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di Valerio Pece
Chiamiamolo ancora Movimento Popolare, se vogliamo, ma all’improrogabile appello di Antonio Socci non possono che rispondere i Movimenti ecclesiali. Tutti insieme.
La proposta di Antonio Socci di rifare il Movimento Popolare va presa molto sul serio, ma anche allargata e rafforzata.
Troppi i motivi di urgenza: che se a sinistra basta grattare un po’ perché affiori una cristianofobia che tante facce “presentabili” non riusciranno mai a cancellare, non si può neppure continuare a chiedere a un cattolico di farsi rappresentare da chi chiede alle sue ospiti di baciare una statuetta di Priapo, passante per la tavola con la naturalezza con cui girerebbe di mano in mano un menù. E’ violenza anticattolica anche questa, forche caudine che non ci meritiamo.
Dilatare e attualizzare l’esperienza del Movimento Popolare, dicevo. A chi? Innanzitutto a tutti quei Movimenti e a quelle realtà ecclesiali che sono i frutti migliori del post-concilio, la sua primavera. E’ il caso di rileggere le parole che l’allora cardinal Ratzinger spese sui Movimenti il 27 maggio ‘98, all’inaugurazione del primo Congresso mondiale dei Movimenti ecclesiali convocato a Roma da Giovanni Paolo II: «Ecco, all'improvviso, qualcosa che nessuno aveva progettato. Ecco che lo Spirito Santo, per così dire, aveva chiesto di nuovo la parola. E in giovani uomini e in giovani donne risbocciava la fede, senza "se" né "ma", senza sotterfugi né scappatoie, vissuta nella sua integralità come dono, come un regalo prezioso che fa vivere». Parole ardenti, impegnative, proprie di chi scommette.
Si dirà: ma i movimenti si muovono sul piano della fede. E cos’è la politica se non uno spazio dove esercitare la testimonianza, se non una forma di carità, “la più alta”? Peccato però che tutti citino Paolo VI ma nessuno si muova, se non in ordine sparso e quindi poco utile. Sembra tirare una strana aria di pusillanimità tra i cattolici, ed è un fatto nuovo, eppure l’urgenza con cui i vertici della Chiesa chiedono di esercitare la carità politica è ampiamente documentata, e gli accorati appelli di Benedetto XVI e del card. Bagnasco dovrebbero bastare e avanzare per farci svegliare dal torpore in cui siamo caduti. Volendo, però, se ne possono aggiungere altri.
L’appello di mons. Crepaldi, per esempio, illuminato vescovo di Trieste, che intervistato giorni fa da Andrea Tornielli ce la mette tutta per spronare all’impegno politico i renitenti cattolici. Tuona Crepaldi: «Serve una maggiore omogeneità di cultura politica ispirata alla dottrina sociale della Chiesa (…): una condizione che oggi manca e si è fatto poco per promuoverla». Se non è un’accusa, è un monito forte.
Pensiamo davvero che debba fare tutto la Chiesa, quella Chiesa che un secondo dopo verrebbe seppellita da accuse di ingerenza? Ma Crepaldi continua: «Mentre si prepara il futuro (e cos’è “il futuro” se non un nuovo, plurale, più ricco e forte Movimento Popolare o come si chiamerà?, nda), si dovrebbe stare dalla parte che garantisce la tenuta dei principi non negoziabili». Leggi: intanto votare centrodestra ma preparare alla svelta qualcosa di nuovo.
E così Crepaldi risponde anche al solitamente inappuntabile Marco Invernizzi, che commentando la proposta di Socci parrebbe accontentarsi dello status quo: un centrodestra senz’anima. Non pago, nell’intervista Crepaldi spinge ancora: «Se si creerà qualcosa di nuovo...».
Di grazia, che può dire di più? Fanno quasi tenerezza certi episcopi, molto più allarmati di noi cattolici, e forse non a caso se è vero che episcopus significa sentinella, colui che guarda dall’alto. Urge un direttorio, 20-30 persone con alle spalle i rispettivi “popoli”; deciso, quantunque eterogeneo, e nel quale Comunione e Liberazione dovrà imparare a collaborare. Alla pari.
