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Mons Pozzo spiega l'istruzione sul Motu Proprio Univerase Ecclesiae
Di Rassegna Stampa - 14/05/2011 - Religione - 986 visite - 0 commenti

Il Segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei ha svolto al terzo convegno sul motu proprio Summorum Pontificum la relazione più attesa, poiché suo è il compito di spiegare all'uditorio la freschissima Istruzione Universae Ecclesiae sul motu proprio pubblicata appena ieri.

Gli antecedenti di questa Istruzione, ha spiegato, sono le relazioni e i resoconti inviati dall'episcopato mondiale dopo i tre anni dall'entrata in vigore del motu proprio. Da essi, e anche dalle comunicazioni dei gruppi interessati, si evince che il motu proprio ha già prodotto fruttuosi effetti.

Certamente, ha aggiunto, in modo ineguale tra varie chiese locali. Sarebbe inoltre ingenuo negare che ancora esistono resistenze e ostilità sia da parte del clero che dei vescovi. Ma la reticenza dev'essere dissipata proprio dalla precisa osservanza delle disposizioni pontificie, che invitano a riconoscere da una parte la liturgia riformata, depurata da abusi, malintesi e grossolani travisamenti, e dall'altra la grandezza della viva Tradizione della Chiesa. Scopo della Istruzione Universae Ecclesiae è di far applicare il Summorum Pontificum .

Non c'è dubbio che oggi è in gioco addirittura la Fede, che in vaste zone della terra è in pericolo di spegnersi come una fiamma non alimentata, come ha deplorato il Papa nella lettera ai vescovi per la revoca della scomunica ai 4 vescovi della FSSPX. La priorità è quindi riportare le genti a Dio; non a qualsiasi dio, ma a quel Dio che ha parlato a Mosé sul Sinai, e si è incarnato nel seno di Maria. Ora, chi si oppone alla liturgia antica, non svolge attività pastorale che va nel senso dovuto ed anzi nega di fatto la continuità della Chiesa.

L'Istruzione ora chiarisce ulteriormente che il motu proprio è legge per tutta la Chiesa, per giunta speciale, ossia che (n. 28) deroga alle norme incompatibili emanate dal 1962 in avanti. Il motu proprio non è quindi un indulto o una concessione, ma un provvedimento fondamentale e generale sulla liturgia.

L'Istruzione Universae Ecclesiae ricorda al n. 8 che il motu proprio vuole concedere a TUTTI i fedeli il tesoro della liturgia antica, non a gruppi specifici o 'nostalgici', come ancora si sente dire in certi ambienti.

Il motu proprio va inteso in senso favorevole ai fedeli legati alla liturgia antica. Ai vescovi sta il compito di favorire queste legittime aspirazioni, evitando la marginalizzazione dei fedeli tradizionali, i quali peraltro devono evitare forme di contestazione della nuova liturgia. La Commissione Ecclesia Dei riceve piena competenza per dirimere le controversie. Sono anche precisate le competenze degli ordinari diocesani, che devono vigilare affinché tutto si svolga nella serenità, ma sempre nella mente del romano pontefice, come espressa dal motu proprio. Ci sono anche i diritti e i doveri dei fedeli laici.

Un coetus fidelium è stabile se alcune persone si sono riunite, anche dopo il motu proprio (togliendo quindi l'argomento ostile che dovesse trattarsi di gruppo preesistente) e può costituirsi tra fedeli anche di diverse parrocchie o perfino diocesi. Non è stabilito un numero; ma d'altronde anche per celebrazioni ordinarie accade che i fedeli presenti siano pochi.

Per i sacerdoti, si richiede una conoscenza basica della lingua latina: non un esperto latinista. A questo proposito, si stabilisce che in seminario devesi insegnare il latino, come d'altronde imponeva il documento conciliare Optatam totius: che chi si appella al Concilio, cominci ad applicare davvero (e in tutto)!

Sulle ordinazioni, di cui il motu proprio non parlava, l'Istruzione ha ritenuto di intervenire con una precisazione: su richiesta di alcuni presuli che temevano vie parallele e non armonizzate nella formazione sacerdotale, viene stabilito che gli ordini minori e l'ordinazione secondo l'antico rito sia applicata sono negli istituti Ecclesia Dei.

 E' anche precisato che solo con il diaconato si assume lo stato clericale. L'Istruzione ha un compito circoscritto, data anche la natura solo applicativa di tale documento. E' comunque uno strumento affidato in primis alla responsabilità di vescovi e sacerdoti, con animo di carità e sollecitudine pastorale. Ma al tempo stesso, è uno strumento al servizio della celebrazione del Culto divino. Il motu proprio non è un passo indietro, ma guarda al futuro della Chiesa, che non potrà mai rinnegare le proprie radici, così come non potrà mai chiudersi ad un rinnovamento ancorato nella Tradizione della Chiesa. di Enrico da: messainlatino.it

 
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