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Non doveva finire così ma era prevedibile. Mentre infuria “l’intervento umanitario” nelle terre libiche l’onda dei clandestini si infrange senza sosta sulle coste di Pantelleria. E’ un vero e proprio assalto al suolo italiano.
Migliaia di uomini sbarcano di continuo, migliaia di sconosciuti, senza nome, senza arte né parte, chiedono anzi pretendono di essere accuditi, curati e sfamati dall’Italia. Non li vuole Malta che pure è membro dell’Unione Europea. Non li vuole la Grecia che già negli anni ‘90 affondò le imbarcazioni dei profughi albanesi. Non li vuole la Germania che è stanca. Non li vuole la Spagna che si sta dibattendo in una crisi paragonabile alla nostra. Non li vuole la Francia che li respinge a forza oltre il confine spostando l’emergenza sulla nostra Ventimiglia. Non li prendono certo gli Stati Uniti che tanto stanno dall’altra parte del mondo e di spazio ne avrebbero. Nessuno vuole questa gente.
Siamo rimasti solo noi: avanti c’è posto ! Eppure è dagli anni ’90 che molti arrivano sul territorio italiano illegalmente: albanesi, rumeni, russi, nordafricani, asiatici e una decina di altre etnie comprese le popolazioni cosiddette nomadi. Servono agli imprenditori, dicevano. Infatti le aziende italiane de localizzano gli impianti preferendo investire all’estero e la disoccupazione giovanile in alcune nostre regioni sfiora il 30%. Con il loro lavoro ci pagheranno le pensioni, dicevano. Infatti si va in pensione sempre più tardi e con sempre meno soldi. Porteranno ricchezza al nostro Paese. Infatti abbiamo il debito pubblico più elevato d’Europa. I loro figli contribuiranno alla crescita demografica di questo Paese di vecchi.
E qui non posso dare torto a chi diceva così perché in effetti gli italiani sono sempre di meno. Una cosa è certa, così non si può andare avanti. Gli abitanti dell’isola di Pantelleria, sperduto avamposto italico nel mezzo del canale di Sicilia, sopraffatti di numero e abbandonati al loro destino tra l’indifferenza della comunità internazionale e l’incapacità del nostro governo di difendere il suolo italiano, sono ormai allo stremo. Ma non sono i soli, il malcontento aumenta e dilaga in tutto il Paese. Da troppi anni noi siamo la porta, sguarnita e spalancata, di accesso all’Europa e alle sue ricchezze.
Da “Ventre Molle della NATO” ai tempi della guerra fredda a “Madre Benevola” di oggi, non è cambiato nulla. Ora come allora, o forse ora più di allora non abbiamo le risorse, non abbiamo le capacità, ci manca il buon senso, ci manca il coraggio del buon governo, siamo animati da un perverso senso di solidarietà e da vecchi rimorsi colonialisti, il tutto condito da manie di grandezza e voglia di protagonismo sulla scena europea. Francia, Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti ci elogiano pubblicamente ma altrettanto pubblicamente ci escludono da ogni decisione strategica. Gli onori a loro, gli oneri a noi. Ancora non abbiamo capito o facciamo finta di non capire. Avanti c’è posto ! Tanto il capolinea è vicino !
Lettera di Dario Donatini, al Trentino di oggi