Dovrà farlo con il Rinnovamento nello Spirito Santo, orante e da tempo sempre più aperto al sociale; con i Neocatecumenali, audaci e senza fronzoli; con i Focolarini, tra i più bravi a sciogliere nodi e costruire trame (ce ne sarà bisogno); con Sant’Egidio, altri tessitori doc e con speciale sguardo sull’Africa; con l’Azione Cattolica, preziosissima per la sua presenza capillare in ogni parrocchia o quasi. Ma anche con Chiara Amirante di Nuovi Orizzonti, abituata a stare in strada, in prima linea; con i figli di don Benzi (la Comunità Papa Giovanni XXIII), con quell’Alleanza Cattolica di Cantoni e Introvigne culturalmente attrezzata per ogni battaglia, e con tante altre realtà che non hanno la ribalta dei media ma di cui grazie a Dio l’Italia è piena: l’eterogeneo popolo di Medjugorie (quei “randagi della fede” che dopo gli occhi nuovi regalati da una conversione hanno diritto ad essere accompagnati in un discernimento politico, per saper poi rendere ragione della loro ritrovata Speranza), e quello di Radio Maria, l’autentica Radio Londra dei nostri giorni, un concentrato - in questo è in anticipo su tutti - di cattolicità, quindi di universalità, con quei suoi palinsesti che vanno dal cardinal Ravasi al prof. De Mattei, passando per le dirette del Meeting di Cl ai vecchi dialoghi di un trascinante don Tonino Bello.
Un direttorio con uomini scelti, dunque, che riescano a fare sintesi delle istanze che ciascuna realtà sente più care, senza più protagonismi (e infantilismi), consci che, sebbene non con egual peso, è tutto importante: la difesa della vita e la lotta alla mafia, la libertà di educazione e la tutela del creato, la difesa della famiglia e il contrasto alla disoccupazione. Sarebbe un arricchimento per tutti, e una grande sfida. Se poi ancora si è titubanti nell’affiancare l’evangelizzazione all’impegno politico (meglio: il considerare quest’ultimo un’evangelizzazione a tutti gli effetti) consiglio di leggere i Lineamenta del prossimo Sinodo dei Vescovi (un piccolo Concilio) convocato per ottobre 2012.
La nuova evangelizzazione - si legge nei già pubblicati Lineamenta - «è il coraggio di ogni cristiano di osare sentieri nuovi, di fronte alle mutate condizioni dentro le quali la Chiesa è chiamata a vivere oggi l’annuncio del Vangelo». E ancora, l’evangelizzazione è la capacità dei cristiani di «leggere e decifrare i sempre nuovi scenari della storia degli uomini, per “abitarli” e trasformarli in luoghi di testimonianza». Ora, temiamo per caso che giovani culturalmente solidi e umanamente maturi, i quali decidano di impegnarsi politicamente come si abbraccia un mandato ricevuto, non possano essere più affidabili e coscienziosi (l’aggettivo non è preso a caso) di un De Magistris o di uno Scilipoti, di una Minetti o di uno Scalfarotto? Fidiamoci un po’ dello Spirito Santo!
Non siamo così ingenui poi da non sapere che in questi anni alcuni Movimenti ecclesiali si sono affidati, spesso turandosi il naso, al centrosinistra: le Acli, Pax Christi o a una parte importante dei Focolarini di Chiara Lubich, per esempio. Ebbene, la presenza di un nuovo polmone, un nuovo organismo “prepolitico e culturale”, come scrive Socci, sarebbe anche un modo per far chiarezza, per uscire da insane e poco cattoliche zone grigie, per distinguere in campo sociale e morale il grano dalla pula, togliendo a tutti, molte suore e molti preti compresi, qualsiasi alibi: il nuovo consesso si rifarebbe rigorosamente ai “principi non negoziabili”, alla Dottrina sociale della chiesa e a quel Vangelo che tutto comprende.
Altro che programmino di governo, altro che lenzuolate di liberalizzazione! Potrebbe essere una vera rivoluzione, che in base al “bonum diffusivum sui”, il motto tomista per cui il bene si diffonde da solo, troverebbe di certo appoggio e simpatia in molti uomini di buona volontà, oltre che in tutte quelle parrocchie, associazioni, istituzioni cattoliche rimaste finora silenti per paura di ricevere critiche da una parte o dall’altra. Tutto questo per un Rinascimento della politica.
E per l’Italia tutta intera, perché quello che va bene ai cattolici è giusto non solo per i cattolici ma per tutti. Ci crediamo, vero? Che se non ne siamo più convinti è meglio lasciar perdere, ma in questo caso non si parli più di “minoranze creative”: creative un bel niente se ci si volta dall’altra parte quando il Santo Padre chiama. Ma non andrà così. I responsabili si cercheranno e qualcosa di fragrante presto germoglierà. Speriamo. Sarebbe una battaglia entusiasmante, da tuffarvisi dentro con tutte le forze, combattuta da un mondo cattolico finalmente unito. Poi, quel che sarà sarà, ma quel “meglio contestati che irrilevanti” di ruiniana memoria risuona sempre più forte. Ma, soprattutto: «Ecco, all'improvviso, qualcosa che nessuno aveva progettato. Ecco che lo Spirito Santo, per così dire, aveva chiesto di nuovo la parola. E in giovani uomini e in giovani donne…».