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Lo strano caso dell'evoluzione "casuale"
Di Enzo Pennetta - 25/04/2011 - Darwinismo - 1730 visite - 0 commenti






L’uomo non è un “prodotto casuale dell’evoluzione” ribadisce Benedetto XVI nell’omelia della Veglia Pasquale 2011, e subito qualche emulo dello scienziato ateologo Richard Dawkins si affretta a dire che il Papa è male informato, che nessuno ha mai detto che l’evoluzione è un processo casuale.

E adesso chi glielo dice al premio Nobel Jacques Monod che il suo best seller “Il caso e la necessità” che dal 1970 difende le ragioni del neodarwinismo è un titolo sbagliato? Chi glielo dice a Monod che lui, un premio Nobel per la medicina, non ha capito nulla di evoluzione? Ovviamente nessuno può dirglielo anche perché nel frattempo Monod non è più tra noi e questo ci priva della possibilità di far spiegare a Dawkins & C. che l’evoluzione darwiniana è proprio un processo governato dal caso. Ma per fortuna abbiamo il libro di Monod sul quale, a proposito dell'evoluzione, leggiamo: “Da un gioco completamente cieco, tutto può derivare…”.

Ma Monod era uno scienziato di un certo livello, se da lui passiamo al citato ateologo Richard Dawkins, troviamo invece dei giochi di parole che cercano di dimostrare che l’evoluzione darwiniana in realtà non è governata dal caso, possiamo infatti trovare in “L’illusione di Dio” la seguente affermazione: “solo chi non capisce la cosa più importante della selezione naturale crede che sia una teoria del caso fortuito, mentre è esattamente l’opposto”.


Ma perché secondo Dawkins la selezione naturale non sarebbe una teoria governata dal caso? Il nostro risponde che se è vero che il caso genera le mutazioni, sarà la selezione a determinare quali di esse si affermeranno e quindi il risultato finale è determinato dall’ambiente che seleziona. Ma il nostro Dawkins afferma anche che il nostro Universo, e quindi l’ambiente in cui avviene la selezione, in realtà è solo uno degli innumerevoli esistenti, infatti egli è anche un sostenitore della teoria del Multiverso, come affermato sempre in L’illusione di Dio, cioè dell’esistenza di un’infinità di universi ciascuno con “una pletora di serie alternative di leggi locali”.

Ma se la selezione agisce su delle mutazioni casuali mediante leggi casuali di uno degli infiniti universi alternativi, il ruolo del caso lungi dall’essere ridimensionato in realtà raddoppia! Per fare un paragone, secondo Dawkins e i suoi seguaci quindi il fatto di vincere al Superenalotto non sarebbe un frutto cieco del caso, infatti, secondo la loro logica, se è vero che i numeri vengono giocati a caso, la vincita dipende dai numeri che verranno indicati come vincenti, trascurando il fatto che sono stati estratti a caso anch’essi!

Questi sono dunque gli argomenti di chi sostiene le idee di Dawkins, argomenti che vorrebbero convincerci che una vincita al lotto non dipende dal caso fortuito ma “è esattamente l’opposto”. Chiunque condivida questi ragionamenti potrà seguire il metodo sperimentale: provi a giocare al Superenalotto e convincersi che la vincita è “esattamente l’opposto” di un evento casuale. Buona fortuna.


P.S. Se qualche seguace delle idee di R. Dawkins volesse intervenire dovrebbe prima gentilmente rispondere alla proposta già formulata su questo sito e sempre valida: http://www.libertaepersona.org/dblog/articolo.asp?articolo=2224
 
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