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Habemus Papam: sì o no?
Di Giulia Tanel - 19/04/2011 - Cinema - 1567 visite - 0 commenti
Il nuovo film di Nanni Moretti, Habemus Papam, sta suscitando un forte dibattito, come sempre quando un artista ateo o agnostico si avventura a parlare di tematiche inerenti la Chiesa e la Fede.
Dispiace vedere che anche questa volta il mondo cattolico si sia diviso nel giudizio sul film di Moretti. Vi è chi, come Daniele Venturi (presidente nazionale dell’Associazione Papaboys) e Salvatore Izzo, si è scagliato sul film proponendo di sabotarlo al botteghino; e nel contempo vi sono altrettante personalità del mondo cattolico – quali, solo per citarne un paio, Vittorio Messori e padre Fantuzzi – che non hanno bollato il film di Moretti come “anti-cattolico” e “offensivo”, bensì si sono limitati a constatare che Habemus Papam è un film simpatico e rispettoso, dove la Fede non è la protagonista principale, in linea con la condizione di ateo vissuta dal regista Moretti. Personalmente, ritengo che questa seconda posizione corrisponda meglio alla realtà.

Habemus Papam si apre con le immagini del funerale di Giovanni Paolo II, per poi soffermarsi a descrivere il Conclave. Le scene girate durante le votazioni per l’elezioni del nuovo pontefice, che descrivono una situazione che tutti noi abbiamo solo potuto immaginare, sono volte essenzialmente a mettere in luce gli stati d’animo dei vari cardinali che vi prendono parte. Tutti, infatti, nel loro intimo si rivolgono a Dio, pregando: “Non io, per favore, fa che non sia scelto io”…
Finalmente, dopo molte votazioni, viene eletto l’anziano cardinale Melville (Michel Piccoli), il quale risponde affermativamente alla domanda con la quale gli viene chiesto se accetta di essere il nuovo pontefice. Al momento dell’annuncio ad una piazza San Pietro gremita di gente, però, il papa neo-eletto non riesce a reggere di fronte alla responsabilità che ha assunto su di sé e si ritira a pregare all’interno della Cappella Sistina, lasciando tutto il mondo in uno stato di febbrile attesa. La situazione è quanto mai fantomatica: c’è stata la fumata bianca, ma per giorni dal balcone del Vaticano non si affaccia nessuno. La perplessità domina, i giornalisti cercano di captare ogni minimo dettaglio, le stesse gerarchie ecclesiastiche non sanno più come muoversi…
Intanto, nell’animo di Melville si è creato il vuoto: non ricorda più nulla e non sa cosa fare; l’unica cosa di cui pare consapevole è che non si sente la persona adatta per sostenere l’impegnativo compito di essere pastore della Chiesa di Dio.
Per aiutarlo a superare questo momento di debolezza, in Vaticano decidono di rivolgersi ad uno psicanalista (Nanni Moretti), specificando però molto bene, per bocca di un cardinale italiano, quale sia il giudizio scettico della Chiesa in materia. Inutile dire che neanche questo stratagemma porta i frutti sperati. Il cardinale Melville rimane preda dei dubbi e delle incertezze per giorni, e con lui il mondo intero.
Infine, dopo essersi forse dilungato anche una ventina di minuti di troppo, il film volge al termine. Dopo giorni di attesa, Melville si affaccia al balcone e annuncia ai fedeli di tutto il mondo, comprensibilmente stupiti, che non si sente degno di essere la guida del popolo cristiano. Detto ciò si ritira, chiedendo a tutti di pregare per lui e per la sua anima.

Habemus Papam ha il grande pregio di mostrare il lato umano dei religiosi: i loro punti di forza, i loro vizi, le loro paure, i loro tentennamenti, il loro modo di divertirsi… e lo fa in modo simpatico e rispettoso, senza accusare o dissacrare nessuno e, anzi, suscitando pure qualche benevola risata. Inoltre, le idee della Chiesa su determinati temi (Darwin, la psicoanalisi, e altro) vengono definite in modo chiaro, per non lasciare spazio a fraintendimenti. 
E' innegabile, però, come nel film non venga data una risposta soddisfacente in materia di fede: perché il papa neo-eletto non si fida (e affida) di Dio e del Suo aiuto? Qual è il ruolo dello Spirito Santo nell’elezione di un Pontefice? Ma, in definitiva, non sono queste le risposte che devono essere ricercate in un film di un regista ateo: sarebbe veramente pretendere troppo.
 
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