S. Agostino (Tagaste 354 – Ippona, 430) è considerato come uno dei più grandi Padri della Chiesa. Oltre che per il suo esemplare cammino di ricerca della fede e per aver vissuto nel concreto la sua stessa affermazione per cui “il nostro cuore non ha pace fino a che non riposi in Te […], o Signore” (
Confessiones, libro I), il celebre vescovo d’Ippona è ricordato per la sua sterminata produzione letteraria. Agostino, alla sua morte, aveva composto almeno 1030 scritti e, secondo le parole dello studioso G. B. Conte, “[…] è il più ricco e originale dei pensatori latini, e al tempo stesso uno scrittore elegantissimo, che sa dare alle sue profonde elaborazioni da un lato una chiarezza ammirevole, dall’altro un’efficacia emotiva che fa capire al lettore di trovarsi dinanzi a idee di una portata poderosa. Le sue teorie hanno dominato gran parte del Medioevo, anzi si può dire che ne siano state all’origine […]” (G. B. Conte,
Il libro della letteratura latina, Le Monnier, Firenze, 2000, p. 880).
Il testo di S. Agostino più noto e citato sono le
Confessiones.
Questo scritto, composto di tredici libri, suscitò scalpore tra i contemporanei del Padre della Chiesa, in quanto costituisce una delle prime testimonianze del genere autobiografico – almeno nei primi nove libri, che narrano vari episodi significativi della vita del santo; gli ultimi quattro, invece, sono più speculativi e teologici – e raggiunge un livello di introspezione psicologica mai raggiunto fino ad allora.
Anche per i lettori moderni delle
Confessiones, il grado di discernimento del proprio spirito che S. Agostino dimostra in alcuni passi dei suoi libri è fonte di ammirazione. Così come non è possibile non accorgersi e gioire dello stretto rapporto di fiducia e amicizia che il santo prova nei confronti di Dio, cui si rivolge con frasi piene di amore.
I temi trattati dal santo africano originario di Tagaste nel dipanarsi dei tredici libri delle
Confessiones sono i più disparati ed interessano avvenimenti accaduti dall’infanzia di Agostino, fino alla sua conversione. Ecco quindi che nei primi libri le riflessioni sono inerenti l’educazione, lo studio, “l’inquieto mal di giovinezza”, l’amore, la passione… mentre poi si evolvono ed approfondiscono, andando a toccare tematiche più strettamente religiose, quali il manicheismo, l’anima, la caducità dei beni terreni, il rapporto con Sant’Ambrogio e con la madre Monica, eccetera.
L’apice viene raggiunto da S. Agostino nel libro VIII, quello narrante la sua conversione. Nel quarto capitolo si legge, infatti:
“Ebbene Signore, su, risvegliaci e richiamaci: accendi, rapisci, infiamma, raddolcisci i nostri cuori: e noi amiamo, corriamo!” (
Confessiones, libro VIII). Perché
“[…] infelice è sempre l’anima avviluppata dall’amore delle cose mortali” (
Confessiones, libro IV), mentre Dio, che tutto di noi sa e che ci ama immensamente, va
“[…] tanto oltre le nostre richieste e la nostra visuale” (
Confessiones, libro VIII) e ci dona la speranza della vita eterna e la felicità più vera e piena.
Affidandosi a Dio, prosegue il Padre della Chiesa, se ne trae solo giovamento, in quando Egli ha preparato per gli uomini
“il farmaco della fede” e lo ha sparso
“[…] sulle malattie di tutta la terra, dotato di potente efficacia” (
Confessiones, libro VI).
Per godere di tutto questo, però, è necessario essere
“[…] bambini nella malizia per diventare perfetti nella mente” (
Confessiones, libro XIII) e sperare in Dio e pregare.
“Loderanno il Signore coloro che lo cercano. Cercandolo, infatti, lo troveranno, e, trovatolo, lo loderanno” (
Confessiones, libro I).
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