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Non avevo fatto in tempo a definire “ipocrita” la posizione dell'Italia nei confronti della guerra di Libia, che il governo (ma forse, almeno per il momento è più esatto dire il presidente del Consiglio in proprio) si è affrettato a correggere l'ipocrisia, ma lo ha fatto nel peggiore dei modi, autorizzando la partecipazione italiana ai bombardamenti finora effettuati dai “volonterosi” primi della classe.
Nemmeno si è rinunciato del tutto all'ipocrisia, perché Berlusconi ha aggiunto che vengono autorizzati solo bombardamenti di obiettivi militari con razzi di chirurgica previsione in modo da evitare vittime civili. Ora, dal momento che finora gli aerei dei volonterosi di vittime civile ne hanno causate non poche (come ha testimoniato anche il vescovo cattolico di Tripoli), i casi sono due: o il nostro governo ritiene che i nostri aerei e i nostri razzi siano più perfezionati di quelli degli alleati oppure è convinto che questi ultimi (da sempre più cattivi degli italiani “brava gente”) bombardino volontariamente anche obiettivi civili.
A questo punto non si può non condividere l'opposizione della Lega e, personalmente, di Bossi ad una decisione che, oltre tutto, indica una evidente subalternità dell'Italia alla Francia (Bossi si è spinto fino a dichiarare che così siamo diventati “una colonia francese” e che abbiamo accettato una subalternità che comporterà per noi esiti disastrosi anche per quanto riguarda il fenomeno immigratorio) anche se purtroppo è probabile che la Lega finisca col piegarsi al ricatto della crisi di governo e della conseguente rinuncia al compimento del programma federalista.
In realtà a essere disastroso per l'Italia è stato l'intero colloquio romano fra Berlusconi e Sarkozy, caratterizzato da una totale calata di brache del primo nei confronti del secondo. Il nostro presidente del Consiglio, sempre debolino in politica estera, ma mai a questi livelli, ha cominciato col dichiarare che la Francia fa per il fenomeno migratorio cinque volte più dell'Italia, dimenticando le differenze interne ed esterne dei due paesi conseguenti anche al ben diverso passato coloniale della Francia.
Non basta, perché l'incontro era stato programmato, auspice il ministro dell'Interno Maroni, soprattutto per convincere la Francia a rispettare gli obblighi derivanti dal Trattato di Schengen e, quindi, a non opporre ostacoli .al riconoscimento dei permessi temporanei di soggiorno concessi dal nostro governo ai tunisini e si è, invece, concluso con un auspicio ad una modifica della normativa in senso restrittivo. Quindi di maggiore chiusura delle frontiere.
Appunto quanto pretende la Francia e non può giovare all'Italia, dal momento che gli sbarchi a Lampedusa e in Sicilia non avvengono all'insegna di Schengen e (per fortuna) non c'è barba di restrizione che possa autorizzarci a sparare sui barconi dei migranti. Non basta. La giornata romana, fra l'altro in contemporanea all'Opa su Parmalat lanciata dalla francese Lactalis, che intende assixcurarsi oltre il 70% delle azioni, ha posto fine anche a tutti i progetti di difesa dell'industria nazionale. In un impeto d'ossequio verso il collega francese Berlusconi si è affrettato a dichiarare “non ostile” l'Opa e ad auspicare la formazione di grandi aziende italo-francesi, dove è fin troppo chiaro chi vi avrebbe la prevalenza.
Esattamente come in Parmalat. Come non condividere il titolo a tutta pagina della Padania "Berlusconi si inginocchia davanti a Parigi" e convenire con Bossi, che “non è dicendo sempre sì che si acquisisce peso internazionale"? Forse per Berlusconi, probabilmente minato dai troppi attacchi di cui viene fatto oggetto tanto in Italia quanto all'estero, è giunta l'ora di passare la mano, e senza forse è auspicabile che quanto meno sulla guerra si apra un dibattito parlamentare che, se non altro, consenta anche agli elettori di individuare, una volta per tutte, i partiti guerrafondai (La voce della Romagna)
ps a cura della redazione: stupisce la posizione ultra-intransigente pro guerra del presidente Napolitano, che ha dichiarato che si deve stare sempre e dovunque con chi lotta per la libertà. Stupisce perchè proviene da chi si è schiarato in passato per i carri armati sovietici, senza mai prendere le distanze dal comunismo e dal PCI, cui ha aderito sino alla fine e cui deve il suo ruolo odierno. Come non ricordarlo ancora negli anni Settanta, ospite onoranto e onorante del dittatore rumeno Ceaucescu e similia?