache di tutta la stampa di sinistra.
Di Farina, in realtà, non sono mai piaciute le posizioni sempre poco allineate al giornalismo dominante, quello, per intenderci, più preoccupato di corrispondere alla vulgata “progressista” che alla domanda dei cittadini di essere correttamente informati. Non è parso vero a questi "giullari del principe" di approfittare dell’occasione per “impalare” il collega da sempre considerato un esponente della “destra” più ripugnante. Non quindi un avversario, ma un nemico da distruggere.
C’è seriamente da chiedersi se un qualunque altro giornalista dei loro, per un analogo illecito subirebbe lo stesso linciaggio riservato dall’ordine dei giornalisti a Renato Farina. Lui stesso, avuto notizia della radiazione, ha commentato: «Non pensavo di essere così importante da essere inseguito anche da morto. Mi colpisce l’odio».
Concludo riportando la reazione, che condivido pienamente, di Maurizio Lupi, deputato di Forza Italia. 'La decisione dell'Ordine dei Giornalisti di radiare dall'Albo Renato Farina, dopo che egli stesso si era dimesso, ha un tale sapore politico e un intento cosi' smaccatamente punitivo da non poter passare inosservata. Ad un giornalista stimato come Farina non posso quindi che esprimere la mia piena solidarietà - prosegue Lupi - nella certezza che gli italiani sapranno discernere il valore di un uomo intellettualmente integro dal fango con cui qualcuno cerca da tempo di ricoprirlo'.
Per questo - lo ripeto - vale la pena venite ad ascoltarlo. In massa.
Gian Burrasca