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Pisapia /1
Di Lorenzo Schoepflin - 30/05/2011 - Politica - 1425 visite - 0 commenti
Bene, Milano ha scelto il suo sindaco. Eccolo. (da Avvenire del 26 maggio). La tutela della vita umana fino alla morte naturale è un tema sul quale le amministrazioni locali possono fare poco? Votare un candidato piuttosto che un altro è indifferente se si parla di testamento biologico ed eutanasia? Non sembrano pensarla così i radicali, che da molto ormai portano avanti, assieme all’associazione Luca Coscioni e a tutte le altre realtà che orbitano intorno al mondo di Pannella&co, iniziative propagandistiche a favore dei registri comunali del testamento biologico. A Milano la campagna elettorale della lista Bonino-Pannella, che sostiene Pisapia, ha trovato nella spinta verso l’approvazione di tale registro un tema cardine. Ad aprile, in piazza Duomo, c’erano tutti i big radicali: Emma Bonino, Marco Pannella, Marco Cappato (segretario della Coscioni), Mina Welby, Silvio Viale (consigliere di Exit Italia), Maria Antonietta Farina Coscioni. Cappato, candidato capolista che durante il comizio urlò contro «gli accattoni dell’8 per mille» e di recente ha promosso la campagna milanese di affissioni pro-eutanasia, entrerebbe in consiglio comunale in caso di vittoria di Pisapia. Se si considerano le idee che il candidato di centrosinistra ha manifestato nei suoi anni in Parlamento difficilmente i radicali non approfitteranno della sua eventuale vittoria. Anno 2002, proposta di legge 2974, primo firmatario proprio il deputato Pisapia (Rifondazione comunista), titolo: «Disposizioni in materia di legalizzazione dell’eutanasia». Un testo che non lascia spazio a dubbi: «Nel caso di malattia terminale o di malattia gravemente invalidante, irreversibile, e con prognosi infausta» – vi si legge – i pazienti hanno diritto di «scegliere le modalità della propria morte e di chiedere l’assistenza di un medico per porre termine alla propria esistenza». Nella legge si parlava anche di «dichiarazione di volontà» vincolante e valida anche qualora il soggetto interessato si fosse trovato nella situazione di incapacità temporanea o permanente. Quello del 2002 fu il secondo tentativo: Pisapia aveva già firmato il progetto di legge 7338 sulle «Disposizioni in materia di interruzione volontaria della sopravvivenza», risalente al 2000. Il tenore del testo era il medesimo: si parlava del «diritto di scegliere di interrompere volontariamente la propria sopravvivenza» per malati terminali o con prognosi negativa. In entrambi i casi, l’intento dichiarato era quello di modificare il Codice penale agli articoli 579 e 580 riguardanti l’omicidio del consenziente e l’istigazione al suicidio: il medico che si fosse attenuto alle nuove leggi ovviamente non sarebbe stato incriminato. Uscendo dai confini milanesi, sono ormai numerosi i Comuni dove sindaco e giunta hanno promosso un registro dei testamenti biologici. La mappa presente sul sito della Coscioni si arricchisce di località: atti dal valore legale nullo, ma che da un punto di vista propagandistico hanno un impatto notevole. Cagliari si è dotata del registro nel settembre 2009, il novembre successivo a Genova ha aperto lo sportello di raccolta dei testamenti, nel febbraio 2010 la giunta di Firenze ha varato il registro comunale, nello scorso marzo è la volta di Torino. Sono questi solo i casi principali, a cui si aggiungono due municipi di Roma, poi Livorno, Arezzo, Piacenza, Reggio Emilia e molti altri. A Napoli, se dovesse vincere De Magistris, la strada sembra segnata. «Sostengo il biotestamento, come autodeterminazione dell’individuo in merito alla propria salute e vita, anche da cristiano», ha dichiarato il candidato dell’Idv. Sempre da un punto di vista simbolico, sono molte le città in cui si è proposto, con alterne fortune, di conferire la cittadinanza onoraria a Beppino Englaro. E, a proposito della morte di Eluana avvenuta nella clinica La Quiete di Udine, non va dimenticato il ruolo che recitarono gli amministratori locali. Furio Honsell e Renzo Tondo, rispettivamente sindaco di Udine e governatore del Friuli, in più di un’occasione manifestarono il proprio sostegno al padre di Eluana. E fu il sindaco a rendere disponibile la «Quiete», struttura comunale, dove Eluana fu "terminata". Sì, anche i sindaci decidono sulla morte.
 
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