Bene, Milano ha scelto il suo sindaco. Eccolo. (da Avvenire del 26 maggio). La tutela della
vita umana
fino alla
morte
naturale è
un tema sul
quale le
amministrazioni locali possono
fare poco? Votare un candidato
piuttosto che un altro è
indifferente se si parla di
testamento biologico ed
eutanasia? Non sembrano pensarla
così i radicali, che da molto ormai
portano avanti, assieme
all’associazione Luca Coscioni e a
tutte le altre realtà che orbitano
intorno al mondo di Pannella&co,
iniziative propagandistiche a
favore dei registri comunali del
testamento biologico. A Milano la
campagna elettorale della lista
Bonino-Pannella, che sostiene
Pisapia, ha trovato nella spinta
verso l’approvazione di tale
registro un tema cardine. Ad aprile,
in piazza Duomo, c’erano tutti i
big radicali: Emma Bonino, Marco
Pannella, Marco Cappato
(segretario della Coscioni), Mina
Welby, Silvio Viale (consigliere di
Exit Italia), Maria Antonietta
Farina Coscioni. Cappato,
candidato capolista che durante il
comizio urlò contro «gli accattoni
dell’8 per mille» e di recente ha
promosso la campagna milanese
di affissioni pro-eutanasia,
entrerebbe in consiglio comunale
in caso di vittoria di Pisapia. Se si considerano le idee che il
candidato di centrosinistra ha
manifestato nei suoi anni in
Parlamento difficilmente i radicali
non approfitteranno della sua
eventuale vittoria. Anno 2002,
proposta di legge 2974, primo
firmatario proprio il deputato
Pisapia (Rifondazione comunista),
titolo: «Disposizioni in materia di
legalizzazione dell’eutanasia». Un
testo che non lascia spazio a
dubbi: «Nel caso di malattia
terminale o di malattia gravemente
invalidante, irreversibile, e con
prognosi infausta» – vi si legge – i
pazienti hanno diritto di «scegliere
le modalità della propria morte e
di chiedere l’assistenza di un
medico per porre termine alla
propria esistenza». Nella legge si
parlava anche di «dichiarazione di
volontà» vincolante e valida anche
qualora il soggetto interessato si
fosse trovato nella situazione di
incapacità temporanea o
permanente. Quello del 2002 fu il
secondo tentativo: Pisapia aveva
già firmato il progetto di legge
7338 sulle «Disposizioni in
materia di interruzione volontaria della sopravvivenza», risalente al
2000. Il tenore del testo era il
medesimo: si parlava del «diritto
di scegliere di interrompere
volontariamente la propria
sopravvivenza» per malati
terminali o con prognosi negativa.
In entrambi i casi, l’intento
dichiarato era quello di modificare
il Codice penale agli articoli 579 e
580 riguardanti l’omicidio del
consenziente e l’istigazione al
suicidio: il medico che si fosse
attenuto alle nuove leggi
ovviamente non sarebbe stato
incriminato. Uscendo dai confini milanesi,
sono ormai numerosi i
Comuni dove sindaco e giunta
hanno promosso un registro dei
testamenti biologici. La mappa
presente sul sito della Coscioni si
arricchisce di località: atti dal
valore legale nullo, ma che da un
punto di vista propagandistico
hanno un impatto notevole.
Cagliari si è dotata del registro nel
settembre 2009, il novembre
successivo a Genova ha aperto lo
sportello di raccolta dei testamenti,
nel febbraio 2010 la giunta di
Firenze ha varato il registro
comunale, nello scorso marzo è la
volta di Torino. Sono questi solo i
casi principali, a cui si aggiungono
due municipi di Roma, poi
Livorno, Arezzo, Piacenza, Reggio Emilia e molti altri. A Napoli, se
dovesse vincere De Magistris, la
strada sembra segnata. «Sostengo il
biotestamento, come
autodeterminazione dell’individuo
in merito alla propria salute e vita,
anche da cristiano», ha dichiarato
il candidato dell’Idv.
Sempre da un punto di vista
simbolico, sono molte le città
in cui si è proposto, con alterne
fortune, di conferire la
cittadinanza onoraria a Beppino
Englaro. E, a proposito della morte
di Eluana avvenuta nella clinica La
Quiete di Udine, non va
dimenticato il ruolo che recitarono
gli amministratori locali. Furio
Honsell e Renzo Tondo,
rispettivamente sindaco di Udine e
governatore del Friuli, in più di
un’occasione manifestarono il
proprio sostegno al padre di
Eluana. E fu il sindaco a rendere
disponibile la «Quiete», struttura
comunale, dove Eluana fu
"terminata". Sì, anche i sindaci
decidono sulla morte.
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