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Osservatori un po’ incauti seguitano a commentare l’esito di queste elezioni amministrative come l’apoteosi della sinistra italiana, a scapito d’un centro-destra ormai moribondo. Può anche darsi sia così, ma di quale sinistra si sta parlando? Fassino, De Magistris e Pisapia – i neoeletti sindaci di Torino, Napoli e Milano -, fino a prova contraria, sono iscritti a tre partiti diversi. Molto diversi. Se si pensa all’Italia Dei Valori, nemmeno tutti di sinistra stricto sensu. E se si pensa invece a Sinistra Ecologia e Libertà, nemmeno tutti rappresentati in Parlamento. Insomma, questa tornata elettorale segna senza dubbio un passo in avanti della sinistra, ma ricordiamoci che parliamo pur sempre della polifonica e variopinta sinistra italiana. Più o meno la stessa che vinse le politiche del 2006, salvo poi aggrapparsi penosamente, tanto era maggioritaria e compatta al proprio interno, alla salute di questo o di quell’altro senatore a vita. Un discorso a parte – assai in voga quando a vincere è il centro-destra, ma oggi, stranamente, dimenticato – è quello degli astenuti.
Un partito fortissimo, anzi, il più forte che ci sia sulla piazza. Basti dire che De Magistris, salutato come il liberatore di Napoli, è stato eletto da appena 32,5% dei napoletani - meno di un terzo del totale -, e anche a Milano, vera culla dell’odierno trionfo della sinistra italiana, il primo partito, piaccia o meno, è quello degli astenuti, che, col suo 32,8%, supera sia Pdl (28,7%) che Pd (28,6%). Se dunque non è chiaro – né potrebbe comunque esserlo, trattandosi di elezioni amministrative - il volto del vincitore, è invece riconoscibilissimo quello dello sconfitto di turno: Silvio Berlusconi. Uno che, dopo europee e regionali, avrebbe dovuto traghettare il centro-destra verso l’ennesima vittoria. Invece ha perso. E pure male. Al punto che sono in molti ad augurarsi che questo sia il suo funerale politico. Anche se dimenticano che le sue vittorie più importanti il Cavaliere le ha costruite nel 1996 e nel 2006, quando tutto, per lui, sembrava finito. Proprio come oggi.